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Paradiso (The Divine Comedy series Book 3)

Page 40

by Dante


  “O donna in cui la mia speranza vige, → →

  e che soffristi per la mia salute

  81

  in inferno lasciar le tue vestige,

  di tante cose quant’ i’ ho vedute,

  dal tuo podere e da la tua bontate

  84

  riconosco la grazia e la virtute.

  Tu m’hai di servo tratto a libertate →

  per tutte quelle vie, per tutt’ i modi

  87

  che di ciò fare avei la potestate.

  La tua magnificenza in me custodi, →

  sì che l’anima mia, che fatt’ hai sana,

  90

  piacente a te dal corpo si disnodi.”

  Così orai; e quella, sì lontana →

  come parea, sorrise e riguardommi;

  93

  poi si tornò a l’etterna fontana.

  E ’l santo sene: “Acciò che tu assommi → →

  perfettamente,” disse, “il tuo cammino,

  96

  a che priego e amor santo mandommi, →

  vola con li occhi per questo giardino; →

  ché veder lui t’acconcerà lo sguardo

  99

  più al montar per lo raggio divino.

  E la regina del cielo, ond’ïo ardo

  tutto d’amor, ne farà ogne grazia,

  102

  però ch’i’ sono il suo fedel Bernardo.” →

  Qual è colui che forse di Croazia → →

  viene a veder la Veronica nostra,

  105

  che per l’antica fame non sen sazia,

  ma dice nel pensier, fin che si mostra:

  “Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,

  108

  or fu sì fatta la sembianza vostra?”;

  tal era io mirando la vivace →

  carità di colui che ’n questo mondo,

  111

  contemplando, gustò di quella pace.

  “Figliuol di grazia, quest’ esser giocondo,” →

  cominciò elli, “non ti sarà noto,

  114

  tenendo li occhi pur qua giù al fondo;

  ma guarda i cerchi infino al più remoto, →

  tanto che veggi seder la regina

  117

  cui questo regno è suddito e devoto.”

  Io levai li occhi; e come da mattina → →

  la parte orïental de l’orizzonte

  120

  soverchia quella dove ’l sol declina,

  così, quasi di valle andando a monte

  con li occhi, vidi parte ne lo stremo

  123

  vincer di lume tutta l’altra fronte.

  E come quivi ove s’aspetta il temo → →

  che mal guidò Fetonte, più s’infiamma, →

  126

  e quinci e quindi il lume si fa scemo,

  così quella pacifica oriafiamma →

  nel mezzo s’avvivava, e d’ogne parte

  129

  per igual modo allentava la fiamma;

  e a quel mezzo, con le penne sparte, →

  vid’ io più di mille angeli festanti,

  132

  ciascun distinto di fulgore e d’arte.

  Vidi a lor giochi quivi e a lor canti

  ridere una bellezza, che letizia

  135

  era ne li occhi a tutti li altri santi;

  e s’io avessi in dir tanta divizia →

  quanta ad imaginar, non ardirei →

  138

  lo minimo tentar di sua delizia.

  Bernardo, come vide li occhi miei →

  nel caldo suo caler fissi e attenti, →

  li suoi con tanto affetto volse a lei,

  142

  che ’ miei di rimirar fé più ardenti.

  PARADISO XXXII

  Affetto al suo piacer, quel contemplante →

  libero officio di dottore assunse, →

  3

  e cominciò queste parole sante:

  “La piaga che Maria richiuse e unse, → →

  quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi

  6

  è colei che l’aperse e che la punse.

  Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,

  siede Rachel di sotto da costei →

  9

  con Bëatrice, sì come tu vedi. →

  Sarra e Rebecca, Iudìt e colei →

  che fu bisava al cantor che per doglia →

  12

  del fallo disse ‘Miserere mei,’

  puoi tu veder così di soglia in soglia →

  giù digradar, com’ io ch’a proprio nome

  15

  vo per la rosa giù di foglia in foglia.

  E dal settimo grado in giù, sì come →

  infino ad esso, succedono Ebree,

  18

  dirimendo del fior tutte le chiome;

  perché, secondo lo sguardo che fée

  la fede in Cristo, queste sono il muro

  21

  a che si parton le sacre scalee.

  Da questa parte onde ’l fiore è maturo

  di tutte le sue foglie, sono assisi

  24

  quei che credettero in Cristo venturo;

  da l’altra parte onde sono intercisi →

  di vòti i semicirculi, si stanno

  27

  quei ch’a Cristo venuto ebber li visi.

  E come quinci il glorïoso scanno

  de la donna del cielo e li altri scanni

  30

  di sotto lui cotanta cerna fanno,

  così di contra quel del gran Giovanni, →

  che sempre santo ’l diserto e ’l martiro →

  33

  sofferse, e poi l’inferno da due anni;

  e sotto lui così cerner sortiro →

  Francesco, Benedetto e Augustino →

  36

  e altri fin qua giù di giro in giro. →

  Or mira l’alto proveder divino: →

  ché l’uno e l’altro aspetto de la fede →

  39

  igualmente empierà questo giardino.

  E sappi che dal grado in giù che fiede →

  a mezzo il tratto le due discrezioni,

  42

  per nullo proprio merito si siede,

  ma per l’altrui, con certe condizioni: →

  ché tutti questi son spiriti asciolti

  45

  prima ch’avesser vere elezïoni.

  Ben te ne puoi accorger per li volti →

  e anche per le voci püerili,

  48

  se tu li guardi bene e se li ascolti.

  Or dubbi tu e dubitando sili; → → →

  ma io discioglierò ’l forte legame

  51

  in che ti stringon li pensier sottili.

  Dentro a l’ampiezza di questo reame

  casüal punto non puote aver sito,

  54

  se non come tristizia o sete o fame:

  ché per etterna legge è stabilito

  quantunque vedi, sì che giustamente

  57

  ci si risponde da l’anello al dito; →

  e però questa festinata gente

  a vera vita non è sine causa

  60

  intra sé qui più e meno eccellente.

  Lo rege per cui questo regno pausa →

  in tanto amore e in tanto diletto,

  63

  che nulla volontà è di più ausa,

  le menti tutte nel suo lieto aspetto

  creando, a suo piacer di grazia dota

  66

  diversamente; e qui basti l’effetto.

  E ciò espresso e chiaro vi si nota → →

  ne la Scrittura santa in quei gemelli

  69

  che ne la madre ebber l’ira commota.

  Però, secondo il color d’i capelli,

  di cotal grazia l’altissimo lume

  72

  degnamente convien che s’incappelli.

  Dunque, sanza mercé di lor cos
tume,

  locati son per gradi differenti,

  75

  sol differendo nel primiero acume.

  Bastavasi ne’ secoli recenti →

  con l’innocenza, per aver salute,

  78

  solamente la fede d’i parenti;

  poi che le prime etadi fuor compiute, →

  convenne ai maschi a l’innocenti penne

  81

  per circuncidere acquistar virtute;

  ma poi che ’l tempo de la grazia venne,

  sanza battesmo perfetto di Cristo →

  84

  tale innocenza là giù si ritenne.

  Riguarda omai ne la faccia che a Cristo →

  più si somiglia, ché la sua chiarezza

  87

  sola ti può disporre a veder Cristo.”

  Io vidi sopra lei tanta allegrezza →

  piover, portata ne le menti sante

  90

  create a trasvolar per quella altezza,

  che quantunque io avea visto davante,

  di tanta ammirazion non mi sospese,

  93

  né mi mostrò di Dio tanto sembiante;

  e quello amor che primo lì discese,

  cantando “Ave, Maria, gratïa plena,” →

  96

  dinanzi a lei le sue ali distese.

  Rispuose a la divina cantilena → →

  da tutte parti la beata corte,

  99

  si ch’ogne vista sen fé più serena.

  “O santo padre, che per me comporte →

  l’esser qua giù, lasciando il dolce loco

  102

  nel qual tu siedi per etterna sorte,

  qual è quell’ angel che con tanto gioco →

  guarda ne li occhi la nostra regina,

  105

  innamorato sì che par di foco?”

  Così ricorsi ancora a la dottrina

  di colui ch’abbelliva di Maria, →

  108

  come del sole stella mattutina.

  Ed elli a me: “Baldezza e leggiadria →

  quant’ esser puote in angelo e in alma,

  111

  tutta è in lui; e sì volem che sia,

  perch’ elli è quelli che portò la palma

  giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio

  114

  carcar si volse de la nostra salma.

  Ma vieni omai con li occhi sì com’ io →

  andrò parlando, e nota i gran patrici →

  117

  di questo imperio giustissimo e pio.

  Quei due che seggon là sù più felici →

  per esser propinquissimi ad Agusta, →

  120

  son d’esta rosa quasi due radici:

  colui che da sinistra le s’aggiusta → →

  è ’l padre per lo cui ardito gusto

  123

  l’umana specie tanto amaro gusta;

  dal destro vedi quel padre vetusto

  di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi

  126

  raccomandò di questo fior venusto.

  E quei che vide tutti i tempi gravi, →

  pria che morisse, de la bella sposa

  129

  che s’acquistò con la lancia e coi clavi,

  siede lungh’ esso, e lungo l’altro posa →

  quel duca sotto cui visse di manna

  132

  la gente ingrata, mobile e retrosa.

  Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna, →

  tanto contenta di mirar sua figlia,

  135

  che non move occhio per cantare osanna;

  e contro al maggior padre di famiglia →

  siede Lucia, che mosse la tua donna

  138

  quando chinavi, a rovinar, le ciglia.

  Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna, →

  qui farem punto, come buon sartore →

  141

  che com’ elli ha del panno fa la gonna;

  e drizzeremo li occhi al primo amore, →

  sì che, guardando verso lui, penètri

  144

  quant’ è possibil per lo suo fulgore.

  Veramente, ne forse tu t’arretri → →

  movendo l’ali tue, credendo oltrarti, →

  147

  orando grazia conven che s’impetri

  grazia da quella che puote aiutarti;

  e tu mi seguirai con l’affezione, →

  sì che dal dicer mio lo cor non parti.”

  151

  E cominciò questa santa orazione: →

  PARADISO XXXIII

  “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, → →

  umile e alta più che creatura, →

  3

  termine fisso d’etterno consiglio, →

  tu se’ colei che l’umana natura →

  nobilitasti sì, che ’l suo fattore

  6

  non disdegnò di farsi sua fattura.

  Nel ventre tuo si raccese l’amore, →

  per lo cui caldo ne l’etterna pace →

  9

  così è germinato questo fiore.

  Qui se’ a noi meridïana face →

  di caritate, e giuso, intra ’ mortali, →

  12

  se’ di speranza fontana vivace.

  Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

  che qual vuol grazia e a te non ricorre, →

  15

  sua disïanza vuol volar sanz’ ali. →

  La tua benignità non pur soccorre

  a chi domanda, ma molte fïate →

  18

  liberamente al dimandar precorre.

  In te misericordia, in te pietate, →

  in te magnificenza, in te s’aduna

  21

  quantunque in creatura è di bontate.

  Or questi, che da l’infima lacuna →

  de l’universo infin qui ha vedute

  24

  le vite spiritali ad una ad una,

  supplica a te, per grazia, di virtute

  tanto, che possa con li occhi levarsi

  27

  più alto verso l’ultima salute.

  E io, che mai per mio veder non arsi →

  più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi →

  30

  ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

  perché tu ogne nube li disleghi

  di sua mortalità co’ prieghi tuoi,

  33

  sì che ’l sommo piacer li si dispieghi. →

  Ancor ti priego, regina, che puoi →

  ciò che tu vuoli, che conservi sani,

  36

  dopo tanto veder, li affetti suoi.

  Vinca tua guardia i movimenti umani:

  vedi Beatrice con quanti beati

  39

  per li miei prieghi ti chiudon le mani!”

  Li occhi da Dio diletti e venerati, →

  fissi ne l’orator, ne dimostraro

  42

  quanto i devoti prieghi le son grati;

  indi a l’etterno lume s’addrizzaro,

  nel qual non si dee creder che s’invii

  45

  per creatura l’occhio tanto chiaro.

  E io ch’al fine di tutt’ i disii →

  appropinquava, si com’ io dovea,

  48

  l’ardor del desiderio in me finii. →

  Bernardo m’accennava, e sorridea, →

  perch’ io guardassi suso; ma io era →

  51

  già per me stesso tal qual ei volea:

  ché la mia vista, venendo sincera, →

  e più e più intrava per lo raggio

  54

  de l’alta luce che da sé è vera.

  Da quinci innanzi il mio veder fu maggio →

  che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede,

  57

  e cede la memoria a tanto oltraggio. →

  Qual è colüi che sognando vede, → → →

  che dopo ’l sogno
la passione impressa

  60

  rimane, e l’altro a la mente non riede,

  cotal son io, ché quasi tutta cessa →

  mia visïone, e ancor mi distilla → →

  63

  nel core il dolce che nacque da essa.

  Così la neve al sol si disigilla; →

  così al vento ne le foglie levi →

  66

  si perdea la sentenza di Sibilla. →

  O somma luce che tanto ti levi → →

  da’ concetti mortali, a la mia mente

  69

  ripresta un poco di quel che parevi,

  e fa la lingua mia tanto possente,

  ch’una favilla sol de la tua gloria

  72

  possa lasciare a la futura gente;

  ché, per tornare alquanto a mia memoria

  e per sonare un poco in questi versi,

  75

  più si conceperà di tua vittoria.

  Io credo, per l’acume ch’io soffersi →

  del vivo raggio, ch’i’ sarei smarrito, →

  78

  se li occhi miei da lui fossero aversi.

  E’ mi ricorda ch’io fui più ardito

  per questo a sostener, tanto ch’i’ giunsi

  81

  l’aspetto mio col valore infinito.

  Oh abbondante grazia ond’ io presunsi

  ficcar lo viso per la luce etterna,

  84

  tanto che la veduta vi consunsi!

  Nel suo profondo vidi che s’interna, → → →

  legato con amore in un volume,

  87

  ciò che per l’universo si squaderna:

  sustanze e accidenti e lor costume

  quasi conflati insieme, per tal modo

 

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