Rune
Page 32
— Cosa possiamo fare da soli, Harry? — chiese Grace, sarcastica. — Mettere fuori uso una stazione televisiva? Sopraffare il personale e far saltare l'edificio? Stiamo parlando di una multinazionale che dispone di mezzi praticamente illimitati. Secondo me, dovremmo rivolgerci alla polizia, chiarire la tua posizione in modo che non sospettino più di te, e lasciare che al resto pensino loro.
— No. Non ci crederanno subito, e quando riusciremo a convincere qualcuno sarà già troppo tardi. Dev'esserci un altro sistema.
— Fammelo sapere quando lo trovi. Sono proprio curiosa — disse Grace, infilando il soprabito.
— Ho dovuto lasciare l'auto da Carmody — spiegò Harry, mentre uscivano. — All'interno, forse avevano nascosto chissà cosa.
Mentre attraversavano la strada, non notarono la Mercedes scura luccicante parcheggiata in prossimità della curva a qualche decina di metri dietro di loro. Slattery pulì il parabrezza appannato col dorso di un guanto di pelle, e socchiuse gli occhi arrossati osservando i due che si allontanavano.
— Potrei prendere il camion dello studio. Però dovremmo andare nella direzione sbagliata per arrivare fino al camion. Se non vogliamo perdere tempo, ci conviene andare in autobus. — Grace prese Harry a braccetto. — Povero Harry... tutti questi viaggi sui mezzi pubblici. Non è quello a cui eri abituato, eh?
— È il minore dei miei problemi — borbottò lui. — Non posso tornare a casa senza essere arrestato. Non posso andare all'agenzia perché la polizia sarà già stata là. E poi, dubito di avere ancora un impiego. Non posso usare la carta di credito della compagnia perché ormai sarà stata segnalata. Non posso nemmeno usare la tessera del mio conto corrente perché l'operazione viene registrata dal computer della banca, e gli uomini di Carmody potrebbero individuare l'ora e il luogo del prelievo. Non sono al sicuro neppure in strada. Non ho più nulla, a parte i vestiti che ho addosso.
— Che sono sporchi di fango. Dobbiamo trovare degli indumenti puliti per te. Cominci a dare nell'occhio, conciato così.
Mentre raggiungevano la fermata dell'autobus, cominciarono a cadere dei goccioloni di pioggia.
— Fantastico — disse Harry, alzando gli occhi socchiusi al cielo. — Forse adesso verrò colpito anche da un fulmine per completare l'opera.
— Non penso di avere abbastanza soldi per due biglietti — annunciò Grace, frugando nella borsetta mentre arrivava l'autobus. — Ti è rimasto qualche spicciolo?
— Incredibile. — Harry rivoltò le tasche, esasperato. — Ho speso fino all'ultimo centesimo per venire da te. Adesso che facciamo?
— Assumi un'aria innocente — rispose Grace. — Stai per prendere la tua prima lezione di evasione tariffaria: si viaggia a sbafo.
Davanti a loro, l'ingresso della biblioteca era nascosto dall'ombra del cavalcavia. Mentre l'acquazzone imperversava, Grace precedette Harry sul retro dell'edificio. La donna anziana che aprì la porta sembrava stanca e spaventata. Fatte le presentazioni, li guidò lungo un corridoio umido che immetteva nella sala principale.
— Ho chiuso a chiave tutta la biblioteca da quando ho trovato il nastro che ha ucciso Frank — spiegò. — Nessun altro ha cercato di entrare, ma è solo questione di tempo.
Li condusse nella stanza del personale, e chiuse la porta. — Questo è il posto più asciutto. Il tetto perde quando piove. Non sapevo quale fosse la cosa migliore da fare... ero incerta. Avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi credesse.
— Abbiamo avuto lo stesso problema — disse Harry. — Sarà bene che le raccontiamo quel che sappiamo.
Durante la mezz'ora successiva, i tre discussero della loro situazione e delle alternative che avevano. La voce fievole di Dorothy aveva un tono di pacata autorevolezza, e Harry si domandò che cosa spingesse quella donna indipendente a vegliare solitària in quella biblioteca. Non era molto al corrente degli aspetti pratici relativi al programma di espansione di Carmody, però sembrava possedere un bagaglio considerevole di conoscenze esoteriche sulle leggi che governavano la simbologia runica. Harry, d'altro canto, presentò un piano d'azione stiracchiato che comprendeva l'assalto del quartier generale della odel, e così facendo riuscì a restituire un lieve colorito al volto della bibliotecaria.
— È comunemente documentato che il Diavolo verrà riportato al potere da accoliti inconsapevoli — spiegò Dorothy. — I suoi discepoli gli ridaranno il comando senza rendersene conto. Non dubito che le piacerebbe fare irruzione nei loro uffici con un'arma spianata, signor Buckingham, ma non è questa la soluzione giusta per vincere. Questo è un conflitto antico, in cui la lotta per il bene e il male si ripete in mille modi diversi attraverso i secoli. Il massimo che si possa ottenere è una vittoria temporanea di breve durata. E l'unico modo per ottenerla è agendo a livello spirituale. — Uno scroscio improvviso di pioggia si abbattè sulla finestra, facendola sussultare sulla sedia.
— D'accordo. — Harry alzò le mani. — Capisco che c'è un significato più profondo in tutto questo. Ma le tecniche di Carmody possono anche essere considerate... — s'interruppe, cercando una definizione adatta — tecnologia di marketing aggressivo. — Grace sbuffò, l'espressione sarcastica. — Voglio che i piani di quell'uomo vadano in fumo, voglio vedere distrutta la sua società — continuò Harry. — Sicuramente, l'unico modo per colpirli è usando la loro stessa tecnologia.
— C'è un altro sistema. Venite con me, per favore. — Dorothy si alzò e li condusse di nuovo nella sala principale. Dato il cielo plumbeo temporalesco, i grandi scaffali erano immersi in un'oscurità sinistra, ma Dorothy era restia ad accendere le luci. Non voleva attirare l'attenzione sulla biblioteca. In cima alla scala dello scantinato, sganciò il cordone cremisi e lo posò da parte.
— Di solito non porto nessuno dabbasso con me. Frank si è sempre sentito a disagio nel seminterrato. — Mentre la seguivano, indicò gli scaffali cadenti sotto di loro. — Ecco — disse orgogliosa, alzando una mano macchiettata di piccole chiazze brune. — Questa è la vera biblioteca. Contiene tutto ciò che rimane della Collezione Huxley, una delle migliori collezioni di testi occultistici esistenti al mondo, l'ultima ancora in mano a un privato.
Grace arrivò in fondo alla scala e avanzò tra gli scaffali, meravigliata. Il primo libro che prese le si sfasciò tra le dita.
— Perché non la cede allo stato? — chiese. — Potrebbero salvare questi volumi prima che vadano distrutti per sempre.
— Sì, è probabile — annuì Dorothy. — Però li sottrarrebbero anche al pubblico, ne proibirebbero l'uso, e solo pochi privilegiati potrebbero consultarli. Questi libri incitano alla ribellione, condonano in gran parte la perversione, rappresentano i limiti estremi della libertà di parola. C'è troppo interesse per il male. Cosa direbbe il governo di fronte a opere che parlano della divinità e che dedicano uno spazio altrettanto ampio al Diavolo?
— Ai partiti politici concedono spazi televisivi uguali — osservò Grace.
Dorothy sorrise. — No, preferisco che la raccolta rimanga accessibile alle persone che credono ancora nel potere della parola scritta, per quanto possa essere pericoloso. — Prese il libro dalle mani di Grace e premette delicatamente la copertina sul frontespizio, quasi stesse cercando di sanarne le ferite. — Di sopra sono alle prese con gruppi di pressione pro famiglia che vorrebbero eliminare i romanzi dove si parla dell'aborto in termini favorevoli. Naturalmente, non hanno visto quello che c'è qua sotto. — S'incamminò tra le pagine marce che si erano attaccate al pavimento umido, osservando gli scaffali. — Ho qualcosa che ci aiuterà... sempre che riesca a trovarlo.
— Oh, fantastico — mormorò Harry. — Adesso tirerà fuori il suo libro di incantesimi.
— È evidente che lei è stato vittima di un'allucinazione, signor Buckingham — disse Dorothy, brusca. Prese un grosso volume rilegato in pelle rossa consunta e lo studiò. — La visualizzazione è la chiave di molta magia rituale. L'ipnosi è essenzialmente formazione di immagini mentali. Le immagini ci aiutano ad assimilare le informazioni. — Porse il libro a
Harry, che si ritrovò a osservare incisioni raffiguranti mobili medievali. Nelle pagine successive, le illustrazioni rappresentavano l'esterno di case Tudor, tavoli, sedie e arazzi.
— Cos'è, il primissimo numero di Case e Giardini?
— È scusabile se l'ha pensato. Queste immagini non significano granché per l'occhio distratto del profano. — Dorothy fece scorrere le dita su un'illustrazione, come se cercasse di decifrare le striature d'inchiostro che decoravano la pagina. — Forse rimarrà sorpreso se le dico che ci sono delle rune qui.
— Non capisco.
— Deve tenere presente che abbiamo a che fare con un alfabeto soppresso, con un linguaggio popolare che era considerato pericoloso dalla chiesa e dal governo... una lingua pagana che, nel corso dei secoli, è stata ripetutamente costretta alla clandestinità. Eppure, è sempre riuscita a riemergere. Come?
Dorothy posò il libro e indicò la pagina con un cenno. — È semplice — spiegò. — Le rune non avevano curve. Le loro forme erano basate su fasci di ramoscelli, alberi, e altri oggetti naturali. Nei periodi di repressione, l'alfabeto runico si è trasformato in un codice. Le lettere sono state nascoste negli oggetti comuni della vita quotidiana. Hanno assunto la forma di travature Tudor, di ricami d'arazzi, di schienali di sedie. Sono state inserite nei tappeti, incise nelle selle, dipinte nelle decorazioni murali, scolpite nelle testiere dei letti, tessute negli indumenti. Sono diventate una componente familiare del mondo attorno a noi. — Indicò loro l'illustrazione. — Vedete? Il pavimento di legno di questa casa aveva ai bordi un motivo runico. In questo modo, la lingua e la religione venivano perpetuate.
— Pensa che sia possibile creare una maledizione runica nostra e inviarla a Carmody? — chiese Grace.
— Per farlo, dovremmo esaminare una delle sue maledizioni — rispose Dorothy. — Dovremmo vedere che forma hanno. Purtroppo, non è possibile guardarne una senza venirne colpiti.
— E se guardassimo il nastro di Frank a turno, esaminandone solo una parte ciascuno? Potremmo annotare quel che vediamo.
— Mi sembra un ottimo sistema per farsi uccidere — commentò Harry, rabbrividendo al pensiero di assistere accidentalmente a un'altra visione. — Ma non ho un'idea migliore.
— Allora, vale la pena di provare. I tre si diressero verso la scala.
45
Infezione
Alla Biblioteca Circolante di South-East Greenwich, un uomo in impermeabile di plastica grigio infilò un tronchese nel groviglio di fili che sporgeva dal cornicione del tetto e interruppe le comunicazioni con l'esterno.
Nella sala sottostante, Harry fece sedere le due donne davanti al monitor. — Okay — disse. — Adesso farò partire il nastro. Dammi il dito. — Prese la mano di Grace e la posò sul telecomando. — Non appena vedi la prima immagine, premi questo. — Indicò il tasto di fermo immagine. — Pronta?... Via!
Alcuni secondi dopo, Grace premette il tasto di pausa, sorpresa.
— Cos'hai visto?
— Non era affatto una runa. C'era una donna che entrava in una stanza, e c'era un grande camino...
— Schizzi in modo approssimativo la disposizione degli elementi presenti — suggerì Dorothy, passandole un taccuino e una matita. — Probabilmente le configurazioni sono codificate in ogni scena. L'occhio vede attori e scenari. È il subcosciente che coglie le forme inserite nelle scene e le ritraduce in rune.
Grace disegnò con cura quello che aveva visto, quindi passò il telecomando a Dorothy. — A lei.
L'anziana bibliotecaria premette a sua volta il tasto di pausa e lasciò scorrere le immagini per qualche istante prima di bloccare di nuovo il fotogramma. In silenzio, prese il taccuino e tracciò delle forme sul foglio. Grace inclino la testa di lato. — Avete sentito qualcosa? — chiese. Gli altri si misero in ascolto.
— È l'acqua piovana che cade dall'autostrada sul tetto, sul retro dell'edificio — disse Dorothy. Porse il telecomando a Harry, che proseguì l'operazione di visione e disegno.
Il nastro durava circa tre minuti. Frazionando le immagini in terzi e raffrontando le loro osservazioni, riuscirono a farsi un'idea approssimativa del contenuto del filmato. Sistemando gli schizzi sul tavolo di fronte a sé, Dorothy tracciò quindi delle righe sulle figure a matita, evidenziando le rune mimetizzate.
— Ecco, per esempio — disse — queste sembrerebbero due persone in una stanza, mentre in realtà si tratta del simbolo runico dell'uomo pagano... manu. Nell'angolo, vedete, c'è un quattro. È il numero collegato a questa runa. Il colore dello sfondo, rosso porpora, è il colore che bisogna usare quando si utilizza questo simbolo. A prima vista, si ha l'impressione che sul nastro sia registrato un filmato dai colori vivaci piuttosto dilettantesco. Le rune sono formate dalle configurazioni degli attori e dello scenario.
— Non vedo come sia possibile indurre Carmody a guardare un nastro — commentò Grace. — Dovrebbe essere proprio stupido per cascarci.
In lontananza, sul retro della biblioteca, si udì un rumore sordo. Harry balzò in piedi. — Restate qui. — Corse con passo leggero lungo la corsia centrale e raggiunse un settore dove i lucernari erano opachi per la sporcizia. Risuonò un altro colpo sordo. Qualcuno stava cercando di aprire una finestra, ma il telaio scorrevole era bloccato. Col cuore che batteva forte, Harry si appiattì contro la parete e attese che l'intruso penetrasse all'interno. Si guardò attorno in cerca di un'arma. Davanti a lui, c'era uno scaffale che conteneva un'enciclopedia. Sfilò uno dei pesanti volumi e lo sollevò. Volume 24 / Metafìsica-Norvegia. Sì, poteva andar bene. Dalla finestra spuntò una gamba, poi un braccio. Infine, apparve una testa. Harry riconobbe il giovanotto: era l'assistente di Slattery, l'aveva visto nella casa di campagna di Carmody. Facendo appello a tutta la sua forza, calò il libro sul capo del giovane prima che questi potesse sollevare lo sguardo, e il corpo fradicio del malcapitato cadde attraverso la finestra, stramazzando sul pavimento di legno. Harry gettò il libro e controllò che la vittima fosse svenuta.
— Dorothy, ha deHa corda? — La sua voce echeggiò cupa nella sala piena di libri. — Mi serve un pezzo di corda... subito.
Grace arrivò con un grosso rotolo di nastro di tela da rilegatura, e insieme legarono mani e piedi al giovanotto. — Sta già rinvenendo — disse Grace. — Non potevi colpirlo più forte?
— Avrei potuto rompergli la testa — replicò Harry. — Meglio essere prudenti, se non si è pratici.
Imbavagliarono il prigioniero con un pezzo di nastro e lo spinsero in un angolo per sottrarsi alle sue occhiate rabbiose. La pioggia stava allagando il pavimento, ma quando Harry provò a chiudere la finestra la traversa marcia del telaio si spaccò. Aiutato da Grace, spostò uno scaffale, sbarrando l'apertura.
— Adesso, che facciamo? — chiese Grace. — Non possiamo starcene qui tutta la notte.
— È il posto più sicuro che ci sia. — Harry si drizzò, massaggiandosi la fronte. — Dorothy conosce l'edificio meglio di chiunque altro. E poi, se usciamo, fuori ci sarà senza dubbio qualche uomo di Carmody ad attenderci. — Si appoggiò allo scaffale, cercando di mettere a fuoco la vista. — In questo modo possiamo neutralizzarli... — Scosse la testa, forte. — Se tentano di entrare...
Le gambe gli cedettero, e Harry si accasciò sul pavimento. Grace si inginocchiò accanto a lui e gli afferrò le braccia che si agitavano.
— Che c'è? — strillò. — Harry, cosa succede?
Sembrava che stesse guardando un punto lontano oltre la ragazza, che le sue pupille dilatate stessero fissando una visione remota. Grace chiamò Dorothy.
— È crollato all'improvviso. Sta vedendo qualcosa.
— È l'effetto della runa. Ha le allucinazioni.
— Ma com'è possibile? — chiese Grace. — Ha guardato solo una minima parte del nastro.
— Ma era già particolarmente sensibile dopo la sua prima esposizione. Lo guardi... il poco che ha visto è stato sufficiente a far riaffiorare i suoi incubi.
— Non potrò tenerlo fermo ancora a lungo. — Grace balzò indietro,
mentre Harry si alzava barcollando e la spingeva da parte, allontanandosi poi di corsa lungo uno dei passaggi tra gli scaffali.
— Si farà del male se non lo fermiamo — disse Dorothy.
— Può uscire?
— No. Le porte sono chiuse a chiave, e le uniche chiavi le ho io.
Cominciarono a muoversi lentamente nella sala, controllando le corsie via via che avanzavano. Quando raggiunsero il reparto di libri di consultazione, Grace sentì un rumore in fondo al corridoio. — Aspetti qui — disse alla bibliotecaria, e proseguì con passo svelto e leggero tra gli scaffali. All'ombra dell'ultimo scaffale, si fermò ad ascoltare. Dall'alto giungeva il ticchettio della pioggia fitta sulle tegole d'ardesia. Il legno umido scricchiolava al vento. Uno dei globi spenti sopra di lei oscillava leggermente. Attraverso uno spiraglio nella fila di libri sulla mensola accanto, Grace sbirciò nella corsia vicina.
Di colpo, con un urlo spaventoso, Harry sbucò fuori e si avventò su di lei, afferrandola alla gola. Quelle grida confuse fecero accorrere Dorothy. Grace si sentì sollevare da terra, non riusciva a respirare.
— Harry, per l'amor di Dio, la metta giù! — gridò Dorothy. Grace si divincolò, tentando di liberarsi dal braccio che la bloccava, ma l'allucinazione stava trasmettendo a Harry una forza notevole. Coi piedi, la ragazza cercò un punto d'appoggio sul bordo dello scaffale alle sue spalle. Spinse in avanti con le poche energie che le rimanevano. Harry non si spostò di un millimetro, gli occhi spalancati e spenti come quelli di un cadavere. Tutt'a un tratto, nel suo sguardo tornò a brillare una luce di comprensione. Lasciando andare la sua preda, si lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia.
Grace si portò le mani alla gola, boccheggiando, incapace di parlare.
— Credevo che fosse tornato per darmi la caccia — mormorò Harry, guardandosi attorno allibito.
— Come ti senti, adesso?
— Non lo so... Scosso, indolenzito. Stai bene? — Harry tese la mano alla ragazza, che l'accettò dopo un attimo di apprensione.