Sicilian Stories
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La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. Non andava più in qua e in là; non si metteva più sull’uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l’abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell’ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che
another, one sheaf after another, without ever getting tired, without straightening up for a moment, without putting her lips to the flask, just so she could remain constantly at Nanni’s heels, as he continued to mow, merely asking occasionally: “What is it you want, Mis’ Pina?”
One evening she told him, while the men were dozing on the threshing floor, tired from their long day’s work, and the dogs were howling in the vast dark countryside: “It’s you I want! You’re handsome as the sun and sweet as honey. I want you!”
“And I, on the other hand, want your daughter, who’s never been married,” Nanni replied with a laugh.
The She-wolf thrust her hands into her hair, scratching her temples but saying nothing; she went away and didn’t show up on the threshing floor after that. But in October she saw Nanni again at oil-pressing time, because he was working next to her house, and the creaking of the press kept her awake all night.
“Take the sack of olives,” she said to her daughter, “and come with me.”
Nanni was shoveling the olives under the millstone, calling out “Hey!” to the she-mule to keep her from stopping. “You want my daughter Maricchia?” Mis’ Pina asked him. “What do you intend to give to your daughter Maricchia?” Nanni replied. “She’s got what her father left her, and on top of that I’ll give her my house. It’ll be enough for me if you leave me a corner in the kitchen to make a straw pallet there.” “If that’s the case, we can talk it over at Christmas,” Nanni said. Nanni was all greasy and dirty with the oil and the olives that had been set aside to ferment, and Maricchia didn’t want him on any terms; but her mother grabbed her by the hair, in front of the hearth, and said through her clenched teeth: “If you don’t accept him, I’ll kill you!”
The She-wolf was practically ill, and people were saying that “when the devil grows old, he becomes a hermit.” She no longer roamed about; she no longer planted herself in her doorway with those lunatic’s eyes. Whenever she directed those eyes at her son-in-law’s face, he’d start to laugh, and he’d pull out his abitino della Madonna3 to bless himself with. Maricchia would stay home nursing her babies, and her mother would go to the fields to work alongside the men, and just as hard as a man, weeding, hoeing, tending livestock, or pruning vines, whether the northeast and east winds were blowing in January or the scirocco in August, when the mules would let their heads hang down and the men slept on their stomachs in the shelter of a
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3. Literally: “the Virgin’s little garment.” This is an amulet, worn around the neck, made up of two sewn-together squares of cloth enclosing a holy image.
si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell’afa, lontan lontano, verso l‘Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sull’orizzonte.
– Svegliati! disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola.
Nanni spalancò gli occhi imbambolati, fra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani.
– No! non ne va in volta femmina buona nell’ora fra vespero e nona! singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l’erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. – Andatevene! Andatevene! non ci venite più nell’aia!
Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone.
Ma nell’aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla; e quando tardava a venire, nell’ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte; – e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell’aia! – Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch’essa, quando la vedeva tornare da’ campi pallida e muta ogni volta. – Scellerata! le diceva. Mamma scellerata!
– Taci!
– Ladra! ladra!
– Taci!
– Andrò dal brigadiere, andrò!
– Vacci!
E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l’amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio dalle ulive messe a fermentare.
northward-facing wall. “During those hours between Vespers and Nones, in which no decent woman walks abroad,”4 Mis’ Pina was the only living soul who could be seen wandering across the countryside, over the sun-baked stones in the paths, amid the dried-up stubble in the vast fields that were lost to the view in the sultry haze, far, far off toward mist-shrouded Etna, where the sky weighed heavily on the horizon.
“Wake up!” the She-wolf said to Nanni, who was sleeping in the ditch alongside the dusty hedge, his head cradled on his arms. “Wake up, I’ve brought you wine to soothe your throat.”
Nanni opened his bewildered eyes wide, still half-asleep, to find her standing erect in front of him, pale, with her prominent bosom and eyes black as coal, and he held out his hands waveringly.
“No! Decent women don’t go around between Vespers and Nones!” Nanni sobbed, burying his face in the dry grass of the ditch, deep into it, with his nails in his hair. “Go away! Go away! Don’t come back to the threshing floor!”
She did actually go away, the She-wolf did, tying up her magnificent tresses again, looking straight ahead of her, as she walked through the hot stubble, with those eyes black as coal.
But she returned to the threshing floor on other occasions, and Nanni didn’t say anything. When she was late showing up, in those hours between Vespers and Nones, he’d go to wait for her at the top of the white, deserted path, his forehead all sweaty. Afterwards, he’d thrust his hands into his hair, and repeat to her on each occasion: “Go away! Go away! Don’t come back to the threshing floor!” Maricchia wept day and night; she stared into her mother’s face, her eyes burning with tears and jealousy, herself like a female wolf cub, whenever she saw her coming back from the fields, pale and silent each time. “Criminal!” she said to her. “Criminal mother!”
“Be quiet!”
“Thief! Thief!”
“Be quiet!”
“I’ll go to the police sergeant, I will!”
“Well, go!”
And she did go, carrying her babies, afraid of nothing, not shedding a tear, like a madwoman, because by this time she, too, loved that husband who had been forced on her, greasy and dirty from the olives that had been set aside to ferment.
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4. This rhymed saying, in standard Italian in the original text, is adapted and somewhat altered from a Sicilian equivalent. Nones and Vespers are ecclesiastical hours corresponding roughly to three P.M. and six P.M.
Il brigadiere fece chiamare Nanni, e lo minacciò della galera, e della forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò scolparsi. – È la tentazione! diceva; è la tentazione dell’inferno! si buttò ai piedi del bri
gadiere supplicandolo di mandarlo in galera.
– Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! fatemi ammazzare, mandatemi in prigione; non me la lasciate veder più, mai! mai!
– No! rispose però la Lupa al brigadiere. Io mi son riserbato un cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia. Non voglio andarmene!
Poco dopo, Nanni s’ebbe nel petto un calcio dal mulo e fu per morire; ma il parroco ricusò di portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene anche lui da buon cristiano; si confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel tempo, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell’anima e nel corpo quando fu guarito. – Lasciatemi stare! diceva alla Lupa; per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me . . .
Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne’ suoi gli facevano perdere l’anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall’incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza, e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:
– Sentite! le disse, non ci venite più nell’aia, perché se tornate a cercarmi, com’è vero Iddio, vi ammazzo!
– Ammazzami, rispose la Lupa, ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci.
Ei come la scorse da lontano, in mezzo a’ seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall’olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. – Ah! malanno all’anima vostra! balbettò Nanni.
The sergeant summoned Nanni and threatened to put him in jail or hang him. Nanni started sobbing and pulling out his hair. He denied nothing, he made no attempt to evade his guilt. “It’s temptation!” he kept saying, “it’s devilish temptation!” He threw himself at the sergeant’s feet, begging him to send him to jail.
“Please, sergeant, take me out of this hell! Have me killed, send me to prison, but don’t let me see her again, never, never!”
“No!” the She-wolf replied to the sergeant, however. “I stipulated that I would have a corner of the kitchen to sleep in when I gave him my house as a dowry. The house is legally mine. I don’t want to leave!”
Not long afterward, Nanni received a kick in the chest from a mule and was close to death, but the parish priest refused to take him the Lord’s body and blood unless the She-wolf was out of the house. The She-wolf departed, and then her son-in-law was able to prepare to take his own departure as a good Christian; he made Confession and took Communion with such signs of repentance and contrition that all the neighbors and gawkers wept in front of the dying man’s bed. And he would have been better off dying at that time, before the devil started tempting him again and embedding himself in his body and soul, once he had recovered. “Let me alone!” he’d say to the She-wolf. “Please leave me in peace! I’ve seen death with my eyes! Poor Maricchia is in total despair. Now the whole village knows! If I don’t see you, it will be better for you and for me. . . .”
And he’d have liked to tear out his eyes to avoid seeing those of the She-wolf, because when they stared into his they made him lose body and soul. He no longer knew what to do to free himself from the enchantment. He paid for Masses for the souls in Purgatory, and he went to the parish priest and the police sergeant to ask for help. At Easter he went to Confession, and he performed a public penance, dragging himself along and licking the stones in the churchyard in front of the church. Then, when the She-wolf tempted him again, he said:
“Listen! Don’t come back to the threshing floor, because if you come looking for me again, as there’s a God in Heaven, I’ll kill you!”
“Kill me,” the She-wolf said, “because I don’t care; but I don’t want to go on living without you.”
When he spotted her in the distance, amid the green fields of grain, he stopped hoeing the vineyard and went to pull his axe out of the elm-tree. The She-wolf saw him coming, looking pale and distracted, the axe gleaming in the sunlight; but she didn’t retreat a single step, she didn’t lower her eyes; she continued walking toward him, her hands full of bunches of red poppies and her dark eyes devouring him. “Oh, God damn your soul!” Nanni stammered.
L’AMANTE DI GRAMIGNA
Caro Farina, eccoti non un racconto ma l’abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di esser brevissimo, e di esser storico – un documento umano, come dicono oggi; interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne; il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che dicesi l’argomento di un racconto, e che l’analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d’arrivo, e per te basterà, e un giorno forse basterà per tutti.
Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, più minuzioso e più intimo; sacrifichiamo volentieri l’effetto della catastrofe, del risultato psicologico, intravvisto con intuizione quasi divina dai grandi artisti del passato, allo sviluppo logico, necessario di esso, ridotto meno imprevisto, meno drammatico, ma non meno fatale; siamo più modesti, se non più umili; ma le conquiste che facciamo delle verità psicologiche non saranno un fatto meno utile all’arte dell’avvenire. Si arriverà mai a tal perfezionamento nello studio delle passioni, che
GRAMIGNA’S MISTRESS
Dear Farina,1 I am submitting to you, not a story, but the sketch of a story. At least it will have the merit of being very brief, and based on true facts—a human document, as the saying goes nowadays. It may be interesting to you and all those whose studies are in the great book of the heart. I shall repeat it to you just as I collected it on the country lanes, practically in the same simple but picturesque phrasing of folk narrative, and you’ll really enjoy finding yourself face to face with the clean, bare events, without needing to search for them between the lines, as seen through the writer’s distorting lens. Simple human events will always make people reflect, they will always have the effectiveness of a real occurrence, of genuine tears, of fevers and emotions that have been actually lived. The mysterious process by which passions are linked and intertwined, by which they mature and develop on their underground journey, in their comings and goings that often appear self-contradictory, will constitute for a long time to come the strong attraction exerted by that psychological phenomenon known as the plot of a story, one that modern analysis is intent on pursuing with scientific scrupulosity. Of the story I am telling you today, I shall state merely the point of departure and the endpoint; that will be enough for you, and some day, perhaps, it will be enough for everybody.
We are remaking the artistic process to which we owe so many glorious treasures, using a different method, on
e that is more detailed and more infinite. We are gladly sacrificing climactic effects and psychological conclusions, which were glimpsed with all but godlike intuition by the great artists of the past, in favor of the logical, inevitable development of such effects, which we render less surprising and less dramatic, but no less ordained by fate. We are more modest, if not more humble; but the conquests of psychological truths that we achieve will not be an attainment less useful to the art of the future. Will such great perfection
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1. Salvatore Farina was the editor of the Milanese periodical La rivista minima, in which this story was first published.
diventerà inutile il proseguire in cotesto studio dell’uomo interiore? La scienza del cuore umano, che sarà il frutto della nuova arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le risorse dell’immaginazione che nell’avvenire i soli romanzi che si scriveranno saranno i fatti diversi?
Intanto io credo che il trionfo del romanzo, la più completa e la più umana delle opere d’arte, si raggiungerà allorché l’affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane; e che l’armonia delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie, che la mano dell’artista rimarrà assolutamente invisibile, e il romanzo avrà l’impronta dell’avvenimento reale, e l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore; che essa non serbi nelle sue forme viventi alcuna impronta della mente in cui germogliò, alcuna ombra dell’occhio che la intravvide, alcuna traccia delle labbra che ne mormorarono le prime parole come il fiat creatore; ch’essa stia per ragion propria, pel solo fatto che è come dev’essere, ed è necessario che sia, palpitante di vita ed immutabile al pari di una statua di bronzo, di cui l’autore abbia avuto il coraggio divino di eclissarsi e sparire nella sua opera immortale.