“I’d gladly give you some of mine,” Nedda was told by one of her companions who had a kinder heart, “but if it should keep on raining tomorrow—honestly!—on top of losing my day’s pay, I wouldn’t want to eat up all my bread, too.”
“I don’t have that worry,” Nedda replied with a mean smile.
– Perché?
– Perché non ho pane di mio. Quel po’ che ci avevo, insieme a quei pochi quattrini li ho lasciati alla mamma.
– E vivi della sola minestra?
– Sì, ci sono avvezza; rispose Nedda semplicemente.
– Maledetto tempaccio, che ci ruba la nostra giornata! imprecò un’altra.
– To’ prendi dalla mia scodella.
– Non ho più fame; riprese la varannisa ruvidamente a mo’ di ringraziamento.
– Tu che bestemmi la pioggia del buon Dio, non mangi forse del pane anche tu! disse la castalda a colei che avea imprecato contro il cattivo tempo. E non sai che pioggia d’autunno vuol dire buon anno!
Un mormorìo generale approvò quelle parole.
– Sì, ma intanto son tre buone mezze giornate che vostro marito toglierà dal conto della settimana!
Altro mormorìo d’approvazione.
– Hai forse lavorato in queste tre mezze giornate perché ti s’abbiano a pagare? rispose trionfalmente la vecchia.
– È vero! è vero! risposero le altre con quel sentimento istintivo di giustizia che c’è nelle masse, anche quando questa giustizia danneggia gli individui.
La castalda intuonò il rosario, le avemarie si seguirono col loro monotono brontolìo accompagnate da qualche sbadiglio. Dopo le litanie si pregò per i vivi e per i morti; allora gli occhi della povera Nedda si riempirono di lagrime, e dimenticò di rispondere amen.
– Che modo è cotesto di non rispondere amen! le disse la vecchia in tuono severo.
– Pensava alla mia povera mamma che è tanto lontana: rispose Nedda facendosi seria.
Poi la castalda diede la santa notte, prese la lucerna e andò via. Qua e là, per la cucina o attorno al fuoco, s’improvvisarono i giacigli in forme pittoresche; le ultime fiamme gettarono vacillanti chiaroscuri sui gruppi e su gli atteggiamenti diversi. Era una buona fattoria quella, e il padrone non risparmiava, come tant’altri, fave per la minestra, né legna pel focolare, né strame pei giacigli. Le donne dormivano in cucina, e gli uomini nel fienile. Dove poi il padrone è avaro, o la fattoria è piccola, uomini e donne dormono alla rinfusa, come meglio possono, nella stalla, o altrove, sulla paglia o su pochi cenci, i figliuoli accanto ai genitori, e quando il
“Why not?”
“Because I have no bread. The little I had, I left with my mother, along with our few coins.”
“And you live on just the food they dish out?”
“Yes, I’m used to that,” Nedda replied simply.
“Damn this bad weather that’s robbing us of our day’s pay!” another woman cursed.
“Here, take some from my bowl.”
“I’m not hungry anymore,” the girl from Viagrande replied roughly as a way of saying thank you.
“You, the one cursing the good Lord’s rain, don’t you eat bread like everyone else?” said the farm manager’s wife to the woman who had damned the bad weather. “Don’t you know that rain in autumn means a good crop?”
A general murmuring gave approval to her speech.
“Yes, but in the meantime your husband will deduct three good half-days from our weekly pay!”
Another murmur of approval.
“And did you work during those three half-days to earn any pay?” the old woman replied triumphantly.
“It’s true! It’s true!” the others replied with that instinctive feeling for justice that people possess in the aggregate, even when that same justice harms them individually.
The farm manager’s wife recited the rosary, and the Hail Marys succeeded one another with their monotonous rumble, accompanied by a few yawns. After the litanies they prayed for the dead and for the living; then Nedda’s eyes filled with tears, and she forgot to say amen.
“What manners are these, not to say amen?!” the old lady said to her in severe tones.
“I was thinking about my poor mother who’s so far away,” replied Nedda, becoming serious.
Then the farm manager’s wife wished them a “blessed night,” took the oil lamp, and left. Here and there, in the kitchen or around the fire, they improvised sleeping places in picturesque forms; the last flames cast wavering chiaroscuros on the groups and their various postures. That tenant farmhouse was a good one, and the owner wasn’t stingy, like so many others, with beans for the soup, wood for the hearth, or straw for the pallets. The women slept in the kitchen, the men in the hayloft. Where the boss is cheap, or the farmhouse is small, men and women sleep all together, as best they can, in the stable or elsewhere, on the straw or on a little heap of rags, the children
genitore è ricco, e ha una coperta di suo, la distende sulla sua famigliuola; chi ha freddo si addossa al vicino, o mette i piedi nella cenere calda, o si copre di paglia, s’ingegna come può; dopo un giorno di fatica, e per ricominciare un altro giorno di fatica, il sonno è profondo, come un despota benefico, e la moralità del padrone non è permalosa che per negare il lavoro alla ragazza che, essendo prossima a divenir madre, non potesse compiere le sue dieci ore di fatica.
Prima di giorno le più mattiniere erano uscite per vedere che tempo facesse, e l’uscio che sbatteva ad ogni momento sugli stipiti spingeva turbini di pioggia e di vento freddissimo su quelli che intirizziti dormivano ancora. Ai primi albori il castaldo era venuto a spalancare l’uscio, per svegliare anche i più pigri, giacché non è giusto defraudare il padrone di un minuto della giornata lunga dieci ore che egli paga il suo bravo tarì, e qualche volta anche tre carlini (sessantacinque centesimi!) oltre la minestra!
– Piove! era la parola uggiosa che correva su tutte le bocche con accento di malumore. La Nedda, appoggiata all’uscio, guardava tristamente i grossi nuvoloni color di piombo che gettavano su di lei le livide tinte del crepuscolo. La giornata era fredda e nebbiosa; le foglie avvizzite si staccavano dal ramoscello, strisciavano lungo i rami, e svolazzavano alquanto prima di andare a cadere sulla terra fangosa, e il rigagnolo s’impantanava in una pozzanghera dove s’avvoltolavano voluttuosamente dei maiali: le vacche mostravano il muso nero attraverso il cancello che chiudeva la stalla, e guardavano la pioggia, che cadeva, con occhio malinconico; i passeri, rannicchiati sotto le tegole della gronda, pigolavano in tuono piagnoloso.
– Ecco un’altra giornata andata a male! mormorò una delle ragazze addentando un grosso pan nero.
– Le nuvole si distaccano dal mare laggiù, disse Nedda stendendo il braccio; sul mezzogiorno forse il tempo cambierà.
– Però quel birbo del fattore non ci pagherà che un terzo della giornata!
– Sarà tanto di guadagnato.
– Sì, ma il nostro pane che mangiamo a tradimento?
– E il danno che avrà il padrone delle ulive che andranno a male, e di quelle che si perderanno fra la mota?
– È vero! disse un’altra.
– Ma provati ad andare a raccogliere una sola di quelle ulive che andranno perdute fra una mezz’ora, per accompagnarla al tuo pane asciutto, e vedrai quel che ti darà di giunta il fattore.
alongside the parents; when the father is wealthy enough to have a blanket of his own, he spreads it out over his family; anyone who’s cold presses up against his neighbor, or puts his feet in the warm ashes, or covers himself with straw—whatever he can devise. After a hard day’s work, and when the next day will be just as hard, sleep is deep, like a well-meaning despot, and the owner’s morals are fastidious only when it comes to denying work to a girl who’s close to giving birth and thus couldn’t put in ten strenuous hours.
Before daybreak the earliest risers had gone out to see what the weather was like, and the door, slamming between its jambs every minute, drove in whirlwinds of rain and freezing air onto those who were still asleep, all numb. At t
he first gleam of dawn the farm manager had come to throw the door wide open and to arouse even the laziest, since it’s unfair to cheat the proprietor out of even a minute of the ten-hour day that he pays for with a good tarì, and sometimes even with three carlini (seventy-five centesimi!) besides the food!
“It’s raining,” was the gloomy phrase on everyone’s lips, in a discontented tone. Nedda, leaning against the door jamb, was looking gloomily at the huge, lead-colored clouds that were casting the livid tints of dawn upon her. The day was cold and foggy; the withered leaves were becoming detached from their twigs, were slithering down the boughs, and fluttering a little before they finally fell onto the muddy ground; and the streamlet was swelling into a big puddle in which pigs were wallowing voluptuously. The cows were showing their black muzzles through the gate that barred the stable, and were looking at the falling rain with melancholy eyes. The sparrows, huddled beneath the tiles of the eaves, were peeping in querulous tones.
“Here’s another day gone to waste!” murmured one of the girls, biting into a large loaf of dark bread.
“The clouds are pulling away from the sea over yonder,” said Nedda, stretching out her arm. “By noon, maybe, the weather will change.”
“But that scoundrelly farm manager will pay us only a third of our day’s wages!”
“It will still be that much earned.”
“Yes, but what about our bread that we’re eating at our own expense?”
“And what about the loss that the owner will take for the olives that rot on the trees and the ones that get lost in the mud?”
“That’s true!” another woman said.
“But just try to go and pick up just one of those olives, which will get spoiled in a half-hour, so you can eat it along with your dry bread, and you’ll see what a bonus the farm manager will give you!”
– È giusto, perché le ulive non sono nostre!
– Ma non son nemmeno della terra che se le mangia!
– La terra è del padrone to’! replicò Nedda trionfante di logica, con certi occhi espressivi.
– È vero anche questo; rispose un’altra che non sapeva che rispondere.
– Quanto a me preferirei che continuasse a piovere tutto il giorno piuttosto che stare una mezza giornata carponi in mezzo al fango, con questo tempaccio, per tre o quattro soldi.
– A te non ti fanno nulla tre o quattro soldi, non ti fanno! esclamò Nedda tristamente.
La sera del sabato, quando fu l’ora di fare il conto della settimana, dinanzi alla tavola del fattore, tutta carica di cartaccie e di bei gruzzoletti di soldi, gli uomini più turbolenti furono pagati i primi, poscia le più rissose delle donne, in ultimo, e peggio, le timide e le deboli. Quando il fattore le ebbe fatto il suo conto Nedda venne a sapere che, detratte le due giornate e mezzo di riposo forzato, restava ad avere quaranta soldi.
La povera ragazza non osò aprir bocca. Solo le si riempirono gli occhi di lagrime.
– E lamentati per giunta, piagnucolona! gridò il fattore, il quale gridava sempre da fattore coscienzioso che difende i soldi del padrone. Dopo che ti pago come le altre, e sì che sei più povera e più piccola delle altre! e ti pago la tua giornata come nessun proprietario ne paga una simile in tutto il territorio di Pedara, Nicolosi e Trecastagne! Tre carlini, oltre la minestra!
– Io non mi lamento! disse timidamente Nedda intascando quei pochi soldi che il fattore, come ad aumentarne il valore, avea conteggiato per grani. La colpa è del tempo che è stato cattivo e mi ha tolto quasi la metà di quel che avrei potuto buscarmi.
– Pigliatela col Signore! disse il fattore ruvidamente.
– Oh, non col Signore! ma con me che son tanto povera!
– Pagagli intiera la sua settimana a quella povera ragazza; disse al fattore il figliuolo del padrone che assisteva alla ricolta delle ulive. Non sono che pochi soldi di differenza.
– Non devo darle che quel ch’è giusto!
– Ma se te lo dico io!
“That’s only fair, because the olives don’t belong to us!”
“No more do they belong to the ground that swallows them up!”
“Look, the ground belongs to the proprietor!” Nedda retorted, proud of her logic, her eyes very expressive.
“That’s true, too,” replied another woman, who didn’t know how to reply.
“As for me, I’d prefer it to keep raining all day long rather than remaining on all fours for half a day in the middle of the mud, in this rotten weather, for three or four soldi.”
“Three or four soldi make no difference to you, none at all!” exclaimed Nedda gloomily.
On Saturday evening, when it was time to be paid for the week, in front of the farm manager’s table, which was loaded down with stacks of papers and beautiful piles of coins, the more turbulent men were the first to be paid; then the more quarrelsome of the women; then, last and most poorly, the shy and weak women. When the farm manager had paid her, Nedda learned that, after deducting the two-and-a-half days of enforced leisure, she was left with only forty soldi.
The poor girl didn’t dare open her mouth. Her eyes merely filled with tears.
“Go around moaning, on top of everything else, crybaby!” yelled the farm manager, who always yelled like a conscientious manager defending his employer’s pocketbook. “After I give you the same pay as the rest, even though you’re poorer and smaller than the rest! And I pay you a wage that no other proprietor pays in the whole territory of Pedara, Nicolosi, and Trecastagni! Three carlini besides the chow!”
“I’m not complaining,” Nedda said timidly, pocketing the small sum of money that the farm manager had dealt out coin by coin, as if to make it look like more. “The weather’s to blame, which has been bad and has deprived me of almost half of what I could have made.”
“Take it up with God!” said the farm manager rudely.
“Oh, not with God, but with myself, for being so poor!”
“Pay that poor girl for a full week,” the proprietor’s son,1 who was attending the olive harvest, said to the manager. “There’s only a slight difference in the amount.”
“I mustn’t give her more than is fair!”
“But I’m authorizing you to!”
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1. The author may be referring to himself in younger years, because the Vergas had property in the area.
– Tutti i proprietari del vicinato farebbero la guerra a voi e a me se facessimo delle novità.
– Hai ragione! rispose il figliuolo del padrone, che era un ricco proprietario e avea molti vicini.
Nedda raccolse quei pochi cenci che erano suoi, e disse addio alle compagne.
– Vai a Ravanusa a quest’ora! dissero alcune.
– La mamma sta male!
– Non hai paura?
– Sì, ho paura per questi soldi che ho in tasca; ma la mamma sta male, e adesso che non son costretta a star più qui a lavorare mi sembra che non potrei dormire se mi fermassi ancora stanotte.
– Vuoi che t’accompagni? le disse in tuono di scherzo il giovane pecorajo.
– Vado con Dio e con Maria; disse semplicemente la povera ragazza prendendo la via dei campi a capo chino.
Il sole era tramontato da qualche tempo e le ombre salivano rapidamente verso la cima della montagna. Nedda camminava sollecita, e quando le tenebre si fecero profonde cominciò a cantare come un uccelletto spaventato. Ogni dieci passi voltavasi indietro, paurosa, e allorché un sasso, smosso dalla pioggia che era caduta, sdrucciolava dal muricciolo, e il vento le spruzzava bruscamente addosso a guisa di gragnuola la pioggia raccolta nelle foglie degli alberi, ella si fermava tutta tremante, come una capretta sbrancata. Un assiolo la seguiva d’albero in albero col suo canto lamentoso, ed ella tutta lieta di quella compagnia lo imitava col fischio di tempo in tempo, perché l’uccello non si stancasse di seguirla. Quando passava dinanzi ad una cappelletta, accanto alla porta di qualche fattoria, si fermava un istante nella viottola per dire in fretta un’avemaria, stando all’erta che non le saltasse addosso dal muro
di cinta il cane di guardia che abbaiava furiosamente; poi partiva di passo più lesto rivolgendosi due o tre volte a guardare il lumicino che ardeva in omaggio alla Santa e rischiarava la via al fattore quando egli tornava tardi alla sera. – Quel lumicino le dava coraggio, e la faceva pregare per la sua povera mamma. Di tempo in tempo un pensiero doloroso le stringeva il cuore come una fitta improvvisa, e allora si metteva a correre, e contava ad alta voce per stordirsi, o pensava ai giorni più allegri della vendemmia, o alle sere d’estate, quando, con la più bella luna del mondo, si tornava a stormi dalla Piana, dietro la cornamusa che suonava allegramente; ma il suo pensiero ritornava sempre là, dinanzi al misero giaciglio della sua inferma. Inciampò in una scheggia di lava tagliente come un
“Every landowner in these parts would declare war on you and me both if we followed new ways.”
“You’re right,” replied the son of the proprietor, who was a wealthy landowner and had many neighbors.
Nedda gathered up her few rags and said good-bye to her companions.
“You’re going to Ravanusa at this hour!” some of them said.
“My mother is ill!”
“Aren’t you afraid?”
“Yes, I’m afraid for this money I’ve got in my pocket; but my mother is ill, and now that I’m not forced to remain here and work anymore, I don’t think I could sleep if I stayed here tonight.”
“Do you want me to escort you?” the young shepherd said jokingly.
“I’m going with God and His Mother,” the poor girl said simply, as she set out toward the fields with bowed head.
The sun had set some time earlier, and the shadows were rapidly climbing toward the summit of the mountain. Nedda was worried as she walked, and when the darkness became deep she began singing like a frightened songbird. Every ten paces she turned around fearfully, and whenever a stone, loosened by the rain that had fallen, rolled down from the low wall and the wind suddenly sprayed her with a shower of the rain that had collected in the leaves of the trees, she would halt all a-tremble, like a young goat that had strayed from the flock. A scops owl was following her from tree to tree with its mournful call, and she, overjoyed at having that company, whistled in imitation of it every once in a while so that the bird wouldn’t grow tired of following her. Whenever she passed by a small shrine near the gate to some farm, she’d stop on the path for a moment to utter a rapid Hail Mary, keeping alert lest the furiously barking watchdog leap onto her from the enclosing wall; then she’d resume her journey at a brisker pace, turning back two or three times to look at the little lamp that was burning in honor of the Blessed Virgin and lighting the way for the farm manager when he came home in the late evening.—That little lamp gave her courage, and made her pray for her poor mother. From time to time a sorrowful thought gripped her heart with a sudden twinge, and then she’d start to run, singing aloud to numb her mind, or she’d think about the happier days of the grape harvest or about the summer evenings when, in the loveliest imaginable moonlight, crowds of folk would come back from the Plain of Catania, following the merrily playing bagpipe. But her thoughts always reverted to her sick mother’s wretched bedside. She stumbled over a sliver of lava as sharp
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