Santissima cosa adunque è l’amistá, e non solamente di singular reverenza degna, ma d’essere con perpetua laude commendata, sí come discretissima madre di magnificenza e d’onestá, sorella di gratitudine e di caritá, e d’odio e d’avarizia nemica, sempre, senza priego aspettar, pronta a quello in altrui virtuosamente operare che in sé vorrebbe che fosse operato; li cui sacratissimi effetti oggi radissime volte si veggiono in due, colpa e vergogna della misera cupidigia de’ mortali, la qual, solo alla propria utilitá riguardando, ha costei fuor degli estremi termini della terra in esilio perpetuo rilegata. Quale amore, qual ricchezza, qual parentado avrebbe il fervore, le lagrime ed i sospiri di Tito con tanta efficacia fatti a Gisippo nel cuor sentire, che egli per ciò la bella sposa gentile ed amata da lui avesse fatta divenir di Tito, se non costei? Quali leggi, quali minacce, qual paura le giovenili braccia di Gisippo ne’ luoghi solitari, ne’ luoghi oscuri, nel letto proprio avrebbe fatto astenere dagli abbracciamenti della bella giovane, forse talvolta invitatrice, se non costei? Quali stati, quai meriti, quali avanzi avrebbon fatto Gisippo non curar di perdere i suoi parenti e que’ di Sofronia, non curar de’ disonesti mormorii del popolazzo, non curar delle beffe e degli scherni per sodisfare all’amico, se non costei? E d’altra parte, chi avrebbe Tito senza alcuna diliberazione, potendosi egli onestamente infignere di vedere, fatto prontissimo a procurar la propria morte, per levar Gisippo dalla croce la quale egli stesso si procacciava, se non costei? Chi avrebbe Tito senza alcuna dilazione fatto liberalissimo a comunicare il suo ampissimo patrimonio con Gisippo al quale la fortuna il suo aveva tolto, se non costei? Chi avrebbe Tito senza alcuna suspizione fatto ferventissimo a concedere la propria sorella a Gisippo, il quale vedeva poverissimo ed in estrema miseria posto, se non costei? Disiderino adunque gli uomini la moltitudine de’ consorti, le turbe de’ fratelli e la gran quantitá de’ figliuoli, e con gli lor denari il numero de’ servidori s’accrescano: e non guardino, qualunque s’è l’un di questi, ogni menomo suo pericolo piú temere che sollecitudine aver di tôr via i grandi del padre o del fratello o del signore, dove tutto il contrario far si vede all’amico.
Novella nona
[IX]
IL SALADINO IN forma di mercatante è onorato da messer Torello; fassi il passaggio; messer Torello dá un termine alla donna sua a rimaritarsi; è preso, e per acconciare uccelli viene in notizia del soldano, il quale, riconosciutolo e sé fatto riconoscere, sommamente l’onora; messer Torello inferma, e per arte magica in una notte n’è recato a Pavia, ed alle nozze che della rimaritata sua moglie si facevano, da lei riconosciuto, con lei a casa sua se ne torna.
Collected Works of Giovanni Boccaccio Page 345