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Rune

Page 32

by Christopher Fowler


  — Cosa possiamo fare da soli, Harry? — chiese Grace, sarca­stica. — Mettere fuori uso una stazione televisiva? Sopraffare il personale e far saltare l'edificio? Stiamo parlando di una multinazionale che dispone di mezzi praticamente illimitati. Secondo me, dovremmo rivolgerci alla polizia, chiarire la tua posizione in modo che non sospettino più di te, e lasciare che al resto pensino loro.

  — No. Non ci crederanno subito, e quando riusciremo a con­vincere qualcuno sarà già troppo tardi. Dev'esserci un altro si­stema.

  — Fammelo sapere quando lo trovi. Sono proprio curiosa — disse Grace, infilando il soprabito.

  — Ho dovuto lasciare l'auto da Carmody — spiegò Harry, mentre uscivano. — All'interno, forse avevano nascosto chissà cosa.

  Mentre attraversavano la strada, non notarono la Mercedes scura luccicante parcheggiata in prossimità della curva a qualche decina di metri dietro di loro. Slattery pulì il parabrezza appan­nato col dorso di un guanto di pelle, e socchiuse gli occhi arrossa­ti osservando i due che si allontanavano.

  — Potrei prendere il camion dello studio. Però dovremmo an­dare nella direzione sbagliata per arrivare fino al camion. Se non vogliamo perdere tempo, ci conviene andare in autobus. — Gra­ce prese Harry a braccetto. — Povero Harry... tutti questi viaggi sui mezzi pubblici. Non è quello a cui eri abituato, eh?

  — È il minore dei miei problemi — borbottò lui. — Non posso tornare a casa senza essere arrestato. Non posso andare all'agen­zia perché la polizia sarà già stata là. E poi, dubito di avere ancora un impiego. Non posso usare la carta di credito della com­pagnia perché ormai sarà stata segnalata. Non posso nemmeno usare la tessera del mio conto corrente perché l'operazione viene registrata dal computer della banca, e gli uomini di Carmody po­trebbero individuare l'ora e il luogo del prelievo. Non sono al si­curo neppure in strada. Non ho più nulla, a parte i vestiti che ho addosso.

  — Che sono sporchi di fango. Dobbiamo trovare degli indu­menti puliti per te. Cominci a dare nell'occhio, conciato così.

  Mentre raggiungevano la fermata dell'autobus, cominciarono a cadere dei goccioloni di pioggia.

  — Fantastico — disse Harry, alzando gli occhi socchiusi al cielo. — Forse adesso verrò colpito anche da un fulmine per com­pletare l'opera.

  — Non penso di avere abbastanza soldi per due biglietti — an­nunciò Grace, frugando nella borsetta mentre arrivava l'auto­bus. — Ti è rimasto qualche spicciolo?

  — Incredibile. — Harry rivoltò le tasche, esasperato. — Ho speso fino all'ultimo centesimo per venire da te. Adesso che fac­ciamo?

  — Assumi un'aria innocente — rispose Grace. — Stai per prendere la tua prima lezione di evasione tariffaria: si viaggia a sbafo.

  Davanti a loro, l'ingresso della biblioteca era nascosto dal­l'ombra del cavalcavia. Mentre l'acquazzone imperversava, Gra­ce precedette Harry sul retro dell'edificio. La donna anziana che aprì la porta sembrava stanca e spaventata. Fatte le presentazio­ni, li guidò lungo un corridoio umido che immetteva nella sala principale.

  — Ho chiuso a chiave tutta la biblioteca da quando ho trovato il nastro che ha ucciso Frank — spiegò. — Nessun altro ha cerca­to di entrare, ma è solo questione di tempo.

  Li condusse nella stanza del personale, e chiuse la porta. — Questo è il posto più asciutto. Il tetto perde quando piove. Non sapevo quale fosse la cosa migliore da fare... ero incerta. Avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi credesse.

  — Abbiamo avuto lo stesso problema — disse Harry. — Sarà bene che le raccontiamo quel che sappiamo.

  Durante la mezz'ora successiva, i tre discussero della loro si­tuazione e delle alternative che avevano. La voce fievole di Do­rothy aveva un tono di pacata autorevolezza, e Harry si doman­dò che cosa spingesse quella donna indipendente a vegliare soli­tària in quella biblioteca. Non era molto al corrente degli aspetti pratici relativi al programma di espansione di Carmody, però sembrava possedere un bagaglio considerevole di conoscenze esoteriche sulle leggi che governavano la simbologia runica. Har­ry, d'altro canto, presentò un piano d'azione stiracchiato che comprendeva l'assalto del quartier generale della odel, e così facendo riuscì a restituire un lieve colorito al volto della bibliotecaria.

  — È comunemente documentato che il Diavolo verrà riporta­to al potere da accoliti inconsapevoli — spiegò Dorothy. — I suoi discepoli gli ridaranno il comando senza rendersene conto. Non dubito che le piacerebbe fare irruzione nei loro uffici con un'arma spianata, signor Buckingham, ma non è questa la solu­zione giusta per vincere. Questo è un conflitto antico, in cui la lotta per il bene e il male si ripete in mille modi diversi attraverso i secoli. Il massimo che si possa ottenere è una vittoria tempora­nea di breve durata. E l'unico modo per ottenerla è agendo a li­vello spirituale. — Uno scroscio improvviso di pioggia si abbattè sulla finestra, facendola sussultare sulla sedia.

  — D'accordo. — Harry alzò le mani. — Capisco che c'è un si­gnificato più profondo in tutto questo. Ma le tecniche di Carmo­dy possono anche essere considerate... — s'interruppe, cercando una definizione adatta — tecnologia di marketing aggressivo. — Grace sbuffò, l'espressione sarcastica. — Voglio che i piani di quell'uomo vadano in fumo, voglio vedere distrutta la sua socie­tà — continuò Harry. — Sicuramente, l'unico modo per colpirli è usando la loro stessa tecnologia.

  — C'è un altro sistema. Venite con me, per favore. — Dorothy si alzò e li condusse di nuovo nella sala principale. Dato il cielo plumbeo temporalesco, i grandi scaffali erano immersi in un'oscurità sinistra, ma Dorothy era restia ad accendere le luci. Non voleva attirare l'attenzione sulla biblioteca. In cima alla scala dello scantinato, sganciò il cordone cremisi e lo posò da parte.

  — Di solito non porto nessuno dabbasso con me. Frank si è sempre sentito a disagio nel seminterrato. — Mentre la seguiva­no, indicò gli scaffali cadenti sotto di loro. — Ecco — disse orgogliosa, alzando una mano macchiettata di piccole chiazze bru­ne. — Questa è la vera biblioteca. Contiene tutto ciò che rima­ne della Collezione Huxley, una delle migliori collezioni di testi occultistici esistenti al mondo, l'ultima ancora in mano a un pri­vato.

  Grace arrivò in fondo alla scala e avanzò tra gli scaffali, mera­vigliata. Il primo libro che prese le si sfasciò tra le dita.

  — Perché non la cede allo stato? — chiese. — Potrebbero sal­vare questi volumi prima che vadano distrutti per sempre.

  — Sì, è probabile — annuì Dorothy. — Però li sottrarrebbe­ro anche al pubblico, ne proibirebbero l'uso, e solo pochi privi­legiati potrebbero consultarli. Questi libri incitano alla ribellio­ne, condonano in gran parte la perversione, rappresentano i li­miti estremi della libertà di parola. C'è troppo interesse per il male. Cosa direbbe il governo di fronte a opere che parlano del­la divinità e che dedicano uno spazio altrettanto ampio al Dia­volo?

  — Ai partiti politici concedono spazi televisivi uguali — osser­vò Grace.

  Dorothy sorrise. — No, preferisco che la raccolta rimanga ac­cessibile alle persone che credono ancora nel potere della parola scritta, per quanto possa essere pericoloso. — Prese il libro dalle mani di Grace e premette delicatamente la copertina sul fronte­spizio, quasi stesse cercando di sanarne le ferite. — Di sopra so­no alle prese con gruppi di pressione pro famiglia che vorrebbero eliminare i romanzi dove si parla dell'aborto in termini favorevoli. Naturalmente, non hanno visto quello che c'è qua sotto. — S'incamminò tra le pagine marce che si erano attaccate al pavi­mento umido, osservando gli scaffali. — Ho qualcosa che ci aiu­terà... sempre che riesca a trovarlo.

  — Oh, fantastico — mormorò Harry. — Adesso tirerà fuori il suo libro di incantesimi.

  — È evidente che lei è stato vittima di un'allucinazione, signor Buckingham — disse Dorothy, brusca. Prese un grosso volume rilegato in pelle rossa consunta e lo studiò. — La visualizzazione è la chiave di molta magia rituale. L'ipnosi è essenzialmente for­mazione di immagini mentali. Le immagini ci aiutano ad assimi­lare le informazioni. — Porse il libro a
Harry, che si ritrovò a os­servare incisioni raffiguranti mobili medievali. Nelle pagine suc­cessive, le illustrazioni rappresentavano l'esterno di case Tudor, tavoli, sedie e arazzi.

  — Cos'è, il primissimo numero di Case e Giardini?

  — È scusabile se l'ha pensato. Queste immagini non significa­no granché per l'occhio distratto del profano. — Dorothy fece scorrere le dita su un'illustrazione, come se cercasse di decifrare le striature d'inchiostro che decoravano la pagina. — Forse ri­marrà sorpreso se le dico che ci sono delle rune qui.

  — Non capisco.

  — Deve tenere presente che abbiamo a che fare con un alfa­beto soppresso, con un linguaggio popolare che era considerato pericoloso dalla chiesa e dal governo... una lingua pagana che, nel corso dei secoli, è stata ripetutamente costretta alla clande­stinità. Eppure, è sempre riuscita a riemergere. Come?

  Dorothy posò il libro e indicò la pagina con un cenno. — È semplice — spiegò. — Le rune non avevano curve. Le loro for­me erano basate su fasci di ramoscelli, alberi, e altri oggetti natu­rali. Nei periodi di repressione, l'alfabeto runico si è trasformato in un codice. Le lettere sono state nascoste negli oggetti comuni della vita quotidiana. Hanno assunto la forma di travature Tu­dor, di ricami d'arazzi, di schienali di sedie. Sono state inserite nei tappeti, incise nelle selle, dipinte nelle decorazioni murali, scolpite nelle testiere dei letti, tessute negli indumenti. Sono di­ventate una componente familiare del mondo attorno a noi. — Indicò loro l'illustrazione. — Vedete? Il pavimento di legno di questa casa aveva ai bordi un motivo runico. In questo modo, la lingua e la religione venivano perpetuate.

  — Pensa che sia possibile creare una maledizione runica no­stra e inviarla a Carmody? — chiese Grace.

  — Per farlo, dovremmo esaminare una delle sue maledizioni — rispose Dorothy. — Dovremmo vedere che forma hanno. Purtroppo, non è possibile guardarne una senza venirne colpi­ti.

  — E se guardassimo il nastro di Frank a turno, esaminandone solo una parte ciascuno? Potremmo annotare quel che vediamo.

  — Mi sembra un ottimo sistema per farsi uccidere — commen­tò Harry, rabbrividendo al pensiero di assistere accidentalmente a un'altra visione. — Ma non ho un'idea migliore.

  — Allora, vale la pena di provare. I tre si diressero verso la scala.

  45

  Infezione

  Alla Biblioteca Circolante di South-East Greenwich, un uomo in impermeabile di plastica grigio infilò un tronchese nel groviglio di fili che sporgeva dal cornicione del tetto e interruppe le comunicazioni con l'esterno.

  Nella sala sottostante, Harry fece sedere le due donne davanti al monitor. — Okay — disse. — Adesso farò partire il nastro. Dammi il dito. — Prese la mano di Grace e la posò sul teleco­mando. — Non appena vedi la prima immagine, premi questo. — Indicò il tasto di fermo immagine. — Pronta?... Via!

  Alcuni secondi dopo, Grace premette il tasto di pausa, sorpre­sa.

  — Cos'hai visto?

  — Non era affatto una runa. C'era una donna che entrava in una stanza, e c'era un grande camino...

  — Schizzi in modo approssimativo la disposizione degli ele­menti presenti — suggerì Dorothy, passandole un taccuino e una matita. — Probabilmente le configurazioni sono codifica­te in ogni scena. L'occhio vede attori e scenari. È il subco­sciente che coglie le forme inserite nelle scene e le ritraduce in rune.

  Grace disegnò con cura quello che aveva visto, quindi passò il telecomando a Dorothy. — A lei.

  L'anziana bibliotecaria premette a sua volta il tasto di pausa e lasciò scorrere le immagini per qualche istante prima di bloccare di nuovo il fotogramma. In silenzio, prese il taccuino e tracciò delle forme sul foglio. Grace inclino la testa di lato. — Avete sentito qualcosa? — chiese. Gli altri si misero in ascolto.

  — È l'acqua piovana che cade dall'autostrada sul tetto, sul re­tro dell'edificio — disse Dorothy. Porse il telecomando a Harry, che proseguì l'operazione di visione e disegno.

  Il nastro durava circa tre minuti. Frazionando le immagini in terzi e raffrontando le loro osservazioni, riuscirono a farsi un'i­dea approssimativa del contenuto del filmato. Sistemando gli schizzi sul tavolo di fronte a sé, Dorothy tracciò quindi delle ri­ghe sulle figure a matita, evidenziando le rune mimetizzate.

  — Ecco, per esempio — disse — queste sembrerebbero due persone in una stanza, mentre in realtà si tratta del simbolo runi­co dell'uomo pagano... manu. Nell'angolo, vedete, c'è un quat­tro. È il numero collegato a questa runa. Il colore dello sfondo, rosso porpora, è il colore che bisogna usare quando si utilizza questo simbolo. A prima vista, si ha l'impressione che sul nastro sia registrato un filmato dai colori vivaci piuttosto dilettantesco. Le rune sono formate dalle configurazioni degli attori e dello scenario.

  — Non vedo come sia possibile indurre Carmody a guardare un nastro — commentò Grace. — Dovrebbe essere proprio stu­pido per cascarci.

  In lontananza, sul retro della biblioteca, si udì un rumore sor­do. Harry balzò in piedi. — Restate qui. — Corse con passo leg­gero lungo la corsia centrale e raggiunse un settore dove i lucernari erano opachi per la sporcizia. Risuonò un altro colpo sordo. Qualcuno stava cercando di aprire una finestra, ma il telaio scor­revole era bloccato. Col cuore che batteva forte, Harry si appiat­tì contro la parete e attese che l'intruso penetrasse all'interno. Si guardò attorno in cerca di un'arma. Davanti a lui, c'era uno scaf­fale che conteneva un'enciclopedia. Sfilò uno dei pesanti volumi e lo sollevò. Volume 24 / Metafìsica-Norvegia. Sì, poteva andar bene. Dalla finestra spuntò una gamba, poi un braccio. Infine, apparve una testa. Harry riconobbe il giovanotto: era l'assistente di Slattery, l'aveva visto nella casa di campagna di Carmody. Fa­cendo appello a tutta la sua forza, calò il libro sul capo del giova­ne prima che questi potesse sollevare lo sguardo, e il corpo fradi­cio del malcapitato cadde attraverso la finestra, stramazzando sul pavimento di legno. Harry gettò il libro e controllò che la vit­tima fosse svenuta.

  — Dorothy, ha deHa corda? — La sua voce echeggiò cupa nel­la sala piena di libri. — Mi serve un pezzo di corda... subito.

  Grace arrivò con un grosso rotolo di nastro di tela da rilegatu­ra, e insieme legarono mani e piedi al giovanotto. — Sta già rin­venendo — disse Grace. — Non potevi colpirlo più forte?

  — Avrei potuto rompergli la testa — replicò Harry. — Meglio essere prudenti, se non si è pratici.

  Imbavagliarono il prigioniero con un pezzo di nastro e lo spin­sero in un angolo per sottrarsi alle sue occhiate rabbiose. La pioggia stava allagando il pavimento, ma quando Harry provò a chiudere la finestra la traversa marcia del telaio si spaccò. Aiuta­to da Grace, spostò uno scaffale, sbarrando l'apertura.

  — Adesso, che facciamo? — chiese Grace. — Non possiamo starcene qui tutta la notte.

  — È il posto più sicuro che ci sia. — Harry si drizzò, massag­giandosi la fronte. — Dorothy conosce l'edificio meglio di chiun­que altro. E poi, se usciamo, fuori ci sarà senza dubbio qualche uomo di Carmody ad attenderci. — Si appoggiò allo scaffale, cercando di mettere a fuoco la vista. — In questo modo possia­mo neutralizzarli... — Scosse la testa, forte. — Se tentano di en­trare...

  Le gambe gli cedettero, e Harry si accasciò sul pavimento. Grace si inginocchiò accanto a lui e gli afferrò le braccia che si agitavano.

  — Che c'è? — strillò. — Harry, cosa succede?

  Sembrava che stesse guardando un punto lontano oltre la ra­gazza, che le sue pupille dilatate stessero fissando una visione re­mota. Grace chiamò Dorothy.

  — È crollato all'improvviso. Sta vedendo qualcosa.

  — È l'effetto della runa. Ha le allucinazioni.

  — Ma com'è possibile? — chiese Grace. — Ha guardato solo una minima parte del nastro.

  — Ma era già particolarmente sensibile dopo la sua prima esposizione. Lo guardi... il poco che ha visto è stato sufficiente a far riaffiorare i suoi incubi.

  — Non potrò tenerlo fermo ancora a lungo. — Grace balzò in­dietro,
mentre Harry si alzava barcollando e la spingeva da par­te, allontanandosi poi di corsa lungo uno dei passaggi tra gli scaffali.

  — Si farà del male se non lo fermiamo — disse Dorothy.

  — Può uscire?

  — No. Le porte sono chiuse a chiave, e le uniche chiavi le ho io.

  Cominciarono a muoversi lentamente nella sala, controllando le corsie via via che avanzavano. Quando raggiunsero il reparto di libri di consultazione, Grace sentì un rumore in fondo al cor­ridoio. — Aspetti qui — disse alla bibliotecaria, e proseguì con passo svelto e leggero tra gli scaffali. All'ombra dell'ultimo scaf­fale, si fermò ad ascoltare. Dall'alto giungeva il ticchettio della pioggia fitta sulle tegole d'ardesia. Il legno umido scricchiolava al vento. Uno dei globi spenti sopra di lei oscillava leggermente. Attraverso uno spiraglio nella fila di libri sulla mensola accanto, Grace sbirciò nella corsia vicina.

  Di colpo, con un urlo spaventoso, Harry sbucò fuori e si av­ventò su di lei, afferrandola alla gola. Quelle grida confuse fece­ro accorrere Dorothy. Grace si sentì sollevare da terra, non riu­sciva a respirare.

  — Harry, per l'amor di Dio, la metta giù! — gridò Dorothy. Grace si divincolò, tentando di liberarsi dal braccio che la bloc­cava, ma l'allucinazione stava trasmettendo a Harry una forza notevole. Coi piedi, la ragazza cercò un punto d'appoggio sul bordo dello scaffale alle sue spalle. Spinse in avanti con le poche energie che le rimanevano. Harry non si spostò di un millimetro, gli occhi spalancati e spenti come quelli di un cadavere. Tutt'a un tratto, nel suo sguardo tornò a brillare una luce di comprensione. Lasciando andare la sua preda, si lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia.

  Grace si portò le mani alla gola, boccheggiando, incapace di parlare.

  — Credevo che fosse tornato per darmi la caccia — mormorò Harry, guardandosi attorno allibito.

  — Come ti senti, adesso?

  — Non lo so... Scosso, indolenzito. Stai bene? — Harry te­se la mano alla ragazza, che l'accettò dopo un attimo di ap­prensione.

 

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