rasojo, e si lacerò un piede, l’oscurità era sì fitta che alle svolte della viottola la povera ragazza spesso urtava contro il muro o la siepe, e cominciava a perder coraggio e a non sapere dove si trovasse. Tutt’a un tratto udì l’orologio della Punta che suonava le nove così vicino che sembrolle i rintocchi le cadessero sul capo, e sorrise come se un amico l’avesse chiamata per nome in mezzo ad una folla di stranieri.
Infilò allegramente la via del villaggio cantando a sguarciagola la sua bella canzone, e tenendo stretti nella mano, dentro la tasca del grembiule, i suoi quaranta soldi.
Passando dinanzi alla farmacia vide lo speziale ed il notaro tutti inferraiuolati che giocavano a carte. Alquanto più in là incontrò il povero matto di Punta che andava su e giù, da un capo all’altro della via, colle mani nelle tasche del vestito, canticchiando la solita canzone che l’accompagna da venti anni, nelle notti d’inverno e nei meriggi della canicola. Quando fu ai primi alberi del diritto viale che fa capo a Ravanusa incontrò un pajo di buoi che venivano a passo lento ruminando tranquillamente.
– Ohé! Nedda! gridò una voce nota.
– Sei tu! Janu?
– Sì, son io, coi buoi del padrone.
– Da dove vieni? domandò Nedda senza fermarsi.
– Vengo dalla Piana. Son passato da casa tua; tua madre t’aspetta.
– Come sta la mamma?
– Al solito.
– Che Dio ti benedica! esclamò la ragazza come se avesse temuto di peggio, e ricominciò a correre.
– Addio! Nedda! le gridò dietro Janu.
– Addio, balbettò da lontano Nedda.
E le parve che le stelle splendessero come soli, che tutti gli alberi, che conosceva ad uno ad uno, stendessero i rami sulla sua testa per proteggerla, e che i sassi della via le accarezzassero i piedi indolenziti.
L’indomani, poiché era domenica, venne la visita del medico, che concedeva ai suoi malati poveri il giorno che non poteva consacrare ai suoi poderi. Una triste visita davvero! perché il buon dottore che non era abituato a far complimenti coi suoi clienti, e nel casolare di Nedda non c’era anticamera, né amici di casa ai quali potere annunziare il vero stato dell’inferma.
Nella giornata seguì anche una mesta funzione; venne il curato in rocchetto, il sagrestano coll’olio santo, e due o tre comari che
as a razor and cut her foot; the darkness was so dense that at the bends in the path the poor girl often bumped into a wall or a hedge. She was starting to lose courage, not recognizing where she was. All at once she heard the tower clock at Punta ringing nine so close by that she thought the strokes were falling on her head, and she smiled as if a friend had called her by name in the midst of a throng of strangers.
Cheerfully she entered the village street, singing her lovely song at the top of her lungs and holding her forty soldi tightly in her hand inside the pocket of her overalls.
As she passed in front of the pharmacy she saw the druggist and the notary, all wrapped up in their cloaks, playing cards. A little farther along she met the poor madman of Punta; he was walking up and down, from one end of the street to the other, with his hands in his jacket pockets, humming his usual song, which had kept him company for twenty years, in the winter nights and the dog-day noons. When she reached the first trees on the straight road leading to Ravanusa, she met a team of oxen coming slowly toward her as they calmly chewed their cud.
“Hey, Nedda!” shouted a familiar voice.
“Is that you, Janu?”
“Yes, it’s me, with the boss’s oxen.”
“Where are you coming from?” Nedda asked without stopping.
“I’m coming from the Plain. I looked in at your place; your mother’s expecting you.”
“How is Mother?”
“Same as usual.”
“God bless you!” the girl explained, as if she had feared something worse, and she started to run again.
“Good-bye, Nedda!” Janu called after her.
“Good-bye!” Nedda stammered from a distance.
And it seemed to her that the stars were shining like suns, that all the trees, which she knew one by one, were extending their boughs over her head to protect her, and that the stones on her path were caressing her aching feet.
The next day, because it was Sunday, they were visited by the doctor, who granted his unmonied patients the day he couldn’t devote to his profitable cases. A sad visit, in truth, because the good doctor wasn’t accustomed to stand on ceremony with his patients, and because in Nedda’s cottage there was no waiting room, nor friends of the family to whom he could report the sick woman’s real condition.
During the day another sad function followed; the parish priest came in his surplice, the sacristan with the consecrated oil, and two or three
borbottavano non so che preci. La campanella del sagrestano squillava acutamente in mezzo ai campi, e i carrettieri che l’udivano fermavano i loro muli in mezzo alla strada, e si cavavano il berrreto. Quando Nedda l’udì per la sassosa viottola che metteva dallo stradale al casolare tirò su la coperta tutta lacera dell’inferma, perché non si vedesse che mancavano le lenzuola, e piegò il suo più bel grembiule bianco sul deschetto zoppo che avea reso fermo con dei mattoni. Poi, mentre il prete compiva il suo ufficio, andò ad inginocchiarsi fuori dell’uscio, balbettando macchinalmente delle preci, guardando come trasognata quel sasso dinanzi alla soglia su cui la sua vecchierella soleva scaldarsi al sole di marzo, e ascoltando con orecchio disattento i consueti rumori delle vicinanze, ed il via vai di tutta quella gente che andava per i proprii affari senza avere angustie pel capo. Il curato partì, ed il sagrestano indugiò invano sull’uscio perché gli facessero la solita limosina pei poveri.
Lo zio Giovanni vide a tarda ora della sera la Nedda che correva sulla strada di Punta.
– Ohé! dove vai a quest’ora?
– Vado per una medicina che ha ordinato il medico.
Lo zio Giovanni era economo e brontolone.
– Ancora medicine! borbottò, dopo che ha ordinato la medicina dell’olio santo! già loro fanno a metà collo speziale, per dissanguare la povera gente! Fai a mio modo, Nedda, risparmia quei quattrini e vatti a star colla tua vecchia.
– Chissà che non avesse a giovare! rispose tristamente la ragazza chinando gli occhi, e affrettò il passo.
Lo zio Giovanni rispose con un brontolìo. Poi le gridò dietro: – Ohé la varannisa!
– Che volete?
– Anderò io dallo speziale. Farò più presto di te, non dubitare. Intanto non lascerai sola la povera malata.
Alla ragazza vennero le lagrime agli occhi.
– Che Dio vi benedica! gli disse, e volle anche mettergli in mano i denari.
– I denari me li darai poi; le disse ruvidamente lo zio Giovanni, e si diede a camminare colle gambe dei suoi vent’anni.
La ragazza tornò indietro e disse alla mamma: – C’è andato lo zio Giovanni, – e lo disse con voce dolce insolitamente.
La moribonda udì il suono dei soldi che Nedda posava sul deschetto, e la interrogò cogli occhi. – Mi ha detto che glieli darò poi; rispose la figlia.
neighbor women who muttered some prayers or other. The sacristan’s high-pitched handbell rang across the fields, and the carters who heard it stopped their mules in the middle of the road and doffed their caps. When Nedda heard it on the stony path leading from the highroad to her cottage, she pulled up the sick woman’s tattered blanket so no one could see there were no sheets, and she folded her prettiest white apron over the wobbly little table she had shored up with bricks. Then, while the priest was performing his rite, she went and knelt down outside the door, mechanically stammering out prayers and, as if in a daze, staring at the stone in front of the threshold on which her old mother used to warm herself in the March sun, and listening with an inattentive ear to the familiar sounds of her surroundings and the comings and goings of all those people occupied with their own business without worries in their heads. The priest left, while the sacristan lingered in vain at the door
to receive the customary alms for the poor.
“Uncle” Giovanni saw Nedda running down the road to Punta late in the evening.
“Hey! Where are you going at this hour?”
“I’m going for a medicine that the doctor prescribed.”
“Uncle” Giovanni was thrifty and grumpy.
“More medicine,” he muttered, “after prescribing the medicine of the consecrated oil! They’re in cahoots with the druggists to bleed poor folk dry! Take my advice, Nedda, save that money and go stay at your mother’s side.”
“But it might possibly do her some good!” the girl replied roughly, lowering her eyes, and she ran faster.
“Uncle” Giovanni replied with a grumble. Then he called after her: “Hey, girl from Viagrande!”
“What do you want?”
“I’ll go to the druggist’s. I’ll get there before you would, take my word for it. Meanwhile you won’t be leaving the poor sick woman alone.”
Tears came to the girl’s eyes.
“God bless you!” she said, and she tried to put the money in his hand.
“You’ll give me the money later,” said “Uncle” Giovanni harshly, and he started to walk as if he were still twenty.
The girl returned home and told her mother: “‘Uncle’ Giovanni has gone.” She said this with a sweet voice unusual for her.
The dying woman heard the clink of the coins that Nedda was placing on the table, and questioned her with her eyes. “He said I should give it to him later,” her daughter replied.
– Che Dio gli paghi la carità! mormorò l’inferma, così non resterai senza un quattrino.
– Oh, mamma!
– Quanto gli dobbiamo allo zio Giovanni?
– Dieci lire. Ma non abbiate paura, mamma! Io lavorerò!
La vecchia la guardò a lungo coll’occhio semispento, e poscia l’abbracciò senza aprir bocca. Il giorno dopo vennero i becchini, il sagrestano e le comari. Quando Nedda ebbe acconciato la morta nella bara, coi suoi migliori abiti, le mise fra le mani un garofano che avea fiorito dentro una pentola fessa, e la più bella treccia dei suoi capelli; diede ai becchini quei pochi soldi che le rimanevano perché facessero a modo, e non scuotessero tanto la morta per la viottola sassosa del cimitero; poi rassettò il lettuccio e la casa, mise in alto, sullo scaffale, l’ultimo bicchiere di medicina, e andò a sedersi sulla soglia dell’uscio guardando il cielo.
Un pettirosso, il freddoloso uccelletto del novembre, si mise a cantare fra le frasche e i rovi che coronavano il muricciolo di faccia all’uscio, e alcune volte, saltellando fra le spine e gli sterpi, la guardava con certi occhietti maliziosi come se volesse dirle qualche cosa: Nedda pensò che la sua mamma, il giorno innanzi, l’avea udito cantare. Nell’orto accanto c’erano delle ulive per terra, e le gazze venivano a beccarle, ella le avea scacciate a sassate, perché la moribonda non ne udisse il funebre gracidare, adesso le guardò impassibile, e non si mosse, e quando sulla strada vicina passarono il venditore di lupini, o il vinaio, o i carrettieri, che discorrevano ad alta voce per vincere il rumore dei loro carri e delle sonagliere dei loro muli, ella diceva: costui è il tale, quegli è il tal altro. Allorché suonò l’avemaria, e s’accese la prima stella della sera, si rammentò che non doveva andar più per le medicine alla Punta, ed a misura che i rumori andarono perdendosi nella via, e le tenebre a calare nell’orto, pensò che non avea più bisogno di accendere il lume.
Lo zio Giovanni la trovò ritta sull’uscio.
Ella si era alzata udendo dei passi nella viottola, perché non aspettava più nessuno.
– Che fai costà? le domandò lo zio Giovanni. Ella si strinse nelle spalle, e non rispose.
Il vecchio si assise accanto a lei, sulla soglia, e non aggiunse altro.
– Zio Giovanni, disse la ragazza dopo un lungo silenzio, adesso che non ho più nessuno, e che posso andar lontano a cercar lavoro, partirò
“May God repay his kindness!” the sick woman murmured. “This way you won’t be left penniless.”
“Oh, Mother!”
“How much do we owe ‘Uncle’ Giovanni?”
“Ten lire. But don’t be afraid, Mother! I’ll work for it!”
The old woman gave her a long look with her dying eyes, and then hugged her without saying a word. The next day the undertakers arrived, as did the sacristan and the neighbor women. When Nedda had laid out the dead woman in the coffin with her best clothes, she placed in her hands a carnation that had bloomed in a cracked cooking pot, and the most beautiful tress of her own hair; she gave the undertakers the little money she had left so they would do a proper job and not shake the dead woman too much on the stony path to the cemetery; then she made up the cot again, straightened up the house, placed the last glass of medicine up on a high shelf, and sat down on the threshold, looking at the sky.
A robin, that songbird of November so sensitive to the cold, began singing in the bushes and brambles that crowned the low wall opposite the door and, at times, as it hopped among the thorns and the dry branches, it would look at her with mischievous eyes, as if it wanted to tell her something: it occurred to Nedda that, just one day before, her mother had heard it sing. In the adjoining vegetable garden there were olives on the ground, and the magpies were coming to peck at them; she had been chasing them away with stones so the dying woman wouldn’t hear their gloomy croaking, but now she looked at them impassively, and didn’t budge. And when there passed down the nearby road the lupin vendor, or the wineseller, or the carters, who were talking loud to drown out the noise of their carts and the harness bells of their mules, she’d say: this is so-and-so, that’s so-and-so. When the Angelus sounded, and the first star of evening appeared, she recalled that it was no longer necessary to go to Punta for medicine, and, as the sounds of the road gradually diminished and darkness fell on the garden, it occurred to her that she had no further need to light the lamp.
“Uncle” Giovanni found her standing in the doorway.
She had stood up when she heard footsteps on the path, because she was no longer expecting anyone.
“What are you doing there?” “Uncle” Giovanni asked her. She shrugged her shoulders and made no answer.
The old man sat down next to her, on the threshold, and added nothing further.
“‘Uncle’ Giovanni,” the girl said after a long silence, “now that I have no one left in the world, and I can travel far looking for work, I’ll
per la Roccella ove dura ancora la ricolta delle ulive, e al ritorno vi restituirò i denari che ci avete imprestati.
– Io non son venuto a domandarteli, i tuoi denari! le rispose burbero lo zio Giovanni.
Ella non disse altro, ed entrambi rimasero zitti ad ascoltare l’assiolo che cantava.
Nedda pensò ch’era forse quello stesso che l’avea accompagnata dal Pino, a sentì gonfiarlesi il cuore.
– E del lavoro ne hai? domandò finalmente lo zio Giovanni.
– No, ma qualche anima caritatevole troverò che me ne darà.
– Ho sentito dire che ad Aci Catena pagano le donne abili per incartare le arancie in ragione di una lira al giorno, senza minestra, e ho subito pensato a te; tu hai già fatto quel mestiere lo scorso marzo, e devi esser pratica. Vuoi andare?
– Magari!
– Bisognerebbe trovarsi domani all’alba al giardino del Merlo, sull’angolo della scorciatoia che conduce a S. Anna.
– Posso anche partire stanotte. La mia povera mamma non ha voluto costarmi molti giorni di riposo!
– Sai dove andare?
– Sì. Poi mi informerò.
– Domanderai all’oste che sta sulla strada maestra di Valverde, al di là del castagneto ch’è sulla sinistra della via. Cercherai di Massaro Vinirannu, e dirai che ti mando io.
– Ci andrò, disse la povera ragazza tutta giuliva.
– Ho pensato che non avresti avuto del pane per la settimana, disse lo zio Giovanni, cavando un grosso pan nero dalla profonda tasca del suo vestito, e posandolo sul deschetto.
La Nedda si fece ross
a, come se facesse lei quella buona azione. Poi dopo qualche istante gli disse:
– Se il signor curato dicesse domani la messa per la mamma io gli farei due giornate di lavoro alla ricolta delle fave.
– La messa l’ho fatta dire; rispose lo zio Giovanni.
– Oh! la povera morta pregherà anche per voi! mormorò la ragazza coi grossi lagrimoni agli occhi.
Infine, quando lo zio Giovanni se ne andò, e udì perdersi in lontananza il rumore dei suoi passi pesanti, chiuse l’uscio, e accesse la candela. Allora le parve di trovarsi sola al mondo, ed ebbe paura di dormire in quel povero lettuccio ove soleva coricarsi accanto alla sua mamma.
go to Roccella, where they’re still harvesting the olives, and when I’m back I’ll return the money you’ve lent us.”
“I didn’t come to ask for your money!” “Uncle” Giovanni replied gruffly.
Sicilian Stories Page 5