Slan Hunter
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Il bibliotecario guardò verso la finestra indignato. «Il nemico può distruggere i nostri edifici e uccidere la nostra gente, ma finché non elimina i nostri libri non può distruggere la nostra civiltà.» Le sorrise. «Senza le nostre conoscenze storiche e scientifiche, senza le grandi narrazioni e gli eroi coraggiosi, rinunceremmo alla nostra stessa umanità.»
"Umanità", pensò Anthea, reprimendo un brivido.
Il bibliotecario vide la disperazione sul suo volto, il bambino inerme avvolto in una coperta celeste. «Naturalmente l'aiuterò. Rimanga qui, farò il possibile.»
Poi, quasi per fargli un dispetto, mancò la corrente. Le file di luci fluore-scenti si spensero, gettando le scaffalature nell'oscurità alleviata solo dal chiarore fioco proveniente dalle finestre. Il bambino si agitò e pianse, per-cependo l'apprensione di Anthea.
Imperturbato il signor Reynolds spostò delle sedie e un carrello, come un cieco che conoscesse perfettamente la configurazione della stanza. Tornò poco dopo, strofinò un lungo fiammifero e accese parecchie candele, che collocò in diversi candelieri sul tavolo. «Bisogna essere sempre preparati, dico io. Non vorrei mai essere privato della possibilità di leggere.»
Reggendo un candeliere, spinse tra gli scaffali un carrello carico di libri e, socchiudendo gli occhi nell'oscurità, continuò a mettere ogni volume al proprio posto. Ammucchiò dei testi di consultazione in mezzo a un tavolo perché tutti potessero servirsene.
Nel giro di pochi attimi, circondata da libri intonsi a lume di candela, per la prima volta dopo alcune ore Anthea si sentì rilassata e al sicuro. Tenne il bambino in grembo, gli baciò la fronte. Il piccino cominciò a tubare e a emettere dei suoni. Non piangeva, stava semplicemente provando le corde vocali, i polmoni.
«Mi spiace importunarla, ma devo ricordarle che questa è una biblioteca, signora.» Il signor Reynolds ripose su uno scaffale un vecchio libro malconcio. «Le permetterò di restare, ma solo se il suo bambino rimarrà in silenzio. Osserviamo regole severe qui.»
Non appena Reynolds ebbe dettato semiserio le sue condizioni, il bambino tra le braccia di Anthea tacque subito.
10
Guardie e personale di pronto intervento correvano nei corridoi del grande palazzo. Funzionari pubblici colti dal panico si precipitavano di-sordinatamente verso i rifugi a prova di bomba o cercavano di evacuare l'immenso edificio, riversandosi nei punti di raccolta prestabiliti. Altri af-ferravano concitati i telefoni per chiamare i famigliari e le persone care.
Nonostante il segnale di evacuazione, molti funzionari e burocrati rimasero alle loro scrivanie, indotti a credere che i loro compiti fossero importanti per la sopravvivenza della Terra. Non c'era nulla che potessero fare, ma erano ancora al proprio posto, trasmettendo ordini, inoltrando rapporti, compilando moduli e monitorizzando la distruzione all'esterno.
In una situazione del genere, Jommy, Kathleen e il presidente Kier Gray furono scortati sotto massiccia sorveglianza al centro di comando e controllo principale.
Sugli schermi principali i puntini radar mostravano lo sciame di navi nemiche. Le dimensioni della flotta da guerra nemica erano sbalorditive. Il nemico aveva progettato quell'attacco per anni, decenni, addirittura generazioni mentre occupava silenziosamente posizioni di potere sulla Terra.
Da tempo i senzantenne serbavano un rancore incredibile nei confronti sia dei veri slan sia degli umani, e intendevano annientarli tutti.
«Fatemi un resoconto della situazione!» ordinò Petty. I suoi uomini nella sala di comando scattarono sull'attenti.
«Signore!» disse il tecnico Clarke. «Abbiamo cercato di radunare tutte le nostre forze, ma là fuori c'è una confusione totale. Non riusciamo a metterci in contatto coi nostri centri nevralgici più importanti. Le zone d'atterraggio sono nel marasma, non riusciamo nemmeno a lanciare la maggior parte delle nostre navi. Le torri di controllo del Centro aereo sono scollegate. Le agenzie d'informazioni stanno diffondendo i loro notiziari senza neanche aspettare un comunicato ufficiale da noi, quindi il pubblico è completamente disorientato.»
Il cacciatore di slan fissò il presidente come se in qualche modo fosse tutta colpa sua. Per anni incursioni aeree organizzate apposta avevano costretto i cittadini di Centropolis a evacuazioni frenetiche. Cannoni antiaerei installati sui tetti dei grattacieli erano pronti ad aprire il fuoco contro astronavi slan immaginarie. «Pensavo che tu avessi predisposto armamenti difensivi e squadriglie di intercettori.»
«Tutte cose che non servono se i senzantenne si sono infiltrati nelle nostre torri di controllo, nel Centro aereo, nei mezzi di informazione. Un paio di ufficiali comandanti traditori possono facilmente sabotare l'intero piano.»
Clarke aveva un'aria tormentata e sgomenta mentre fissava i dati sugli schermi. Premette su un orecchio una voluminosa cuffia imbottita, ascoltando i rapporti trasmessi man mano dal campo. «Metà dei nostri cannoni antiaerei sui tetti non sono in funzione. Parecchie squadre che avevano l'incarico di sparare alle navi nemiche hanno abbandonato le postazioni.
Sedici delle batterie principali sono state messe fuori uso da guasti disa-strosi... i cannoni di grosso calibro sono esplosi la prima volta che sono stati usati. Un sabotaggio bello e buono.»
«Questo è il sapore del tradimento» disse Gray a Petty, con un sorriso amaro. «Un sapore che conosco benissimo ultimamente.» Guardò inten-zionalmente le manette che gli serravano i polsi.
«Dobbiamo reagire con pari veemenza.» Petty passeggiò avanti e indietro nel centro di comando. «Lanciamo le migliori milizie della Terra...
immediatamente.»
«Continuano a non rispondere, signore.»
«Allora grida finché ti resta un filo di voce. Fai in modo che ti sentano!
Fai in modo che rispondano. Trova un sistema per tirarci fuori da questa trappola.»
Gray si accostò a Petty come se potesse semplicemente riassumere il proprio ruolo di presidente. «E le nostre forze di terra? I senzantenne sono già sbarcati? Dobbiamo impedirgli di attestarsi.»
«Impedirgli di attestarsi?» Petty lo fissò battendo le palpebre. «Stanno facendo saltare tutte le difese di cui disponiamo. Non abbiamo nessun mezzo per...»
«Contatta la nostra divisione spaziale. Come presidente ho creato una milizia con capacità di combattimento orbitali e perfino interplanetarie.
Sono stato previdente.»
Petty inarcò le sopracciglia scure. «Una divisione spaziale? Ma noi non abbiamo la tecnologia necessaria per...»
Gray lo guardò benevolo. «Io sono il presidente. Ho accesso a tecnologie di cui il pubblico non deve necessariamente essere a conoscenza.
Nemmeno la tua polizia segreta poteva sorvegliare tutto. Usa questa autorizzazione di comando.» Snocciolò una serie di espressioni in codice e numeri. Rendendosi conto di non poter fare nient'altro, Petty disse ai tecnici di eseguire le istruzioni di Gray.
In tutto il continente navi speciali dalle ali aguzze trasportate da piattaforme elevatrici salirono da bunker sotterranei segreti. Massicce porte circolari si aprirono in aree pavimentate senza alcun contrassegno rivelando piattaforme di lancio nascoste. Le nuove navi erano dotate delle armi migliori sviluppate dagli umani negli ultimi cinquant'anni.
Durante la sua amministrazione il presidente Gray aveva usato fondi neri del bilancio per costruire delle difese contro la minaccia che lui sapeva essere presente là fuori, la minaccia di cui non aveva mai potuto ammettere pubblicamente l'esistenza. Si fidava di pochissime persone, si era servito di un manipolo di consiglieri slan e tirato le fila di molti programmi riservati.
Mentre inscenava incursioni aeree nemiche, mentre fingeva di ricevere comunicati dai misteriosi capi delle forze clandestine slan, Gray aveva allestito la propria flotta spaziale. Per ogni evenienza.
Spalancando gli occhi John Petty osservò le immagini in diretta inviate agli schermi del centro di comando. Era sbalordito e deliziato nel vedere centinaia di astronavi bene armate pronte al lancio. Astronavi terrestri.
Gray notò soddisfatto lo stupore di Petty. «Sapevo che stavi spiando ogni mia mossa, sia stessi proteggendo Ka
thleen sia stessi mantenendo lo stato di emergenza continuo. Ma sapevo anche quanto fossi incline agli abusi di potere, Petty. Mi sono ben guardato dal metterti al corrente di tutti i preparativi per affrontare l'emergenza.»
«Abusi? Io ho fatto quello che era necessario.»
«Dobbiamo collaborare per il momento, quindi parliamo con franchezza.
Sono stato costretto a prendere misure precauzionali senza che tu lo sapes-si. Ho avuto bisogno dell'aiuto della mia piccola cerchia di consiglieri slan, loro hanno progettato quelle navi. È tecnologia discreta, ma probabilmente non sarà sufficiente. Le nostre conoscenze sono antiquate rispetto a quello che tutti gli scienziati senzantenne hanno sviluppato nel corso degli anni.»
Mentre le osservavano, le eroiche astronavi umane balzarono nel cielo come un banco di pesci rabbiosi, con le armi pronte a eliminare l'avanguardia dei senzantenne. Sullo schermo del radar la nuova serie di puntini si alzò verso la miriade di bersagli ancora in orbita.
Jommy era elettrizzato nel vedere quella flotta inattesa di difensori. «Per tanto tempo siamo rimasti bloccati al suolo col nostro programma spaziale decimato. Ecco perché ho costruito la mia astronave e l'ho usata per spiare i preparativi dei senzantenne. Pensavo di essere l'unico in grado di capire la situazione.»
Il cacciatore di slan scosse il capo, cercando un bersaglio per sfogare la propria ansia. «Sentitelo il giovane genio.»
Gli occhi di Jommy lampeggiarono. «Questo giovane genio se n'è andato in volo dalla Terra, si è infiltrato nel quartier generale nemico su Marte e ha affrontato i loro rappresentanti. Non immagini nemmeno quante cose ho scoperto su questa minaccia, Petty. Ecco perché sono tornato qui, per mettervi in guardia.»
«E tu lo hai arrestato» disse Kathleen, con tono accusatore.
Jommy annuì. «Hai trascorso troppo tempo a caccia di sassolini mentre io stavo cercando di bloccare una valanga.»
Petty parve imbarazzato. «Bada a quello che dici, giovane slan. Sei ancora mio prigioniero.»
«Solo finché il palazzo non esploderà attorno a noi» borbottò Kathleen.
Jommy mise in rilievo il pericolo. «I senzantenne si sono impadroniti dello spazio interplanetario, e so che vi hanno seminato delle trappole. Io stesso mi sono imbattuto in un campo minato letale durante le mie esplorazioni.» Si girò verso Gray. «Signor presidente, dovreste avvisare le vostre forze del pericolo delle mine. I senzantenne non vi permetteranno semplicemente...»
Kathleen indicò lo schermo gridando. I puntini che rappresentavano le astronavi difensive terrestri cominciarono a tremolare e scintillare. Dopo pochi secondi più di un quarto dei puntini lampeggiò e si spense.
«A quanto pare hanno incontrato il campo minato» commentò Petty.
Jommy gemette. «Nemmeno io pensavo che i senzantenne ne avessero disseminate tante. Sapevano che non avevamo un vero programma spaziale. Di cosa potevano avere così paura?»
«Degli slan» disse Gray. «Sono preoccupati dell'entità del contrattacco degli slan nascosti. Non sono preoccupati per gli umani.»
Jommy fissò le immagini residue, sapeva che ogni serie di fosfori brillanti rappresentava una nave armata di tutto punto adesso distrutta. Oltre mille veicoli spaziali umani erano appena stati spazzati via in un sol colpo!
Poi però le forze terrestri contrattaccarono, sparando a tutto spiano con le armi a disposizione della loro flotta. Nemmeno i piloti umani sapevano che alcune delle loro difese erano innovazioni segrete slan e, al momento, probabilmente non importava loro. Una volta imparato come individuare ed evitare le mine spaziali, i piloti iniziarono un duello incredibile, piom-bando sull'avanguardia nemica. Sembrava un turbinio fitto di simboli che vorticavano secondo schemi incomprensibili. Le navi cozzarono contro altre navi. Molti vascelli dei senzantenne furono danneggiati o distrutti.
Ma non in numero sufficiente.
Spingendo da parte Clarke, Petty si sedette sulla sedia girevole del tecnico come se temesse che le ginocchia cessassero di reggere il suo peso.
Mentre osservavano inorriditi, i puntini indicanti la flotta senzantenne compirono una manovra accerchiante e diedero la caccia alle difese umane superstiti.
Le armi di molte navi della Terra si guastarono, inspiegabilmente. I piloti urlarono che i sistemi di navigazione erano appena andati in corto circuito. Volavano alla cieca, adesso, ma continuarono a battersi contro i numerosi vascelli nemici. I motori si spegnevano, gli armamenti smettevano di sparare, i sistemi di guida aerea si bloccavano lasciando la marina spaziale terrestre inerme.
«I senzantenne hanno qualche sistema di disturbo?» chiese Kathleen.
«Non possiamo ripristinare i collegamenti?»
Mentre ascoltava le grida di sorpresa e frustrazione, quindi le scariche statiche segno di distruzione, Jommy poté solo concludere che doveva trat-tarsi di sabotaggio. «Se ha tenuto segreta l'esistenza di questa flotta a Petty, chi ne era responsabile?»
«Jem Lorry. Il mio primo consigliere.» Gray sembrava profondamente turbato. «Che adesso è scomparso. Possibile che fosse una spia senzantenne? Possibile che i suoi schermi mentali fossero così potenti che neppure io ho sospettato di lui?» Il presidente non riusciva a staccare gli occhi dai monitor.
La flotta giunta da Marte numericamente era ancora più del triplo della forza spaziale schierata a sorpresa da Gray, e ben presto la battaglia si trasformò in una disfatta. Le navi della Terra lottarono fino all'ultimo, sapendo che non potevano arrendersi. Sugli schermi i puntini svanirono uno do-po l'altro.
La scansione dell'arco radar mostrava pochi dettagli, ma Jommy non aveva bisogno di alcuna spiegazione osservando i puntolini delle astronavi umane che brillavano come stelle trasformate in nove e che poi si spegnevano nell'oscurità. Altre decine di vascelli incursori senzantenne furono distrutti, poi le difese terrestri cessarono di esistere. Completamente.
Gray era sbigottito. «È un massacro. Non pensavo... non ho mai saputo che il nemico fosse così potente. Le nostre migliori difese non sono più efficaci di foglie sospinte dal vento. I senzantenne ci hanno fiaccato, hanno scollegato le nostre armi, sabotato i nostri piani.»
Kathleen cinse con la braccia il padre. Gray afflosciò le spalle. Trovò un sedile accanto a una delle postazioni di monitoraggio vuote e vi si accasciò sopra, scostando i rotoli di stampati, ignorando il ticchettio dei computer che tentavano ancora di analizzare la situazione. «Ho fallito, ho deluso tutti noi.»
Con le forze di terra neutralizzate e la marina spaziale terrestre spazzata via fino all'ultima nave, le navi senzantenne provenienti da Marte erano pronte a completare la loro opera distruttiva. Scesero incontrastate, adesso, e sfrecciarono nel cielo della capitale. La Terra era completamente alla mercé dei senzantenne.
Jommy urlò così forte che perfino i tecnici frastornati e i capi disorienta-ti prestarono attenzione. «Il grande palazzo è sicuramente un obiettivo.
Adesso che le nostre difese non esistono più, i senzantenne trasformeranno questo posto in un cumulo di macerie.»
«Il palazzo è la costruzione più sicura di tutta Centropolis. Siamo dieci piani sottoterra, e queste stanze sono state rinforzate per resistere a qualsiasi attacco aereo» disse Petty, anche se non sembrava convinto.
«Non rinforzate abbastanza. I senzantenne possono radere al suolo questo palazzo. Una volta decapitato il governo, non dovranno nemmeno prendersi il disturbo di negoziare la pace. Vorranno ergersi vittoriosi sulle macerie del grande centro governativo.»
Kathleen si avvicinò. «Jommy ha ragione. Dobbiamo andarcene di qui, tutti.»
Malgrado le manette e l'aspetto scompigliato, Gray conservava un'aria presidenziale. «Non c'è sconfitta finché siamo vivi. Dobbiamo fuggire dal palazzo, subito. Possiamo diventare un governo in esilio.»
«Un governo di cosa?» chiese Petty.
«Sta a noi deciderlo.» Guardando il rivale sconvolto, Gray tese una ma-no, lasciandola sospesa a mezz'aria. «Propongo un'alleanza, Petty. So del tuo piano per rovesciarmi. So dei tuoi giochi di potere con la polizia segreta. Ma ora come ora ci troviamo di fronte a un nemico più grand
e di entrambi.»
Kathleen intervenne. «Saranno gli umani e i veri slan contro i senzantenne.»
Jommy s'incamminò risoluto verso la porta del centro di comando e controllo. «Ho un mezzo per fuggire. La mia automobile è nascosta nella foresta sull'altra sponda del fiume. Fidatevi di me.»
«Un'automobile?» Petty lo guardò incredulo. «Ma Centropolis sta su-bendo un attacco.»
«L' intero pianeta è attaccato, e i senzantenne non smetteranno finché non avranno schiacciato le nostre città. Ma la mia automobile è corazzata con acciaio dieci e piena di nuove invenzioni. Se c'è qualcosa in grado di resistere al bombardamento è proprio quella vettura. Ma se non agiamo in fretta, diventeremo solo macchie di sangue nella polvere.»
Quando un'altra terrificante esplosione scosse i muri di cemento armato del palazzo, fu sufficiente perché Petty prendesse una decisione. Gray allungò le mani. «Toglimi le manette, e andiamocene di qui.» Il cacciatore di slan lo accontentò a malincuore.
Mentre lasciavano il centro di comando e controllo, Petty gridò alle sue guardie di mettersi in salvo. Voleva essere certo che i suoi sostenitori, gli uomini disposti a compiere qualunque azione brutale ordinata da lui, non rimanessero tutti uccisi in un unico attacco. Il cacciatore di slan era sicuro che avrebbe avuto bisogno di loro in seguito, e in seguito avrebbe potuto chiamare a raccolta i superstiti da ogni parte del paese.
Sopra di loro le forze d'incursione senzantenne cominciarono il bombardamento massiccio per distruggere il palazzo.
11
Pur essendo lei stessa una senzantenne, Joanna Hillory non faceva parte dell'avanguardia della flotta durante l'attacco. Agente addestrata a vivere e lavorare tra gli esseri umani eccelleva come spia, non come soldato. La sua gente l'aveva utilizzata bene, e lei li aveva aiutati a preparare i loro piani di conquista.
Questo, però, prima che Jommy Cross le facesse cambiare idea. Adesso, rimanendo su Marte, Joanna aveva altri piani per sé.
Era una donna attraente con una figura formosa, alta come la maggior parte degli uomini. Aveva capelli castano scuro, corti e ricci. Portava indumenti che le consentivano libertà di movimento, con poche concessioni agli standard umani di bellezza. Come spia era stato importante per lei mantenere un basso profilo, sebbene il suo aspetto fosse sufficiente a far voltare parecchie teste e a fruttarle perfino qualche fischio di ammirazione maschile nelle strade della Terra.