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Sicilian Stories Page 29

by Giovanni Verga


  E diceva pure a sua moglie, la quale gli veniva dietro raggomitolata nella mantellina, a spargere la semente con parsimonia:

  – Se gli accadesse una disgrazia, mai sia! siamo rovinati, coll’annata che si prepara.

  La donna guardava l’annata che si preparava, nel campicello sassoso e desolato, dove la terra era bianca e screpolata, da tanto che non ci pioveva, e l’acqua veniva tutta in nebbia, di quella che si mangia la semente; e quando fu l’ora di zappare il seminato pareva la barba del diavolo, tanto era rado e giallo, come se l’avessero bruciato coi fiammiferi. «Malgrado quel maggese che ci avevo preparato!» piagnucolava massaro Cirino strappandosi di dosso il giubbone. «Che quell’asino ci ha rimesso la pelle come un mulo! Quello è l’asino della malannata!»

  La sua donna aveva un gruppo alla gola dinanzi al seminato arso, e rispondeva coi goccioloni che le venivano giù dagli occhi:

  – L’asino non fa nulla. A compare Neli gli ha portato la buon’annata. Ma noi siamo sfortunati.

  Così l’asino di san Giuseppe cambiò di padrone un’altra volta, come massaro Cirino se ne tornò colla falce in spalla dal seminato, che non ci fu bisogno di mieterlo quell’anno, malgrado ci avessero messo le immagini dei santi infilate alle cannucce, e avessero speso due tarì per farlo benedire dal prete. «Il diavolo ci vuole!» andava bestemmiando massaro Cirino di faccia a quelle spighe tutte ritte come pennacchi, che non ne voleva neppur l’asino; e sputava in aria verso quel cielo turchino senza una goccia d’acqua. Allora compare Luciano il carrettiere, incontrando massaro Cirino il quale si tirava dietro l’asino colle bisacce vuote, gli chiese:

  – Cosa volete che vi regali per l’asino di san Giuseppe?

  – Datemi quel che volete. Maledetto sia lui e il santo che l’ha fatto! – rispose massaro Cirino. – Ora non abbiamo più pane da mangiare, né orzo da dare alle bestie.

  – Io vi do quindici lire perché siete rovinato; ma l’asino non val tanto, che non tira avanti ancora più di sei mesi. Vedete com’è ridotto?

  – Avreste potuto chieder di più! – si mise a brontolare la moglie di massaro Cirino dopo che il negozio fu conchiuso. – A compare Luciano gli è morta la mula, e non ha denari da comprarne un’altra. Adesso se non comprava quell’asino di san Giuseppe, non sapeva che farne del suo carro e degli arnesi; e vedrete che quell’asino sarà la sua ricchezza!

  L’asino imparò anche a tirare il carro, che era troppo alto di stanghe per lui, e gli pesava tutto sulle spalle, sicché non avrebbe durato

  And he’d also say to his wife, who followed behind him, wrapped up in her shoulder cape, sowing the seed frugally:

  “If anything happened to him, God forbid, we’d be ruined, with the weather the way it’s been.”

  The woman observed the outlook for that year’s crop, in her little stony, desolate field, in which the ground was white and cracked, it hadn’t rained for so long, and the only water that came was in the shape of fog, the kind that ruins the seed. When the time came to weed the grainfield, it looked like the devil’s beard, it was so sparse and yellow, as if it had been burned with matches. “In spite of my leaving it fallow!” farmer Cirino whined, tearing off his jacket. “That donkey worked his heart out on it like a mule! He’s a bad-luck donkey!”

  His wife had a lump in her throat when she saw the parched field, and replied, with big teardrops falling from her eyes:

  “It’s not the donkey’s fault. He brought good luck to neighbor Neli. But we’re jinxed.”

  And so, St. Joseph’s donkey changed owners again when farmer Cirino returned from his grainfield, his scythe on his shoulder, because there was no need to reap it that year, even though they had stuck pictures of saints onto reeds and placed them in the field, and had spent two tarì to have the priest bless it. “What we need is the devil!” farmer Cirino went around cursing at the sight of those ears of grain, so light that the stalks remained as upright as plumes, and even the donkey refused them. He’d spit in the air, in the direction of that deep-blue sky that held not even a drop of water. Then neighbor Luciano the carter, meeting farmer Cirino, who was tugging the donkey behind him with empty saddlebags, asked him:

  “What would you take for your St. Joseph’s donkey?”

  “Give me whatever you like. A curse on him and the saint on whose day he was born!” farmer Cirino replied. “Now we have no more bread to eat, or barley to give to the animals.”

  “I’ll give you fifteen lire because you’re ruined, but the donkey isn’t worth that much, because he doesn’t have more than six months left in him. Do you see what a state he’s in?”

  “You could have asked for more!” farmer Cirino’s wife began to grumble after the deal was concluded. “Neighbor Luciano’s she-mule died and he doesn’t have enough money to buy another one. If he didn’t buy that St. Joseph’s donkey now, he wouldn’t be able to use his cart and harness. You’ll see: that donkey will make him rich!”

  The donkey learned how to draw the cart, too. Its shafts were too high off the ground for him and the whole cart weighed down on his

  nemmeno sei mesi, arrancando per le salite, che ci volevano le legnate di compare Luciano per mettergli un po’ di fiato in corpo; e quando andava per la discesa era peggio, perché tutto il carico gli cascava addosso, e lo spingeva in modo che doveva far forza colla schiena in arco, e con quelle povere gambe rose dal fuoco, che la gente vedendolo si metteva a ridere, a quando cascava ci volevano tutti gli angeli del paradiso a farlo rialzare. Ma compare Luciano sapeva che gli portava tre quintali di roba meglio di un mulo, e il carico glielo pagavano a cinque tarì il quintale. – Ogni giorno che campa l’asino di san Giuseppe son quindici tarì guadagnati, diceva, e quanto a mangiare mi costa meno d’un mulo. – Alle volte la gente che saliva a piedi lemme lemme dietro il carro, vedendo quella povera bestia che puntava le zampe senza forza, e inarcava la schiena, col fiato spesso e l’occhio scoraggiato, suggeriva: – Metteteci un sasso sotto le ruote, e lasciategli ripigliar lena a quella povera bestia. – Ma compare Luciano rispondeva: – Se lo lascio fare, quindici tarì al giorno non li guadagno. Col suo cuoio devo rifare il mio. Quando non ne potrà più del tutto lo venderò a quello del gesso, che la bestia è buona e fa per lui; e non è mica vero che gli asini di san Giuseppe sieno vigliacchi. Gliel’ho preso per un pezzo di pane a massaro Cirino, ora che è impoverito.

  In tal modo l’asino di san Giuseppe capitò in mano di quello del gesso, il quale ne aveva una ventina di asini, tutti macilenti e moribondi, che gli portavano i suoi saccarelli di gesso, e campavano di quelle boccate di erbacce che potevano strappare lungo il cammino. Quello del gesso non lo voleva perché era tutto coperto di cicatrici peggio delle altre sue bestie, colle gambe solcate dal fuoco, e le spalle logore dal pettorale, e il garrese roso dal basto dell’aratro, e i ginocchi rotti dalle cadute, e poi quel pelame bianco e nero gli pareva che non dicesse in mezzo alle altre sue bestie morelle: – Questo non fa niente, rispose compare Luciano. Anzi vi servirà a riconoscere i vostri asini da lontano. – E ribassò ancora due tarì sulle sette lire che aveva domandato, per conchiudere il negozio. Ma l’asino di san Giuseppe non l’avrebbe riconosciuto più nemmeno la padrona che l’aveva visto nascere, tanto era mutato, quando andava col muso a terra e le orecchie a paracqua sotto i saccarelli del gesso, torcendo il groppone alle legnate del ragazzo che guidava il branco. Pure anche la padrona stessa era mutata a quell’ora, colla malannata che c’era stata, e la fame che aveva avuta, e le febbri che avevano preso tutti alla pianura, lei, suo marito e il suo Turiddu, senza denari per comprare il solfato, ché degli asini di san Giuseppe non

  shoulders, so that he wouldn’t have lasted even six months, plodding up the hillsides. It took beatings by neighbor Luciano to put a little energy in his body. And it was worse going downhill, because the entire load weighed upon him, oppressing him in such a way that he had to bend his back like a bow, making great efforts; and his poor legs had been scorched by fire. When people saw him, they started to laugh, and when he fell it took all the angels in Heaven to get him
back on his feet. But neighbor Luciano knew that he was drawing a three-quintali load for him better than a mule could, and he was getting paid five tarì a quintale. “Every day that St. Joseph’s donkey stays alive, I earn fifteen tarì,” he said, “and as for feed he costs me less than a mule.” At times the people walking uphill slowly behind the cart, seeing that poor animal dig in his hooves, his strength gone, bending his back, breathing heavily, and looking hopeless, would suggest: “Put a stone under the wheels, and let that poor animal catch his breath.” But neighbor Luciano would reply: “If I give him his way, I won’t make my fifteen tarì a day. I need his hide to save mine. When he’s unable to work at all, I’ll sell him to the plaster man, because the animal is good and suitable for him. It’s not at all true that St. Joseph’s donkeys are bad workers. I bought him from farmer Cirino for a song after he became poor.”

  And so, St. Joseph’s donkey fell into the hands of the plaster man, who owned some twenty donkeys, all emaciated and moribund, which carried his sacks of plaster of Paris and lived off the mouthfuls of weeds they were able to snatch along the road. The plaster man hadn’t wanted him, because he was more covered with scars than his other animals, his legs were flame-furrowed, his shoulders sore from the breast strap, his withers abraded by the plow packsaddle, and his knees broken from his falls. Besides, that black-and-white coat seemed out of place among his other donkeys, which were of a uniform dark color. “That doesn’t matter,” neighbor Luciano replied. “In fact, he’ll help you recognize your group of donkeys at a distance.” And, to conclude the deal, he lowered the seven-lire price he had asked by two tarì. But even the woman who had seen St. Joseph’s donkey at his birth wouldn’t have recognized him, he had changed so, when he went along laden with the sacks of plaster of Paris, his muzzle to the ground and his ears forming an umbrella, twisting his crupper under the blows of the boy who was leading the herd. Of course, the woman had also changed by that time, what with the bad crops she’d had, the hunger she’d suffered, and the fever that had attacked everyone in the lowlands, her, her husband, and her Turiddu, with no

  se ne hanno da vendere tutti i giorni, nemmeno per trentacinque lire.

  L’inverno, che il lavoro era più scarso, e la legna da far cuocere il gesso più rara e lontana, e i sentieri gelati non avevano una foglia nelle siepi, o una boccata di stoppia lungo il fossatello gelato, la vita era più dura per quelle povere bestie; e il padrone lo sapeva che l’inverno se ne mangiava la metà; sicché soleva comperarne una buona provvista in primavera. La notte il branco restava allo scoperto, accanto alla fornace, e le bestie si facevano schermo stringendosi fra di loro. Ma quelle stelle che luccicavano come spade li passavano da parte a parte, malgrado il loro cuoio duro, e tutti quei guidaleschi rabbrividivano e tremavano al freddo come avessero la parola.

  Pure c’è tanti cristiani che non stanno meglio, e non hanno nemmeno quel cencio di tabarro nel quale il ragazzo che custodiva il branco dormiva raggomitolato davanti la fornace. Lì vicino abitava una povera vedova, in un casolare più sgangherato della fornace del gesso, dove le stelle penetravano dal tetto come spade, quasi fosse all’aperto, e il vento faceva svolazzare quei quattro cenci di coperta. Prima faceva la lavandaia, ma quello era un magro mestiere, ché la gente i suoi stracci se li lava da sé, quando li lava, ed ora che gli era cresciuto il suo ragazzo campava andando a vendere della legna al villaggio. Ma nessuno aveva conosciuto suo marito, e nessuno sapeva d’onde prendesse la legna che vendeva; lo sapeva il suo ragazzo che andava a racimolarla di qua e di là, a rischio di buscarsi una schioppettata dai campieri. – Se aveste un asino – gli diceva quello del gesso per vendere l’asino di san Giuseppe che non ne poteva più – potreste portare al villaggio dei fasci più grossi, ora che il vostro ragazzo è cresciuto. – La povera donna aveva qualche lira in un nodo del fazzoletto, e se la lasciò beccare da quello del gesso, perché si dice che «la roba vecchia muore in casa del pazzo».

  Almeno così il povero asino di san Giuseppe visse meglio gli ultimi giorni; giacché la vedova lo teneva come un tesoro, in grazia di quei soldi che gli era costato, e gli andava a buscare della paglia e del fieno di notte, e lo teneva nel casolare accanto al letto, che scaldava come un focherello anche lui, e a questo mondo una mano lava l’altra. La donna spingendosi innanzi l’asino carico di legna come una montagna, che non gli si vedevano le orecchie, andava facendo dei castelli in aria; e il ragazzo sforacchiava le siepi e si avventurava nel limite del bosco per ammassare il carico, che madre e figlio credevano farsi ricchi a

  money left for buying sulphur, because it isn’t every day that you have St. Joseph’s donkeys you can sell, not even for thirty-five lire.

  In the winter, when less work was available, when firewood for heating the gypsum and producing the plaster of Paris was scarcer and farther afield, and the frozen paths no longer offered a leaf on their hedges or a mouthful of stubble along the frozen side-ditch, life was harder for those poor animals; and their owner knew that winter destroyed half of them, so that it was his practice to buy a large number of them in the spring. At night the herd was left outdoors, next to the gypsum furnace, and the animals snuggled against one another to ward off the cold. But those stars that glittered like swords pierced them through and through, despite their tough hides, and all those harness sores shuddered and trembled in the cold as if they could speak.

  And yet, there are many human beings who aren’t better off, and don’t even possess the scrap of cloak in which the boy who tended the herd was wrapped as he slept curled up in front of the furnace. Nearby there lived a poor widow, in a hut more rickety than the gypsum furnace, where the stars pierced the roof like swords, making the interior feel like outdoors, and where the wind made the few shreds of blanket flutter. Earlier, she had worked as a laundress, but that was an unprofitable trade, because people there wash out their own ragged clothes, if they wash them at all; and, now that her boy had gotten bigger, she lived by selling firewood door to door in the village. But no one had ever known her to have a husband, and no one knew where she got the wood she sold. Her boy knew, because he went around scraping it together here and there, at the risk of being shot by the field watchmen. “If you had a donkey,” the plaster man would tell her, in hopes of selling her his St. Joseph’s donkey, which could no longer do the work, “you could carry bigger bundles to the village, now that your boy has gotten bigger.” The poor woman had a few lire knotted up in her kerchief, and allowed the plaster man to worm the money out of her, because, as the saying goes, “old possessions die in the madman’s house.”

  That way, at least, the poor St. Joseph’s donkey lived his final days more comfortably; because the widow looked after him like a treasure, on account of the money he had cost her. She’d go out looking for straw and hay for him at night; she kept him in her cottage next to her bed, because he gave off warmth like a little fire, and in this world one hand washes the other. As she drove the donkey ahead of her, loaded down with a mountain of wood, so you couldn’t see his ears, the woman would build castles in Spain; her boy would break through boundary hedges and venture to the edge of the woods to accumulate a load. Both

  quel mestiere, tanto che finalmente il campiere del barone colse il ragazzo sul fatto a rubar frasche, e lo conciò per le feste dalle legnate. Il medico per curare il ragazzo si mangiò i soldi del fazzoletto, la provvista della legna, e tutto quello che c’era da vendere, e non era molto; sicché la madre una notte che il suo ragazzo farneticava dalla febbre, col viso acceso contro il muro, e non c’era un boccone di pane in casa, uscì fuori smaniando e parlando da sola come avesse la febbre anche lei, e andò a scavezzare un mandorlo lì vicino, che non pareva vero come ci fosse arrivata, e all’alba lo caricò sull’asino per andare a venderlo. Ma l’asino, dal peso, nella salita s’inginocchiò tale e quale come l’asino di san Giuseppe davanti al Bambino Gesù, e non volle più alzarsi.

  – Anime sante! – borbottava la donna – portatemelo voialtre quel carico di legna!

  E i passanti tirav
ano l’asino per la coda e gli mordevano gli orecchi per farlo rialzare.

  – Non vedete che sta per morire? – disse infine un carrettiere; e così gli altri lo lasciarono in pace, ché l’asino aveva l’occhio di pesce morto, il muso freddo, e per la pelle gli correva un brivido.

  La donna intanto pensava al suo ragazzo che farneticava, col viso rosso dalla febbre, e balbettava:

  – Ora come faremo? Ora come faremo?

  – Se volete venderlo con tutta la legna ve ne do cinque tarì – disse il carrettiere, il quale aveva il carro scarico. E come la donna lo guardava cogli occhi stralunati, soggiunse: – Compro soltanto la legna, perché l’asino ecco cosa vale! – E diede una pedata sul carcame, che suonò come un tamburo sfondato.

  mother and son thought they’d get rich at that trade, until finally the baron’s watchman caught the boy redhanded stealing branches, and gave him a severe beating. To cure the boy, the doctor devoured all the money in the kerchief, all their stock of firewood, and everything they had to sell, which wasn’t much. And so, one night, while her boy was raving with fever, his flushed face turned to the wall, and there wasn’t a bite of bread in the house, the woman went out in great agitation, talking to herself as if she had fever, too, and broke off the top of a nearby almond tree—it seemed impossible that she had managed to do it—and at dawn she loaded it on the donkey to go and sell it. But the weight made the donkey kneel going up the slope, exactly like St. Joseph’s donkey in front of the Christ Child, and he couldn’t get up again.

 

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