Sicilian Stories
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Her mother, poor thing, had nothing to say in reply; she’d listen to her, sitting beside the bed, her kerchief on her head, and her face yellow with sickness. In the daytime she remained in the doorway, in the sun, staying there in peace and quiet until the hour when the sunset
quieta e zitta sino all’ora in cui il tramonto impallidiva sui tetti nerastri dirimpetto, e le comari chiamavano a raccolta le galline.
Soltanto, quando veniva il dottore a visitarla, e la figliuola le accostava alla faccia la candela, domandava al medico, con un sorriso timido:
– Per carità, vossignoria . . . È cosa lunga?
Santo, che aveva un cuor d’oro, rispondeva:
– Non me ne importa di spendere in medicine, finché quella povera vecchierella resta qui, e so di trovarla nel suo cantuccio tornando a casa. Poi ha lavorato anch’essa la sua parte, quand’era tempo; e allorché saremo vecchi, i nostri figli faranno altrettanto per noi.
E accadde pure che Carmenio al Camemi aveva acchiappato le febbri. Se il padrone fosse stato ricco gli avrebbe comperato le medicine; ma curatolo Vito era un povero diavolo che campava su di quel po’ di mandra, e il ragazzo lo teneva proprio per carità, ché quelle quattro pecore avrebbe potuto guardarsele lui, se non fosse stata la paura della malaria. Poi voleva fare anche l’opera buona di dar pane all’orfanello di compare Nanni, per ingraziarsi la Provvidenza che doveva aiutarlo, doveva, se c’era giustizia in cielo. Che poteva farci se possedeva soltanto quel pezzetto di pascolo al Camemi, dove la malaria quagliava come la neve, e Carmenio aveva presa la terzana? Un dì che il ragazzo si sentiva le ossa rotte dalla febbre, e si lasciò vincere dal sonno a ridosso di un pietrone che stampava l’ombra nera sulla viottola polverosa, mentre i mosconi ronzavano nell’afa di maggio, le pecore irruppero nei seminati del vicino, un povero maggese grande quanto un fazzoletto da naso, che l’arsura s’era mezzo mangiato. Nonostante zio Cheli, rincantucciato sotto un tettuccio di frasche, lo guardava come la pupilla degli occhi suoi, quel seminato che gli costava tanti sudori, ed era la speranza dell’annata. Al vedere le pecore che scorazzavano. – Ah! che non ne mangiano pane, quei cristiani? – E Carmenio si svegliò alle busse ed ai calci dello zio Cheli, il quale si mise a correre come un pazzo dietro le pecore sbandate, piangendo ed urlando. Ci volevano proprio quelle legnate per Carmenio, colle ossa che gli aveva già rotte la terzana! Ma gli pagava forse il danno al vicino cogli strilli e cogli ahimè? – Un’annata persa, ed i miei figli senza pane quest’inverno! Ecco il danno che hai fatto, assassino! Se ti levassi la pelle non basterebbe!
Zio Cheli si cercò i testimonii per citarli dinanzi al giudice colle pecore di curatolo Vito. Questi, al giungergli della citazione, fu come un colpo d’accidente per lui e sua moglie. – Ah! quel birbante di Carmenio ci ha rovinati del tutto! Andate a far del bene, che ve lo rendono in tal maniera! Potevo forse stare nella malaria a guardare le
was growing pale on the blackish roofs across the way, and the neighbor women were calling in their chickens.
But when the doctor came to see her, and her daughter brought the candle close to her face, she’d ask the doctor, with a shy smile:
“Please, sir . . . Do I have much time?”
Santo, who had a heart of gold, would answer:
“I don’t care how much I spend on medicine during the time my poor old mother is still with us and I know I can find her in her corner when I get back home. Besides, she did her share of work when she was able to, and when we’re old, our children will do the same for us.”
And it also came about that Carmenio had caught the fever at Camemi. If his master had been rich, he would have bought medicine for him; but sheep farmer Vito was a poor devil who lived off that small flock, and kept the boy on out of pure charity, because he could easily have looked after that handful of sheep himself, if he hadn’t been afraid of malaria. Besides, he also wanted to do the good deed of feeding neighbor Nanni’s orphan boy, to get into the good graces of Providence, which was bound to help him, it was bound to, if there was any justice in Heaven. What could he do if all he owned was that tiny pasture at Camemi, where the bad air condensed like snow, and Carmenio had caught a tertian fever? One day when the boy felt the fever breaking his bones, and let himself be overcome by sleep in the shelter of a big rock that imprinted its black shadow on the dusty lane while the horseflies were buzzing in the May sultriness, the sheep invaded the neighbor’s grainfield, a poor patch of ground as big as a handkerchief and half-devoured by drought. All the same, “Uncle” Cheli, huddled up under an overhang of bushes, considered it the apple of his eye, that grainfield which cost him so many pains, and was his hope for that year. When he saw the sheep running around in it, he cried: “What! Don’t those people eat bread?” And Carmenio awoke to the blows and kicks of “Uncle” Cheli, who started running after the stray sheep like a lunatic, weeping and howling. All that Carmenio needed was that beating, with his bones already broken by the tertian fever! But did his screams and moans pay for the loss his neighbor had sustained? “A year’s crop lost, and my children without bread this winter! That’s the damage you did, you murderer! Even if I skinned you, it wouldn’t be enough!”
“Uncle” Cheli found witnesses to be summoned before the judge along with farmer Vito’s sheep. When Vito got his summons, it was like a catastrophe for him and his wife. “Oh, that rascal Carmenio has ruined us completely! Go be good to people, and that’s how they repay you! Could I be expected to stay out in the bad air watching the
pecore? Ora lo zio Cheli finisce di farci impoverire a spese! – Il poveretto corse al Camemi nell’ora di mezzogiorno, che non ci vedeva dagli occhi dalla disperazione, per tutte le disgrazie che gli piovevano addosso, e ad ogni pedata e ad ogni sorgozzone che assestava a Carmenio, balbettava ansante: – Tu ci hai ridotti sulla paglia! Tu ci hai rovinato, brigante! – Non vedete come son ridotto? – cercava di rispondere Carmenio parando le busse. – Che colpa ci ho se non potevo stare in piedi dalla febbre? Mi colse a tradimento, là, sotto il pietrone! – Ma tant’è dovette far fagotto su due piedi, dir addio al credito di due onze che ci aveva con curatolo Vito, e lasciar la mandra. Che curatolo Vito si contentava di pigliar lui le febbri un’altra volta, tante erano le sue disgrazie.
A casa Carmenio non disse niente, tornando nudo e crudo, col fagotto in spalla infilato al bastone. Solo la mamma si rammaricava di vederlo così pallido e sparuto, e non sapeva che pensare. Lo seppe più tardi da don Venerando, che stava di casa lì vicino, e aveva pure della terra al Camemi, al limite del maggese dello zio Cheli.
– Non dire il motivo per cui lo zio Vito ti ha mandato via! – suggeriva la mamma al ragazzo – se no, nessuno ti piglia per garzone. – E Santo aggiungeva pure:
– Non dir nulla che hai la terzana, se no nessuno ti vuole, sapendo che sei malato.
Però don Venerando lo prese per la sua mandra di Santa Margherita, dove il curatolo lo rubava a man salva, e gli faceva più danno delle pecore nel seminato. – Ti darò io le medicine; così non avrai il pretesto di metterti a dormire, e di lasciarmi scorazzare le pecore dove vogliono. Don Venerando aveva preso a benvolere tutta la famiglia per amor della Lucia, che la vedeva dal terrazzino quando pigliava il fresco al dopopranzo. – Se volete darmi anche la ragazza gli dò sei tarì al mese. – E diceva pure che Carmenio avrebbe potuto andarsene colla madre a Santa Margherita, perché la vecchia perdeva terreno di giorno in giorno, e almeno alla mandra non le sarebbero mancate le ova, il latte e il brodo di carne di pecora, quando ne moriva qualcuna. La Rossa si spogliò del meglio e del buono per metterle insieme un fagottino di roba bianca. Ora veniva il tempo della semina, loro non potevano andare e venire tutti i giorni da Licciardo, e la scarsezza d’ogni cosa arrivava coll’inverno. Lucia stavolta diceva davvero che voleva andarsene a servire in casa di don Venerando.
Misero la vecchiarella sul somaro, Santo da un lato e Carmenio
sheep? Now ‘Uncle’ Cheli is taking away our last few cents in expenses!” The poor man ran to Camemi at midday, blinded by his despair and all the
misfortunes that were raining down on him; and with every kick and every punch on the neck that he gave Carmenio, he’d pant and stammer: “You’ve made us paupers! You’ve ruined us, you crook!” “Can’t you see what bad shape I’m in?” Carmenio tried to counter, warding off the blows. “Is it my fault if the fever didn’t let me stay on my feet? It came over me unexpectedly there, behind the rock!” But, all the same, he had to pack up on the spot, lose the two onze that he had already earned working for farmer Vito, and leave the flock behind. Because farmer Vito was ready to catch the fever himself next time, his misfortunes had been so great.
At home Carmenio said nothing, when he returned penniless, his bundle tied to his staff over his shoulder. Only his mother regretted seeing him so pale and gaunt, and she didn’t know what to make of it. Later she learned what had happened from Don Venerando, who lived nearby but owned land at Camemi adjoining “Uncle” Cheli’s field.
“Don’t tell the reason why ‘Uncle’ Vito discharged you,” she recommended to her son, “or else no one will take you on as a hand.” And Santo added:
“Don’t let on that you have tertian fever, or else no one will want you, knowing that you’re sick.”
But Don Venerando engaged him for his flock at Santa Margherita, where his sheep farmer was robbing him openly and doing more damage than the sheep in the grainfield. “I’ll give you the medicine you need, so you won’t have the excuse of falling asleep while you let my sheep run around wherever they want.” Don Venerando had taken the whole family under his wing for Lucia’s sake, because he used to see her from his balcony when he sat in the open air during the afternoon. “If you want to let me have the girl, too, I’ll give her six tarì a month.” And he also said that Carmenio could take his mother along to Santa Margherita, because the old woman was sinking daily and, with the flock, she would at least not lack for eggs, milk, and mutton broth whenever a sheep died. Redhead deprived herself of her best possessions to put together a little bundle of linens for her. Now, sowing season was approaching, they couldn’t go and come from Licciardo every day, and everything was getting scarce with winter coming. This time Lucia actually made up her mind to go and be a servant in Don Venerando’s house.
They put the old lady on the donkey, Santo on one side and
dall’altro, colla roba in groppa; e la mamma, mentre si lasciava fare, diceva alla figliuola, guardandola cogli occhi grevi sulla faccia scialba:
– Chissà se ci vedremo? Chissà se ci vedremo? Hanno detto che tornerò in aprile. Tu statti col timor di Dio, in casa del padrone. Là almeno non ti mancherà nulla.
Lucia singhiozzava nel grembiale; ed anche la Rossa, poveretta. In quel momento avevano fatto la pace, e si tenevano abbracciate, piangendo insieme. – La Rossa ha il cuore buono – diceva suo marito. – Il guaio è che non siamo ricchi, per volerci sempre bene. Le galline quando non hanno nulla da beccare nella stia, si beccano fra di loro.
Lucia adesso era ben collocata, in casa di don Venerando, e diceva che voleva lasciarla soltanto dopo ch’era morta, come si suole, per dimostrare la gratitudine al padrone. Aveva pane e minestra quanta ne voleva, un bicchiere di vino al giorno, e il suo piatto di carne la domenica e le feste. Intanto la mesata le restava in tasca tale e quale, e la sera aveva tempo anche di filarsi la roba bianca della dote per suo conto. Il partito ce l’aveva già sotto gli occhi nella stessa casa: Brasi, lo sguattero che faceva la cucina, e aiutava anche nelle cose di campagna quando bisognava. Il padrone s’era arricchito allo stesso modo, stando al servizio del barone, ed ora aveva il don, e poderi e bestiami a bizzeffe. A Lucia, perché veniva da una famiglia benestante caduta in bassa fortuna, e si sapeva che era onesta, le avevano assegnate le faccende meno dure, lavare i piatti, scendere in cantina, e governare il pollaio; con un sottoscala per dormirvi che pareva uno stanzino, e il letto, il cassettone e ogni casa; talché Lucia voleva lasciarli soltanto dopo che era morta. In quel mentre faceva l’occhietto a Brasi, e gli confidava che fra due o tre anni ci avrebbe avuto un gruzzoletto, e poteva «andare al mondo», se il Signore la chiamava.
Brasi da quell’orecchio non ci sentiva. Ma gli piaceva la Lucia, coi suoi occhi di carbone, e la grazia di Dio che ci aveva addosso. A lei pure le piaceva Brasi, piccolo, ricciuto, col muso fino e malizioso di can volpino. Mentre lavavano i piatti o mettevano legna sotto il calderotto, egli inventava ogni monelleria per farla ridere, come se le facesse il solletico. Le spruzzava l’acqua sulla nuca e le ficcava delle foglie d’indivia fra le trecce. Lucia strillava sottovoce, perché non udissero i padroni; si rincantucciava nell’angolo del forno, rossa
Carmenio on the other, with her belongings behind her. While their mother was having this done, she said to her daughter, looking at her with eyes that were heavy in her wan face:
“Who knows if we’ll meet again? Who knows if we’ll meet again? They said I’d come back in April. Live in your master’s house with the fear of God in your heart. There at least you won’t want for anything.”
Lucia was weeping into her apron, and so was Redhead, poor thing. By that time they had made peace, and were hugging each other and crying together. “Redhead has a good heart,” her husband said. “The trouble is that we aren’t rich so we can always love one another. When hens don’t have anything to peck at in their coop, they peck at one another.”
Lucia now had a good position in Don Venerando’s house; she said she didn’t want to leave it till she was dead (this was a customary expression of gratitude toward one’s master). She had bread and soup whenever she wanted, a glass of wine daily, and a plate of meat on Sundays and holidays. Meanwhile her monthly pay remained in her pocket intact, and in the evenings she even had time of her own for spinning white linens for her dowry. She already had a prospective husband within view in the same house: Brasi, the scullion who worked in the kitchen and also helped out with outdoor chores when necessary. Her master had grown rich in the same way, as a servant to the baron; and now he had the title “Don” and farms and livestock galore. Because Lucia came from a family that had been well-to-do but had declined into poverty, and was known to be respectable, he had assigned her the less onerous chores, washing dishes, going to the cellar for wine, and tending the chickens; as sleeping quarters she had a space under the stairs that was like a small room, with a bed, a chest of drawers, and everything. So that Lucia wanted to hold on to all that as long as she lived. In the meantime she flirted with Brasi, and told him in confidence that in two or three years she would have accumulated a nest egg, and would be able to “set up as a married woman” if the Lord so chose.
Brasi was deaf to any talk of marriage, but he liked Lucia, with her coal-black eyes and her natural charm. She liked Brasi, too; he was short and curly-haired, and had the same kind of shrewd and mischievous face as a Pomeranian. While they were washing dishes or putting wood under the kettle, he’d invent all sorts of pranks to make her laugh, as if he were tickling her. He’d splash water on the back of her neck, and stick endive leaves3 in her hair. Lucia would squeal quietly,
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3. A folk love-charm.
in viso al pari della bragia, e gli gettava in faccia gli strofinacci ed i sarmenti, mentre l’acqua gli sgocciolava nella schiena come una delizia.
– «E colla carne si fa le polpette – fate la vostra, ché la mia l’ho fatta».
– Io no! – rispondeva Lucia. – A me non mi piacciono questi scherzi.
Brasi fingeva di restare mortificato. Raccattava la foglia d’indivia che gli aveva buttato in faccia, e se la ficcava in petto, dentro la camicia, brontolando:
– Questa è roba mia. Io non vi tocco. È roba mia e ha da star qui. Se volete mettervi della roba mia allo stesso posto, a voi! – E faceva atto di strapparsi una manciata di capelli per offrirglieli, cacciando fuori tanto di lingua.
Ella lo picchiava con certi pugni sodi da contadina che lo facevano aggobbire, e gli davano dei cattivi sogni la notte, diceva lui. Lo pigliava pei capelli, come un cagnuolo, e sentiva un certo piacere a ficcare
le dita in quella lana morbida e ricciuta.
– Sfogatevi! sfogatevi! Io non sono permaloso come voi, e mi lascierei pestare come la salsiccia dalle vostre mani.
Una volta don Venerando li sorprese in quei giuochetti e fece una casa del diavolo. Tresche non ne voleva in casa sua; se no li scacciava fuori a pedate tutt’e due. Piuttosto quando trovava la ragazza sola in cucina, le pigliava il ganascino, e voleva accarezzarla con due dita.
– No! no! – replicava Lucia. – A me questi scherzi non mi piacciono. Se no piglio la mia roba e me ne vado.
– Di lui ti piacciono, di lui! E di me che sono il padrone, no? Cosa vuol dire questa storia? Non sai che posso regalarti degli anelli e dei pendenti di oro, e farti la dote, se ne ho voglia?
Davvero poteva fargliela, confermava Brasi, che il padrone aveva denari quanti ne voleva, e sua moglie portava il manto di seta come una signora, adesso che era magra e vecchia peggio di una mummia; per questo suo marito scendeva in cucina a dir le barzellette colle ragazze. Poi ci veniva per guardarsi i suoi interessi, quanta legna ardeva e quanta carne mettevano al fuoco. Era ricco, sì, ma sapeva quel che ci vuole a far la roba, e litigava tutto il giorno con sua moglie, la quale aveva dei fumi in testa, ora che faceva la signora, e si lagnava del fumo dei sarmenti e del cattivo odore delle cipolle.
– La dote voglio farmela io colle mie mani – rimbeccava Lucia. – La figlia di mia madre vuol restare una ragazza onorata, se un cristiano la cerca in moglie.
so her employers wouldn’t hear; she’d huddle up in the oven corner, as red in the face as the embers, and she’d throw the rags and vine runners in his face, while the water trickled down her back delightfully.
“Meatballs are made out of meat. Make yours, because I’ve made mine,” he quoted, inviting her to keep up her end of the game.