Slan Hunter
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Avvicinandosi, Jommy vide lievi linee e scarabocchi, diagrammi e simboli che avrebbero potuto essere ombre di lettere incise nella carta. «Inchiostro a reazione termica. Il calore dell'incendio deve averlo attivato.»
«Sono solo cose incomprensibili. Sei in grado di decifrarle?»
«Se mio padre ha creato il codice, sono in grado di tradurlo. Forse ci vorrà soltanto un po' di tempo.»
«E di aiuto» soggiunse Kathleen «che ti dò volentieri.»
Jommy prese gli altri taccuini, scaldò con cautela alcune pagine sopra una piccola fiamma e vide che in effetti molte pagine recavano dei messaggi secondari. Messaggi per lui. I taccuini di Peter Cross erano già così pieni di particolari inaspettati e incredibili rivelazioni che Jommy non avrebbe mai pensato di cercare ulteriori informazioni.
Ma le informazioni che trovò tra le righe erano ancor più sbalorditive.
Jommy e Kathleen lavorarono sodo per ore, trascrivendo i simboli su fogli puliti. Jommy tracciò dei grafici per decodificare i messaggi, mentre Kathleen li esaminava attentamente ricordando l'intensa istruzione ricevuta grazie a Kier Gray nel grande palazzo. Allora molti detrattori si erano la-mentati dello spreco di tempo e di energia nel far studiare una ragazza slan che era destinata a essere giustiziata quando avesse compiuto undici anni.
Ma il presidente Gray aveva insistito. Kathleen sapeva parecchie cose riguardo alla cifratura e ai messaggi segreti, più di quanto immaginasse chi lavorava nel palazzo.
Jommy alla fine scoprì un collegamento: uno dei simboli indicava una lettera nel nome di sua madre, un'altra nel nome di Jommy. A quel punto possedevano la chiave di una parte dell'alfabeto e, traducendo un po' alla volta, acquistarono velocità trovando parole incomplete e riempiendo gli spazi vuoti. Jommy e Kathleen decifrarono energici il codice, sorridendo entrambi, agitando le antenne slan mentre condividevano l'emozione tele-patica. Alla fine estrassero il vero messaggio che Peter Cross aveva nascosto nei taccuini.
Jommy lesse le righe di testo, non osando quasi respirare. «Sono indicazioni per il laboratorio principale di mio padre. Una importante base slan contenente tecnologia molto più avanzata di quello che io ho inventato finora. È là che mio padre ha realizzato la sua più grande opera.»
«I diagrammi sono una mappa, e questi numeri sono coordinate geogra-fiche.» Kathleen si piegò interessata oltre la spalla di Jommy, leggendo.
Jommy percepì la sua vicinanza, il lieve profumo di sapone della sua pelle, e sentì dentro di sé un calore intenso. Lei captò i pensieri di Jommy e gli posò le dita sulla spalla mentre leggeva. «Pare che si tratti della più grande miniera di conoscenze slan esistente al mondo. Guarda qui.» Indicò. «Tuo padre dice che racchiude macchine e fonti energetiche che risalgono addirittura all'epoca di Samuel Lann.»
«Forse è là che sono nascosti gli altri slan. Il loro aiuto ci servirebbe proprio. Quel luogo potrebbe essere la chiave!» Jommy la guardò, di colpo accigliato. «Ma adesso ho perso l'arma disintegratrice di mio padre, grazie a Petty. Mio padre me l'aveva lasciata. La considerava la sua arma migliore, la più pericolosa. Con i senzantenne che si stanno impadronendo della Terra, ci attende una lotta colossale. Avremo bisogno di ogni vantaggio possibile.»
«Non puoi costruirne un'altra? Ti aiuterò...»
«Quella tecnologia è troppo avanzata perfino per me, e mio padre non ha lasciato nessun disegno. Considerava l'arma troppo letale e voleva affidarla solo a suo figlio. Avrebbe potuto rappresentare un vantaggio fondamentale per noi.» Jommy le strinse la mano.
«No, Jommy. Noi stessi siamo il vantaggio più grande. Il disintegratore è andato distrutto col palazzo. Dovrai imparare a farne a meno.»
Jommy trattenne il respiro, colpito da un'idea improvvisa. «Non necessariamente. Ho dotato l'arma di una piastrina di localizzazione.» Indicò l'ar-madio metallico contro la parete. «Posso modificare una di queste apparecchiature per captare il segnale. Potrei rintracciare facilmente il disintegratore, anche se è sepolto sotto le macerie del palazzo. Se lo troverò, potremo resistere... e riprenderci il mondo.»
Kathleen lo guardò perplessa, non capendo bene cosa volesse dire. Le sue antenne ondeggiarono nell'aria.
«Torno in città. Intendo recuperare il disintegratore, a qualsiasi costo.»
22
Le ultime registrazioni riguardanti Samuel Lann erano un miscuglio di servizi e notizie. Desiderosa di saperne di più, di sapere tutto, Anthea visionò il resto del materiale, recependo anche i particolari orripilanti.
Un filmato strombazzava che il pericoloso dottor Lann si era sottratto al-lo stato d'arresto e agli interrogatori fuggendo. Un uomo tarchiato dall'aria furente disse al reporter: "Le nostre norme di sicurezza sono rigide, ma i mutanti di Lann possiedono delle capacità contro cui noi siamo privi di difese. Per me è chiaro che i figli corrotti di Lann sono coinvolti nell'evasione. Hanno alterato le nostre menti, ci hanno ipnotizzato per poter liberare il loro padre." Il tono era di profonda indignazione.
"Questo dimostra due cose. Primo, indica che il dottor Lann è davvero colpevole di tutto ciò di cui lo sospettiamo. Se non avesse nulla da nascondere, come continua ad affermare, perché sarebbe fuggito? Secondo,"
l'uomo puntò il dito in direzione della telecamera, "dimostra che questi slan sono una minaccia autentica. Guardate cos'è successo qui! Con simili poteri mentali potrebbero entrare in qualunque casa, derubare le nostre famiglie, violentare le nostre mogli, rapire, o addirittura mutare, i nostri figli! Dovete aver paura di loro. Dovremmo avere tutti molta paura."
Il filmato successivo mostrava un grande edificio completamente avvolto dalle fiamme. Veicoli dei pompieri e gruppi di soldati circondavano il fabbricato ma non facevano nulla per spegnere l'incendio. Il personale di pronto intervento stava a guardare. Aspettavano, come predatori. Non sembrava fossero lì per aiutare.
Alla fine un uomo solitario si precipitò fuori dalla porta e si allontanò di corsa dal laboratorio incendiato. Aveva gli abiti in fiamme. Agitò le mani, urlando. Anthea riconobbe il dottor Lann. Invece di aiutarlo, però, i soldati alzarono i fucili e gli spararono sotto gli occhi del pubblico. Lann sussultò mentre una dozzina di proiettili lo colpivano in pieno petto. Poi stramazzò sul selciato.
"Non avvicinatevi!" gridò un comandante attraverso un megafono. "Potrebbe esserci ancora qualche pericolo." Il cordone rimase dov'era, mentre il fuoco imperversava nel laboratorio. Tutti si tennero a una decina di metri dal corpo del dottor Lann che stava ancora bruciando.
Guardando la registrazione, Anthea si sentì male.
"I suoi tre figli sono là dentro" tuonò il comandante. "Sono una minaccia più grande del dottore. Se escono, avete l'ordine di sparare per uccidere.
Non permettetegli di alterarvi la mente. Ricordate, stiamo parlando di slan.
Potrebbero ipnotizzarvi e costringervi ad aprire il fuoco contro un compagno. Non possiamo correre questo rischio. Gli slan sono un pericolo per l'umanità, devono essere annientati!"
Ma l'edificio del laboratorio continuò a essere divorato dalle fiamme. Il tetto crollò, caddero delle travi, ma nessuno uscì. Avendo visto cos'era successo al loro padre, Anthea non poteva biasimarli. Il figlio e le figlie del dottor Lann erano comunque spacciati.
La fragile registrazione su nastro sfarfallò e s'interruppe. Anthea avver-tiva l'agitazione del bambino che assorbiva la conoscenza. Percepì un mutamento nell'atmosfera della camera blindata dell'archivio, un ronzio che crebbe d'intensità. Prima che potesse chiedersi cosa fosse la strana sensazione di fondo, le riprese successive mostrarono lo stesso laboratorio di giorno. L'edificio era stato raso al suolo dall'incendio. Rimanevano soltanto qualche trave scheletrica e blocchi di calcestruzzo anneriti.
Addetti dalla faccia torva setacciavano le macerie. Avevano le guance sporche di fuliggine, gli occhi irritati dal fumo. Fecero rapporto al comandante. "Non ci sono altri corpi, signore. Abbiamo setacciato le ceneri. Il dottor Lann doveva essere l'unica persona all'interno dell'edificio."
"Com'è possibile? Sappiamo che i figli erano tutti là dentro. Ecco perché avevano trasf
ormato questo posto in una fortezza. Si sono barricati per impedirci di entrare."
"Comandante! Venga qua!" gridò un pompiere.
Il comandante raggiunse di corsa tre uomini che indossavano guanti e giacche isolanti e stavano spingendo da parte una trave maestra, scoprendo un portello di metallo fino a quel momento nascosto. "È una camera blindata? Sono rintanati là dentro?"
Uno dei pompieri rise beffardo. "Sarà stato come trovarsi in una pentola a pressione, là dentro. Può darsi che ci siano degli slan ben cotti all'interno."
Sbloccarono il portello, lo aprirono... e il comandante imprecò vedendo un tunnel che scendeva in una catacomba di passaggi. "Voi due... andate giù. Seguitelo! Controllate dove porta."
Gli scavatori si guardarono preoccupati. "Ma... e se gli slan ci distruggo-no il cervello?"
"Sparategli prima che possano farlo." Il comandante scosse la testa, so-spirando. "Dubito che li troverete. Gli slan si sono impegnati parecchio per costruire questa barricata. Non si saranno privati di una via di salvezza."
Alcuni istanti dopo gli uomini tornarono su, l'aria sconfitta ma stranamente sollevata. "Spiacente, comandante. Il tunnel conduce a diversi portelli per fuggire che si aprono direttamente sulle strade. Quei tre slan ormai hanno tagliato la corda da un pezzo."
Il comandante si mordicchiò un labbro. "Allora perché il dottor Lann non è fuggito con loro?" Si grattò la testa. "Dev'essersi sacrificato perché continuassimo a pensare che gli altri fossero all'interno. Ha guadagnato tempo per consentire ai suoi figli di scappare. Adesso pericolosi slan circo-lano liberi." I suoi occhi assunsero un'espressione imbambolata e spaventata. "Chissà cosa faranno, adesso?"
Il nastro terminò. Anthea ebbe uno strano presentimento, un brutto pre-sagio. Sebbene quegli eventi fossero avvenuti molti secoli addietro, le sembravano assolutamente reali.
Il bambino era inquieto, forse leggeva lo stato d'animo della madre. Anthea si rese conto che il ronzio fastidioso era diventato sempre più forte. Il segnale pareva provenire dalla parte posteriore della sua testa, risuonando-le nelle orecchie e facendole vibrare i denti. Eppure, quando si concentrò sul rumore e cercò di ascoltare attentamente, non riuscì a sentire nulla.
Anthea capì con un sussulto che non era un suono che l'orecchio umano potesse udire. Un segnale segreto? Si voltò, gli occhi spalancati, e guardò il bambino. Le sue antennine stavano ondeggiando, captando una trasmissione destinata solo agli slan... e passandola a lei.
Il bambino non poteva muoversi, ma le comunicava il proprio bisogno.
Anthea doveva seguire quel suono, scoprire cosa lo stesse producendo.
Guardò sugli scaffali delle apparecchiature, trovò gli strani e indecifrabili congegni che erano stati sequestrati e sigillati tanto tempo prima. Era sicura che la polizia segreta non avesse idea di cosa fossero quegli aggeggi.
Uno dei congegni riposti nella camera blindata si rivelò la fonte del ronzio lacerante. Era etichettato "Congegno slan sconosciuto per il controllo mentale Mai provato". Gli umani dovevano avere avuto troppa paura per giocarci.
Istintivamente, Anthea capì quali pulsanti del congegno rimasto a lungo inattivo dovesse premere. L'aggeggio ronzante cominciò a vibrarle tra le dita. Delle spie luminose si accesero, mentre le lancette degli indicatori si inclinarono segnando la massima intensità. Anthea vide formarsi un'immagine sfocata, ma non con i propri occhi. Era la faccia di un uomo, ma sembrava lontana, sembrava che le giungesse come pensiero, non visiva-mente. Era il suo bambino a trasmettergliela!
L'uomo che parlava assomigliava al dottor Lann, ma c'erano delle leggere differenze. Il figlio di Lann, probabilmente, uno dei primi slan. "Se stai ricevendo questo messaggio, allora so che sei uno slan. Per la nostra protezione, abbiamo sintonizzato questa registrazione Porgrave in modo tale che solo gli individui dotati di antenne possano riceverla. Quegli stupidi umani che ci hanno causato tanto danno e dolore non sapranno mai quante informazioni importantissime trasmettiamo proprio sotto il loro naso. Slan, ascoltatemi... dovete capire chi siete, conoscere il vostro destino, contribui-re a vendicare i crimini efferati che sono stati commessi contro la nostra nuova razza. Sarà una guerra.
"Non sappiamo come procederà la nostra lotta, se saremo o no vittoriosi, ma dobbiamo prepararci affinché la battaglia possa continuare finché sarà necessario. Nostro padre è stato il primo a rendersi conto delle potenzialità della razza degli slan, ed è stato ucciso per il suo appoggio alla nostra causa. Gli esseri umani normali, ciechi e prevenuti, lo hanno tormentato, interrogato e poi hanno incendiato il suo laboratorio. Gli hanno sparato e lo hanno ammazzato mentre noi osservavamo."
La faccia sfocata sorrise. "Ma sapevamo tutti che il suo appariscente laboratorio era solo una simulazione. Un diversivo. In realtà svolgevamo pochissimo lavoro là dentro, ma tutti gli umani avevano paura di quel posto.
Il nostro vero laboratorio era una struttura completamente diversa, ben nascosta. Là nostro padre ha svolto la sua opera innovatrice con il potenziamento mentale, la registrazione cerebrale e gli studi dei processi del pensiero. Le vere apparecchiature sono in quel luogo, un'autentica fortezza, un posto dove noi slan possiamo costruire le nostre difese. In questa registrazione inseriremo la posizione di quel nascondiglio sicuro. Le macchine, i documenti e le impronte mentali primarie del nostro grande padre si trovano là. Usate quello che trovate, se siete in grado di farlo. Aiutateci a vincere questa guerra ingiusta."
Anthea all'improvviso seppe dove andare. L'immagine era chiara nella sua mente. Non avrebbe saputo spiegare né coordinate né direzione, però sapeva.
Anche se quello strano segnalatore telepatico era stato costruito secoli prima che lei nascesse, si sentiva sicura. Andò accanto al bambino, sorridendo. «Grazie a te, conosciamo un posto adesso... un posto dove saremo al sicuro.»
23
Kier Gray osservò Jommy mentre caricava la vettura blindata e salutava.
Il presidente ammirava la dedizione e la grinta del giovane, sebbene fosse preoccupato per i pericoli che avrebbe potuto incontrare nella città strazia-ta dalla guerra.
«Stai correndo un grosso rischio, Jommy. Per ora siamo al sicuro qui, possiamo cominciare a ricostruire il governo in esilio con i mezzi e le persone che riusciremo a trovare. Sei certo che sia una mossa accorta tornare a Centropolis?»
«Signor presidente, una volta recuperato il disintegratore, saremo in grado di contrastare questa invasione. Non possiamo rimanere semplicemente nascosti qua.»
«Non è questa la specialità degli slan? Nascondersi?» disse sgarbato Petty. La Nonna gli diede uno scapaccione sulla nuca. Il cacciatore di slan bofonchiò, sorpreso.
Mentre Jommy si preparava a partire, Petty aveva ammesso di malavoglia che i suoi uomini avevano portato il disintegratore in una camera blindata protetta perché i suoi ricercatori potessero studiarlo in tutta tranquilli-tà.
«Perché sei così collaborativo?» aveva chiesto Jommy, diffidente.
«Sono sempre stato collaborativo... solo, non troppo felice di collaborare.» Il cacciatore di slan aveva corrugato la fronte. «Con un'arma del genere, potremmo resistere ai senzantenne anche se ci rintracciassero qui alla fattoria. Il disintegratore potrebbe salvarmi la pelle.»
Grazie allo schermo mentale che aveva imparato a erigere nel corso degli anni, Petty impediva a Jommy di leggere i suoi veri pensieri. Il capo della polizia segreta quasi certamente intendeva impadronirsi del disintegratore alla prima occasione, ma Jommy non avrebbe mai consentito che accadesse.
Kathleen lo abbracciò prima che salisse a bordo della macchina. «Sii prudente. Dovrei venire con te...»
La tentazione era forte. «Non posso rischiare di perderti ancora. Anche se l'attacco iniziale è finito, sarà pericoloso là in città.»
«Allora lascia che ti aiuti!»
«Farò il mio lavoro meglio e più in fretta così... ma non sarò solo. Siamo collegati attraverso le nostre antenne. La mia mente e la tua. Tu saprai che sono sano e salvo e io sentirò che stai pensando a me.» Jommy salì in macchina e chiuse la portiera. Quando il motore si accese
rombando partì, lasciando gli amici alla fattoria.
Gray lo osservò allontanarsi, si augurò che il giovane riuscisse nell'impresa. Poi radunò gli altri per cominciare a lavorare e mettere insieme i cocci di un governo.
Controllarono i notiziari usando radio a batteria e un trasmettitore a onde corte nel salotto di Nonna. Resoconti di testimoni oculari sostenevano che ci fossero gli slan dietro gli incessanti bombardamenti delle principali città terrestri, anche se a quanto si poteva vedere gli aggressori non avevano antenne. Nessuno contestava tali asserzioni, grazie alla propaganda diffusa per anni dai ribelli senzantenne. Un resoconto affermava che lo stesso John Petty fosse uno slan travestito, che si era impossessato della presidenza per poter lanciare quell'attacco contro l'umanità. La concomitanza dei fatti non poteva essere una semplice coincidenza, osservò il commentatore.
Petty stentava a credere alle proprie orecchie. «È assurdo!»
«Il pubblico è stato addestrato a credere a cose assurde» disse Gray. «Sei stato tu ad addestrarlo.»
«Sì, la mia polizia segreta in effetti era bravissima in quel campo» ammise Petty. «La disinformazione è una tattica semplice e di uso comune.
Se racconti alla gente abbastanza storie pazzesche, la gente alla fine considera la verità alla stregua di qualsiasi altra bugia.»
«E adesso sei stato battuto al tuo stesso gioco» disse Kathleen. «Come faremo a convincere la popolazione della verità, a convincerla che gli slan senzantenne sono i suoi nemici e che dovrebbe insorgere contro di loro?»
«Questo scatenerebbe tutta un'altra serie di Guerre Slan» replicò Petty.
«Volete ancora secoli di massacri continui? Non ne vedremmo mai la fi-ne.»
«Oppure» intervenne Gray «possiamo proporre un incontro coi capi dei senzantenne. Hanno del malanimo verso gli slan, e da ambo le parti c'è motivo di afflizione. Forse ci ascolteranno se gli raccontiamo la vera storia. Penso che neppure loro conoscano le loro origini. L'unico modo per vincere è riuscire a pervenire alla pace, trovare il modo di vivere insieme in prosperità.»