Slan Hunter
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Usando i sensibili rivelatori a bordo della sua nave da ricognizione, Joanna analizzò l'area e proiettò una mappa tridimensionale di tutti gli ostacoli per vedere le rimanenti mine spaziali senzantenne ancora in orbita. Evitando cauta qualsiasi collisione, osservò bene i relitti cercando di capire cosa fosse successo. Quando esaminò più accuratamente le carcasse, non riuscì a identificare il tipo di nave. Un frammento di scafo aveva dei colori dipinti sul metallo e lei riconobbe l'insegna. Una flotta umana, segreta.
Sorprendente!
Nell'ultimo secolo gli umani avevano compiuto solo tentativi trascurabili di riesumare il loro programma spaziale un tempo fiorente durante il primo Periodo aureo dell'umanità. La sola idea che il presidente Gray costruisse abbastanza navi da rappresentare una minaccia per i senzantenne era assurda. Eppure gli umani erano davvero riusciti a lanciare la loro flotta di-fensiva spaziale. Una tale spavalderia la stupì.
Da tempo ormai i senzantenne controllavano le vie aeree, le industrie e i centri delle comunicazioni sulla Terra. In qualche modo Kier Gray era riuscito a creare una forza spaziale significativa senza che nessuno, neppure lei, lo sapesse. Gli umani avevano avuto un aiuto inaspettato? Collaborato-ri slan, forse?
Joanna sapeva che l'Autorità senzantenne era molto più preoccupata per i veri slan. Jommy Cross aveva dimostrato quali doti spaventose potessero possedere quelli come lui. Adesso che condivideva la sorte di Jommy, Joanna doveva conciliare i propri vincoli di fedeltà... e questo mentre era in corso una guerra.
Guardando i relitti e le migliaia di frammenti che luccicavano ruotando lentamente attorno a lei, Joanna si rese conto che la flotta spaziale umana aveva fallito ma aveva causato gravi danni alle navi senzantenne.
Completando l'avvicinamento, Joanna scorse alcune astronavi dell'avanguardia che incrociavano ancora attorno alla zona del combattimento.
Mentre bombardieri e piccoli caccia continuavano a martellare le città sulla superficie del pianeta, dei ricognitori pattugliavano la zona orbitale aspettando l'arrivo della forza di occupazione principale e dando la caccia ad astronavi umane superstiti per scongiurare qualche mossa disperata.
Inaspettatamente il suo apparato di comunicazione captò il segnale rit-mico costante di un SOS. Mentre manovrava la nave verso il punto d'origine del segnale, Joanna si rese conto che si trattava di una richiesta di soccorso inviata da una capsula di salvataggio.
Uno dei difensori umani in qualche modo era riuscito a eiettare una capsula! Mentre il veicolo di salvataggio andava alla deriva, il superstite solitario a bordo chiedeva aiuto, ma tutti i suoi compagni erano stati eliminati.
Non c'era nessuno che potesse soccorrerlo con la Terra completamente sotto il fuoco nemico.
Incerta sul da farsi, Joanna seguì il segnale puntando su un piccolo con-tenitore ellissoidale. Il messaggio automatico continuava monotono ri-chiamando l'attenzione, invocando l'aiuto di qualcuno.
Joanna immaginò il coraggio di quel soldato. Conoscendo abbastanza bene il genere umano sapeva che quell'uomo doveva avere terrore degli slan inumani, ignaro della differenza tra i senzantenne e i "serpenti". Nonostante ciò, quando il suo pianeta si era trovato in pericolo, lui era salito a bordo di un'astronave terrestre, molto inferiore rispetto a quelle avanzate dell'avanguardia senzantenne, ed era entrato in orbita per combattere contro il nemico. Che follia! Il soldato era un eroe, decise Joanna, o uno sciocco.
«C'è qualcuno ancora vivo lì a bordo?» trasmise, avvicinandosi alla capsula alla deriva.
«Sì, sono qui!» rispose una voce stridula, la voce di un giovane. «Sono il capitano Byron Campbell, unico superstite della mia nave. Cannoniere e navigatore sono morti, uccisi dall'esplosione. Per favore, ho bisogno di aiuto.»
«Com'è la riserva di ossigeno?»
«I miei riciclatori funzionano ancora. Posso resistere un altro paio di giorni. Per favore, riportatemi a Centropolis. Probabilmente, stanno ancora combattendo laggiù.» Joanna stentava a credere a tanta ingenuità. «La mia squadriglia si è alzata in volo per affrontare il nemico, ma quegli sporchi slan avevano seminato mine in tutta l'orbita. Hanno piazzato trappole esplosive attorno a tutto il nostro pianeta! La maggior parte delle navi della mia squadriglia sono state distrutte. Vigliacchi schifosi!»
I rottami alla deriva nello spazio non davano l'idea dell'entità del massacro. «Capitano Campbell, la Terra è già caduta. Nessuno verrà a soccorrer-la.»
«Ma c'è lei.»
Le si formò un groppo in gola. Prima che Joanna potesse rispondere, un'altra nave sopraggiunse velocissima, uno dei ricognitori dell'avanguardia, simili a squali. «Comandante Hillory, mi scuso per non averla intercet-tata prima! Benvenuta sulla Terra. Vedrà che è tutto a posto. Abbiamo eliminato la maggior parte dei fastidi. Mi spiace per questo. È solo un particolare in sospeso da sistemare.»
La voce di Campbell si incrinò, colma di disgusto. Il capitano urlò a Joanna. «Tu! Sei una di loro!»
Il ricognitore dell'avanguardia piombò sul nemico e aprì il fuoco, sca-gliando scariche di energia che disintegrarono il capitano Byron Campbell e la sua capsula di salvataggio. Joanna trattenne il respiro, ma non parlò. Il danno era fatto. Quell'uomo era morto, la capsula distrutta.
«Devo scendere sulla superficie» disse, fredda ed efficiente. «Ho ordini dell'Autorità.» Osservò i rottami in fiamme della capsula, pezzi di metallo ardente che si allontanavano lenti. «Non ho bisogno di una scorta se mi ga-rantite via libera fino a Centropolis.»
Il pilota del ricognitore trasmise una conferma. Joanna scese verso le principali città della Terra. Nella turbolenza della guerra non sapeva come avrebbe fatto a trovare Jommy Cross, ma credeva di sapere dove cominciare a cercare. Lei e Jommy avevano già iniziato a fare dei piani durante le sue ultime ore a Cimmerium, ma adesso era andato tutto in fumo, grazie alla violenza sfrontata e impaziente di Jem Lorry.
Joanna doveva trovarlo se voleva sperare di arrestare un simile disastro.
Era certa che Jommy fosse l'unico in grado di estrarre una soluzione dal cilindro.
Con un senso di scoramento, Joanna sorvolò le rovine fumanti. Jommy era laggiù, da qualche parte, e lei sapeva che doveva essere ancora vivo.
Le navi senzantenne s'incrociavano in cielo, in cerca di resistenza residua, anche se Centropolis sembrava gravemente sconfitta. I tetti erano saltati in aria, cannoni antiaerei e strumenti difensivi erano stati tolti di mezzo.
Avvicinandosi ulteriormente, rimase sbigottita, ma non del tutto sorpresa, quando scoprì che il grande palazzo era stato raso al suolo, completamente cancellato.
Joanna fece atterrare la nave nelle vicinanze. Era lì che avrebbe concentrato le ricerche. Tra le continue esplosioni e il caos nelle strade, nessuno badò al suo piccolo ricognitore. Le navi spigolose degli invasori di tanto in tanto sganciavano ancora qualche bomba per mantenere il clima di terrore.
Joanna smontò dal ricognitore, scostandosi dalla fronte i capelli ricci castano scuro. Era da un po' di tempo che non respirava l'aria pura della Terra. Volute di fumo dagli edifici in fiamme salivano in cielo aggiungendo un odore acre, pungente. In piedi sulle macerie, Joanna spostò lo sguardo verso i frammenti crollati e la zona distrutta dal fuoco.
Nulla sarebbe potuto scampare a tale devastazione.
In cuor suo Joanna voleva credere che Jommy avesse trovato una via di fuga. Ma anche ammettendo che ci fosse riuscito, come avrebbe fatto a mettersi in contatto? Jommy non sapeva che Joanna lo cercava, e nemmeno che era venuta sulla Terra. In che modo Joanna poteva scoprire con sicurezza che fine avesse fatto Jommy Cross?
Mentre fissava il palazzo raso al suolo, non aveva idea di dove iniziare a cercare.
19
«Guai a te se ti avvicini» disse la vecchia. La canna del fucile era salda nelle sue mani. «Hai una bella faccia tosta a tornare qua. La Nonna intende proteggere la sua casa.»
Jommy le sorrise, non intimidito dall'arma. «Credo che sia casa mia,
Nonna. L'ho pagata io.»
«È casa mia!» La vecchia brandeggiò il fucile, mirando a tutti quanti.
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sp; Petty si riparò rannicchiandosi dietro la macchina, mentre Gray restò accanto alla figlia, posandole una mano sulla spalla con fare protettivo.
Servendosi delle antenne, Jommy inviò pensieri interrogativi e sentimenti calmanti. Nei quattro anni in cui aveva vissuto lì con la vecchia, aveva lavorato molto per modificarle la personalità, per eliminare la corruzione dalla sua mente contorta. L'aveva trasformata in qualcosa di simile a una persona normale, ma la vecchia ne aveva passate parecchie ultimamente... e lui non essendo presente non aveva potuto consolidare l'opera di trasformazione. La vecchia sicuramente non era capace di mostrare compassione, almeno non in modo spontaneo.
«Nonna, ti pare questa la maniera di salutare chi arriva?»
«Preferirei dire addio. O meglio ancora, riposa in pace. »
Sempre sorridendo, Jommy era certo di spuntarla. Nessuno al mondo conosceva la Nonna e le sue debolezze meglio di lui. La donna avida lo aveva manovrato quando era solo un ragazzo e costretto a commettere molti crimini. Però lo aveva anche salvato da assassini come Petty. Jommy aveva un debito di gratitudine con lei, anche se sapeva benissimo che l'aveva già ricompensata più che abbondantemente.
«Be', da parte mia, sono contento di vederti viva e vegeta. Dopo che i senzantenne hanno quasi distrutto la valle, non sapevo se ti fossi ripresa o meno.»
La vecchia ridacchiò, senza abbassare lo schioppo. «Oh, la Nonna è brava a sopravvivere. Hai idea di quante sofferenze le hai fatto passare? Di quanto lavoro c'è voluto per ricostruire questa casa?»
In tutto il tempo trascorso insieme alla vecchia, la Nonna era sempre stata allergica alla fatica. Jommy avanzò, finché la canna del fucile fu solo a poche decine di centimetri da lui, ancora puntata contro il suo petto. «E
sembra che tu abbia fatto un ottimo lavoro.»
«L'ho fatto, eccome.» Quattro dei suoi polli giravano impettiti nell'aia davanti a loro. Uno s'infilò sotto la grossa macchina. «Ho passato parecchi momenti difficili per colpa tua, Jommy Cross.» Mantenendo l'atteggiamento stizzoso, la vecchia fissò torva Kier Gray e Kathleen. «E come se uno slan non bastasse a causarmi tante sofferenze, chi sono tutte queste persone? Sono slan anche loro?»
Petty alzò appena la testa da dietro l'automobile. Un pollo gli beccò una caviglia. Petty strillò di dolore, dando un calcio al pennuto. Perdendo qualche piuma, il pollo corse starnazzando verso la Nonna.
Jommy tese una mano dietro di sé. Kathleen avanzò e la strinse. «Questa è Kathleen Layton. È il mio grande amore.» La giovane arrossì.
Solo per un istante alla vecchia vennero gli occhi lucidi, poi atteggiò il volto rugoso a un'espressione corrucciata. «Che tenerezza. E gli altri due?
E ti conviene far colpo. Altrimenti, perché dovrei tenervi qui a casa mia?
La Nonna ha abbastanza cartucce per tutti.»
«L'uomo rannicchiato dietro la macchina è il grande cacciatore di slan John Petty, capo della polizia segreta.»
La Nonna sorrise con le labbra cartacee. «Oh, signor Petty! Ho ammirato il tuo lavoro.»
Il cacciatore di slan batté le palpebre, quindi si alzò in tutta la sua statu-ra. Cenere e fuliggine dell'automobile gli imbrattavano il petto, le guance e la giacca.
«E questo è Kier Gray, il presidente della Terra» disse Jommy. «È sufficiente per far colpo su di te?»
Reggendo il fucile nell'incavo del braccio, la Nonna frugò in una tasca del grembiule e tirò fuori una banconota da dieci crediti, sbattendola per spiegarla. La alzò con le dita ossute, fissò il ritratto sul denaro confrontan-dolo con Gray. «Sì, è proprio lui. Non sei invecchiato neanche un po', signor Gray.»
Il presidente non poté stringere la mano alla Nonna perché lei non voleva mollare il fucile. Jommy capì che la vecchia si stava rilassando ma intendeva mantenere il più a lungo possibile la sua parvenza di potere. La Nonna era fatta così.
«Da quel che dice la radio, non è più il presidente di granché. Non è stata una sorpresa per me sentire che quegli slan malvagi attaccavano. Ho sempre saputo che c'erano migliaia di loro che aspettavano solo di aggredire i bravi umani rispettosi della legge.»
«Non sono slan, Nonna. Sono una razza diversa...»
«Sono tutti slan per la Nonna! E non mi sorprenderebbe affatto scoprire che dietro questo ci siete tu e tutta la tua specie.»
Kathleen sembrava sdegnata. «Non siamo proprio responsabili di nulla!
Ci hanno dato la caccia. Il grande palazzo è stato distrutto.»
«Non agitarti, signorinella. Questa è una valle tranquilla, e io voglio che rimanga così... ricorrendo alle armi se necessario.» La vecchia abbassò lo sguardo sul fucile e finalmente posò il calcio sulla veranda. «E la vostra presenza qui fa aumentare il pericolo per la Nonna. Quante persone vi cer-cano? Potrebbero essere folle inferocite, potrebbero essere assassini... magari altri slan, magari perfino la polizia segreta.»
Poi nei suoi occhi si accese il familiare luccichio avido. «Hmm, d'altra parte, ci sarà una grossa taglia su di voi. Potrebbe essere una cifra sufficiente per ampliare la fattoria.»
La voce nota e profonda di Gray era molto regale. «Le farò una proposta, signora. Come presidente della Terra potrei pagare una somma molto più ingente di qualsiasi taglia offerta da chi ci sta dando la caccia. La consideri una ricompensa per i servigi resi.»
«Sarebbe una quantità di soldi che una donna non può nemmeno immaginare» disse Petty.
La vecchia sposto lo sguardo duro e torvo su di lui. «La Nonna ha una fervida immaginazione, signor Petty.» Gli ingranaggi nella sua testa stavano girando. «Ma se il mondo è invaso da traditori slan, neppure il presidente Gray potrà pagarmi, no? A quanto pare molto presto il suo portafoglio rischia di essere vuoto.»
Il presidente fece ricorso al proprio fascino. «Consideri la situazione in questa prospettiva: se il mondo sarà distrutto dai nostri nemici, non potrebbe spendere il denaro della taglia anche se lo avesse. Ha molto più senso aiutarci, e poi mandarci il conto.»
La nonna rifletté a lungo quindi, con un gesto fluido e rapido come l'attacco di un serpente, abbassò la mano e ghermì il pollo che beccava attorno ai fiori della veranda. Lo sollevò e gli torse il collo. Il pennuto ebbe a malapena il tempo di gracchiare.
«D'accordo, potete fermarvi a cena.» La vecchia sogghignò. «Vi mostrerò come dò il benvenuto ai miei ospiti.»
20
Quando Anthea entrò nella camera blindata dell'archivio della biblioteca, le luci si accesero automaticamente alimentate dal generatore di emergenza. L'aria viziata aveva un sentore metallico di riciclatori, filtri e deu-midificatori.
Anthea vide un labirinto di meraviglie, tesori al di là delle sue aspettative più ottimistiche. Anche con la sua nuova capacità di lettura rapida, aveva parecchia roba da studiare. Fermandosi, rimase un attimo sbalordita: gli occhietti color nocciola del suo bambino erano bramosi, si guardavano attorno.
Gli scaffali metallici erano pieni di scatole di documenti rigonfie e in-giallite. Sui libri spiccavano adesivi bianchi e rossi che dicevano "Segreta-to" e "Riservato". Molti volumi sembravano incredibilmente vecchi. Su un tavolino c'era un mucchio di documenti rivestiti di polimero, ritagli di giornale conservati che risalivano a quando gli slan erano apparsi per la prima volta. Alcuni ritagli citavano sostenitori espliciti, mentre altri dichiaravano che quei nuovi "terribili mutanti" costituivano un grave pericolo per l'umanità. Le date sui giornali appartenevano a un calendario completamente diverso. Anthea non era in grado di dire quanti anni avesse davvero quel materiale.
Dopo avere trovato un posto sicuro e comodo dove adagiare il piccino, Anthea rivolse la propria attenzione ai vecchi documenti. Quando erano cominciati a nascere dei bambini dotati di antenne inaspettatamente, sembrava erano stati trattati come scherzi di natura, stranezze, disadattati.
Quando il pubblico aveva cominciato a scoprire i poteri della nuova razza, una moltitudine di slan era ormai nata in tutto il mondo. Il manifestarsi delle mutazioni era un caso o faceva parte di un piano coordinato attentamente? I documenti su quel punto erano poco chiari.
Mentre la prima generazione di slan cresceva e diventava adulta, i resoconti si facevano più oscuri e inquietanti. Si erano formati nuovi gruppi radicali, in particolare un'organizzazione mascherata in tunica nera che si chiamava "Lega per la purezza umana". Vigilantes assetati di sangue, quegli individui davano la caccia agli slan e li linciavano.
Alcuni slan coraggiosi della prima generazione agirono in qualità di portavoce in dibattiti radiofonici e televisivi, invocando comprensione e accettazione. I portavoce sostenevano che gli slan non sceglievano di essere ciò che erano, ma che non potevano rinunciare al proprio retaggio. Volevano semplicemente vivere in pace come qualsiasi altro essere umano, occuparsi degli affari loro.
I loro detrattori, tuttavia, insistevano che gli "affari degli slan" consiste-vano nel distruggere il genere umano "inferiore", esattamente come l'uomo moderno avrebbe cacciato e sterminato gli uomini di Neandertal. "Uno slan non può che pensarla così" sosteneva il capo della Lega per la purezza umana. "Devono ritenersi superiori, e se loro si ritengono superiori, allora tutti gli umani devono preoccuparsi."
Questo atteggiamento aveva suscitato le proteste degli slan militanti, che avevano reagito al pregiudizio e alla persecuzione rivendicando i propri diritti. "Noi siamo superiori. Noi siamo la fase successiva dell'evoluzione umana. Perché dovremmo vergognarci delle nostre capacità e delle nostre doti? Dovremmo usarle, non nasconderle."
Assimilando informazioni alla massima velocità con cui riusciva a spulciare i documenti, Anthea lesse provando un senso crescente di orrore. In quattro episodi distinti, vigilantes in tunica nera avevano trascinato fuori dalle loro case in piena notte dei fautori dei diritti degli slan, poi li avevano drogati per stordirli e appannare i loro poteri mentali. Gli uomini della Le-ga per la purezza umana avevano tagliato le antenne agli attivisti slan, quindi avevano impiccato le vittime a lampioni o alberi come esempio
"che tutti i bravi esseri umani avrebbero dovuto seguire".