– Questa è una bella cosa, d’avere la fortuna che ha Mazzarò! diceva la gente; e non sapeva quel che ci era voluto ad acchiappare quella fortuna: quanti pensieri, quante fatiche, quante menzogne, quanti pericoli di andare in galera, e come quella testa che era un brillante avesse lavorato giorno e notte, meglio di una macina del mulino, per fare la roba; e se il proprietario di una chiusa limitrofa si ostinava a non cedergliela, e voleva prendere pel collo Mazzarò, dover trovare uno stratagemma per costringerlo a vendere, e farcelo cascare, malgrado la diffidenza contadinesca. Ei gli andava a vantare, per esempio, la fertilità di una tenuta la quale non produceva nemmeno lupini, e arrivava a fargliela credere una terra promessa, sinché il povero diavolo si lasciava indurre a prenderla in affitto, per specularci sopra, e ci perdeva poi il fitto, la casa e la chiusa, che Mazzarò se l’acchiappava – per un pezzo di pane. – E quante seccature Mazzarò doveva sopportare! – I mezzadri che venivano a lagnarsi delle malannate, i debitori che mandavano in processione le loro donne a strapparsi i capelli e picchiarsi il petto per scongiurarlo di
rode onto his lands with the field watchmen behind him, he resembled the king, and they’d prepare lodgings and dinner for the poor ninny in advance, because everyone knew the precise moment when he was due to arrive, so no one was caught with his hand in the till. “He insists on being robbed!” Mazzarò used to say, and he’d burst with laughter when the baron kicked him in the behind; he’d rub the spot with his hands, muttering: “If you’re a ninny, you should stay home,” or else: “Property doesn’t belong to the man who has it, but to the man who can amass it.” He, on the other hand, once he had amassed his property, certainly didn’t send out announcements that he was coming to inspect the grain harvest or the vintaging, or at what time, or how; he’d show up unexpectedly, on foot or riding his she-mule, without watchmen, with a piece of bread in his pocket, and he’d sleep alongside his sheaves, with his eyes open and his gun between his legs.
In that way Mazzarò gradually became owner of all the baron’s possessions; first the baron lost his olive grove, then his vineyards, then his pastures, then his farmhouses, and finally his manor house itself; not a day went by when he didn’t put his signature to legal documents and Mazzarò signed below with his bold cross. All the baron had left was the stone coat-of-arms that used to be affixed over the main gateway; it was the only thing he had refused to sell, as he said to Mazzarò: “This alone of all my possessions doesn’t suit you.” And that was true; Mazzarò had no use for it, and wouldn’t have given two cents for it. The baron still addressed him as tu, but no longer kicked him in the behind.
“It’s a wonderful thing to have Mazzarò’s good luck!” people would say, not knowing what it had taken to seize upon that good luck: all the planning, all the labors, all the lies, all the risks of going to jail. They didn’t know how hard that head “like a diamond” had worked night and day, harder than a millstone, to amass those possessions. Whenever the owner of an adjacent plot of land persisted in his refusal to yield it, and wanted to put the squeeze on Mazzarò, he had had to invent a stratagem to force him to sell and make him fall into the trap in spite of the mistrustfulness of rural folk. For example, he would praise the fertility of a holding that didn’t even produce lupins, and finally made the man believe it was the promised land, until the poor devil let himself be induced into renting it as a speculation. He then lost the rent, his house, and the plot of land, which Mazzarò would get his hands on “for a song.” And all the annoyances Mazzarò had to put up with! Tenant farmers who came to complain about bad crops; debtors who sent their wives in a parade to pull out their hair and beat their breasts, beseeching him not to put them out on the
non metterli in mezzo alla strada, col pigliarsi il mulo o l’asinello, che non avevano da mangiare.
– Lo vedete quel che mangio io? rispondeva lui, – pane e cipolla! e sì che ho i magazzini pieni zeppi, e sono il padrone di tutta questa roba. – E se gli domandavano un pugno di fave, di tutta quella roba, ei diceva: – Che, vi pare che l’abbia rubata? Non sapete quanto costano per seminarle, e zapparle, e raccoglierle? – E se gli domandavano un soldo rispondeva che non l’aveva.
E non l’aveva davvero. Che in tasca non teneva mai 12 tarì, tanti ce ne volevano per far fruttare tutta quella roba, e il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa. Del resto a lui non gliene importava del denaro; diceva che non era roba, e appena metteva insieme una certa somma, comprava subito un pezzo di terra; perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed esser meglio del re, ché il re non può né venderla, né dire ch’è sua.
Di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov’era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla! E stava delle ore seduto sul corbello, col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli oliveti che velavano la montagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava il suo bastone fra le gambe, per invidia, e borbottava: – Guardate chi ha i giorni lunghi! costui che non ha niente!
Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: – Roba mia, vientene con me!
street by taking away their mule or donkey, because they had nothing to eat.
“Do you see what I eat?” he’d reply. “Bread and onions! Yes, my storehouses are chockfull, and I’m the owner of all these possessions.” And if they asked him for a handful of beans, out of all those possessions, he’d say: “What? Do you think I stole all of this? Don’t you know how much beans cost to sow, and hoe, and pick?” And if they asked him for a soldo, he said he didn’t have one.
And he really didn’t. Because he didn’t keep even 12 tarì in his pocket, he needed so much money to exploit all his property; his money came in and went out of his house like a river. Anyway, he didn’t care about money; he said it wasn’t property, and no sooner had he put together a given sum than he immediately bought a piece of land, because he wanted to end up owning as much land as the king does. He’d actually be better off than the king, because the king can’t sell his land, or say that he owns it outright.
Just one thing saddened him, that he was starting to grow old, and would have to leave his land behind. God is unfair; after using up your life acquiring possessions, when you manage to get them, and would like even more, you’ve got to leave them! He would remain seated on a basket for hours, his chin in his hands, watching his vineyards grow green before his eyes, and his fields rippling with grain like an ocean, and his olive groves spreading over the mountain like a mist. If a half-naked boy went by, bent under his load like a tired donkey, he’d fling his walking-stick at his legs, out of envy, muttering: “Look who has his life ahead of him! An absolute pauper!”
And so, when he was told that it was time to leave his possessions behind, and think about his soul, he walked out of the yard like a madman, staggering, and went around killing his ducks and turkeys with blows of his stick, shrieking: “My possessions, come along with me!”
STORIA DELL’ASINO DI S. GIUSEPPE
L’avevano comperato alla fiera di Buccheri ch’era ancor puledro, e appena vedeva una ciuca, andava a frugarle le poppe; per questo si buscava testate e botte da orbi sul groppone, e avevano un bel gridargli: «Arriccà!». Compare Neli, come lo vide vispo e cocciuto a quel modo, che si leccava il muso alle legnate, mettendoci su una scrollatina d’orecchie, disse: «Questo è il fatto mio». E andò diritto al padrone, tenendo nella tasca la mano colle trentacinque lire.
– Il puledro è bello – diceva il padrone – e val più di trentacinque lire. Non ci badate se ha quel pelame bianco e nero come una gazza. Ora vi faccio
vedere sua madre, che la teniamo lì nel boschetto perché il puledro ha sempre la testa alla poppa. Vedrete la bella bestia morella! che mi lavora meglio di una mula e mi ha fatti più figli che non abbia peli addosso. In coscienza mia! non so d’onde sia venuto quel mantello di gazza al puledro. Ma l’ossatura è buona, ve lo dico io! Già gli uomini non valgono pel mostaccio. Guardate che petto! e che pilastri di gambe! Guardate come tiene le orecchie! Un asino che tiene le orecchie ritte a quel modo lo potete mettere sotto il carro o sotto l’aratro come volete, e fargli portare quattro tumoli di farro meglio di un mulo, per la santa giornata che corre oggi! Sentite questa coda, che vi ci potete appendere voi con tutto il vostro parentado!
Compare Neli lo sapeva meglio di lui; ma non era minchione per dir di sì, e stava sulla sua colla mano in tasca, alzando le spalle e arricciando il naso, mentre il padrone gli faceva girare il puledro dinanzi.
– Uhm! – borbottava compare Neli. – Con quel pelame lì, che par l’asino di san Giuseppe! Le bestie di quel colore sono tutte vigliacche, e quando passate a cavallo pel paese, la gente vi ride in faccia. Cosa devo regalarvi per l’asino di san Giuseppe?
Il padrone allora gli voltò le spalle infuriato, gridando che se non conoscevano le bestie, o se non avevano denari per comprare, era
THE HISTORY OF ST. JOSEPH’S DONKEY
They had bought him at the animal fair in Buccheri when he was still a colt; as soon as he saw a female donkey, he’d go over and nuzzle her dugs. For doing so, he received butts with the head and a hail of blows on his crupper. It was no use to shout “Giddy-up!” at him. Neighbor Neli, seeing him so spry and stubborn, licking his muzzle when he was beaten and wiggling his ears, as well, said: “This one suits me.” And he went straight to the donkey’s owner, keeping in his pocket his hand that was clutching the thirty-five lire.
“The colt’s a pretty one,” said his owner, “and he’s worth more than thirty-five lire. Pay no attention to his coat, which is black-and-white like a magpie. Now I’ll show you his dam; we keep her in that patch of woods over there because the colt always has his head at her dugs. You’ll see what a nice all-over dark color she has! She works harder than a she-mule for me, and she’s given me more colts than she has hairs on her. Believe me, I don’t know where the colt got that magpie coat from. But his bones are strong, let me tell you! Even men aren’t to be judged by their mustaches. Look at that chest on him! And what legs like columns! Look at the way he holds his ears! A donkey that holds his ears up straight that way can be put behind a cart or a plow, whichever you like, and you can expect him to carry four tumoli of spelt better than a mule, I swear by the saint whose day it is! Feel this tail; you can hang from it, along with all your relatives!”
Neighbor Neli knew this better than he, but he wasn’t such a ninny as to agree out loud; he stood his ground, his hand in his pocket, shrugging his shoulders and wrinkling his nose, while the donkey’s owner had the colt walk around in front of him.
“Mmm,” neighbor Neli muttered. “With that coat, which makes him look like St. Joseph’s donkey! Animals that color are all bad workers, and when you ride one through the village, people laugh in your face. What are you asking for St. Joseph’s donkey?”
Then the owner turned his back on him in a rage, shouting that, if he didn’t know anything about animals, or didn’t have the money to
meglio non venire alla fiera, e non far perdere il tempo ai cristiani, nella santa giornata che era.
Compare Neli lo lasciò a bestemmiare, e se ne andò con suo fratello, il quale lo tirava per la manica del giubbone, e gli diceva che se voleva buttare i denari per quella brutta bestia, l’avrebbe preso a pedate.
Però di sottecchi non perdevano di vista l’asino di san Giuseppe, e il suo padrone che fingeva di sbucciare delle fave verdi, colla fune della cavezza fra le gambe, mentre compare Neli andava girandolando fra le groppe dei muli e dei cavalli, e si fermava a guardare, e contrattava ora questa ed ora quella delle bestie migliori, senza aprire il pugno che teneva in tasca colle trentacinque lire, come se ci avesse avuto da comprare mezza fiera. Ma suo fratello gli diceva all’orecchio, accennandogli l’asino di san Giuseppe:
– Quello è il fatto nostro.
La padrona dell’asino di tanto in tanto correva a vedere cosa s’era fatto, e al trovare suo marito colla cavezza in mano, gli diceva:
– Che non lo manda oggi la Madonna uno che compri il puledro? E il marito rispondeva ogni volta:
– Ancora niente! C’è stato uno a contrattare, e gli piaceva. Ma è tirato allo spendere, e se n’è andato coi suoi denari. Vedi, quello là, colla berretta bianca, dietro il branco delle pecore. Però sinora non ha comperato nulla, e vuol dire che tornerà.
La donna avrebbe voluto mettersi a sedere su due sassi, là vicino al suo asino, per vedere se si vendeva. Ma il marito le disse:
– Vattene! Se vedono che aspetti, non conchiudono il negozio.
Il puledro intanto badava a frugare col muso fra le gambe delle somare che passavano, massime che aveva fame, tanto che il padrone, appena apriva bocca per ragliare, lo faceva tacere a bastonate, perché non l’avevano voluto.
– È ancora là! – diceva compare Neli all’orecchio del fratello, fingendo di tornare a passare per cercare quello dei ceci abbrustoliti. – Se aspettiamo sino all’avemaria, potremo averlo per cinque lire meno del prezzo che abbiamo offerto.
Il sole di maggio era caldo, sicché di tratto in tratto, in mezzo al vocìo e al brulichìo della fiera, succedeva per tutto il campo un gran silenzio, come non ci fosse più nessuno; e allora la padrona dell’asino tornava a dire a suo marito:
– Non ti ostinare per cinque lire di più o di meno; che stasera non c’è da far la spesa; e poi sai che cinque lire il puledro se le mangia in un mese, se ci resta sulla pancia.
buy them, he would have done better to stay away from the fair, wasting decent people’s time on that holy day.
Neighbor Neli left him to his cursing, and departed with his brother, who had been tugging him by his jacket sleeve and saying that, if he had thrown out his money on that ugly animal, he’d have kicked him.
But they secretly kept an eye on St. Joseph’s donkey, and on his owner, who pretended to be shelling green broad beans, the halter rope between his legs, while neighbor Neli was rambling amid the cruppers of the mules and horses, stopping to look and negotiating for a few of the better animals, never opening his fist that held the thirty-five lire in his pocket, as if he intended to buy out half the fair. But his brother kept saying in his ear, as he indicated St. Joseph’s donkey:
“That’s the one we really can use.”
The wife of the donkey’s owner ran over every so often to see what had happened; finding her husband with the halter in his hand, she’d say:
“Why doesn’t the Madonna send us someone today to buy the colt?”
And, each time, her husband answered:
“Nothing yet! One man came by to haggle, and he liked the animal. But he’s tight with his money, and he took it away with him. See? That fellow there, in the white cap, behind the flock of sheep. But so far he hasn’t bought a thing, which means he’ll be back.”
The woman would have liked to sit down on two stones, close to her donkey, to see whether he’d be sold. But her husband said:
“Go away! If they see you waiting, they won’t conclude the deal.”
Meanwhile the colt was busy nuzzling between the legs of every female donkey that went by, especially since he was hungry; he did that so often that, the moment he opened his mouth to bray, his owner shut him up with blows of his stick, because no one had wanted to buy him.
“He’s still there!” neighbor Neli kept saying in his brother’s ear, as he pretended to be coming back that way in search of the roast-chickpea vendor. “If we wait until the Angelus, we can get him for five lire under the price we offered.”
The May sun was hot, so that from time to time, amid the shouting and the crowding at the fair, a deep silence would fall over the whole field, as if no
one were there any longer. At such moments, the wife of the donkey’s owner would say again to her husband:
“Don’t be stubborn over five lire more or less. We don’t have the money to go shopping this evening. Besides, you know that the colt will eat five lire’s worth of fodder in a month, if he’s left on our hands.”
– Se non te ne vai – rispondeva suo marito – ti assesto una pedata di quelle buone!
Così passavano le ore alla fiera; ma nessuno di coloro che passavano davanti all’asino di san Giuseppe si fermava a guardarlo; e sì che il padrone aveva scelto il posto più umile, accanto alle bestie di poco prezzo, onde non farlo sfigurare col suo pelame di gazza accanto alle belle mule baie ed ai cavalli lucenti! Ci voleva uno come compare Neli per andare a contrattare l’asino di san Giuseppe, che tutta la fiera si metteva a ridere al vederlo. Il puledro, dal tanto aspettare al sole, lasciava ciondolare il capo e le orecchie, e il suo padrone s’era messo a sedere tristamente sui sassi, colle mani penzoloni anch’esso fra le ginocchia e la cavezza nelle mani, guardando di qua e di là le ombre lunghe che cominciavano a fare nel piano, al sole che tramontava, le gambe di tutte quelle bestie che non avevano trovato un compratore. Compare Neli allora e suo fratello, e un altro amico che avevano raccattato per la circostanza, vennero a passare di là, guardando in aria, che il padrone dell’asino torse il capo anche lui per non far vedere di star lì ad aspettarli; e l’amico di compare Neli disse così, stralunato come l’idea fosse venuta a lui:
– O guarda l’asino di san Giuseppe! Perché non comprate questo qui, compare Neli?
Sicilian Stories Page 27