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Sicilian Stories

Page 26

by Giovanni Verga


  But not he! He wasn’t expecting a good harvest or anything else, and he didn’t feel like singing. Evening was falling so sadly on the empty stable and the dark inn. At that hour the train went by whistling in the distance, and neighbor Mommu was standing beside his lodge, flag in hand. But at all that distance, after the train had vanished into the darkness, you could hear Cirino the halfwit running after it howling: “Ooh! . . .” And Wife Killer, at the door of his dark, deserted inn, reflected that for those two the bad air didn’t exist.

  Finally, when he could no longer pay the rent on the inn and the stable, the owner sent him packing after 57 years’ tenure, and Wife Killer, too, was reduced to seeking work on the railroad, holding the flag when the train passed by.

  Then, tired of running back and forth along the tracks all day, exhausted by old age and ailments, he’d watch the long line of coaches crammed with people pass by twice a day: the jolly hunting parties, which would soon scatter over the plain; sometimes a young peasant who played the accordion with head bowed, huddled on a third-class bench; the beautiful ladies who showed their veil-draped heads at the window; the silver and burnished steel of the suitcases and traveling bags gleaming beneath the frosted lights; the high-backed seats, upholstered and covered with lace. Oh, how nice it must be to ride in there, catching a nap! It was like a bit of the city roaring by in front of him, with its streetlamps and its glittering shops. Then the train would be lost in the immense mist of evening, and the poor man, taking off his shoes for a moment, as he sat on his bench, would mutter: “Oh, for them the bad air definitely doesn’t exist!”

  LA ROBA

  Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo, nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: – Qui di chi è? – sentiva rispondersi: – Di Mazzarò. – E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi accoccolate all’ombra del pozzo, e le donne che si mettevano la mano sugli occhi per vedere chi passava: – E qui? – Di Mazzarò. – E cammina e cammina, mentre la malaria vi pesava sugli occhi, e vi scuoteva all’improvviso l’abbaiare di un cane, passando per una vigna che non finiva più, e si allargava sul colle e sul piano, immobile, come gli pesasse addosso la polvere, e il guardiano sdraiato bocconi sullo schioppo, accanto al vallone, levava il capo sonnacchioso, e apriva un occhio per vedere chi fosse: – Di Mazzarò. – Poi veniva un uliveto folto come un bosco, dove l’erba non spuntava mai, e la raccolta durava fino a marzo. Erano gli ulivi di Mazzarò. E verso sera, allorché il sole tramontava rosso come il fuoco, e la campagna si velava di tristezza, si incontravano le lunghe file degli aratri di Mazzarò che tornavano adagio adagio dal maggese, e i buoi che passavano il guado lentamente, col muso nell’acqua scura; e si vedevano nei pascoli lontani della Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò; e si udiva il fischio del pastore echeggiare nelle gole, e il campanaccio che risuonava ora sì ed ora no, e il canto solitario perduto nella valle. – Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che andavano a rannicchiarsi col volo

  POSSESSIONS

  Say you were a wayfarer passing alongside the Lake of Lentini, which lies there like a small dead sea, and alongside the parched stubble of the Plain of Catania, and the evergreen orange trees of Francofonte, and the gray cork-oaks of Resecone, and the deserted pastures of Passaneto and Passanitello. And say you wanted to overcome the boredom of the long, dusty road, beneath a sky hazy with heat, at the hour when the bells of the litter-driver ring cheerlessly through the vast countryside, while his mules let their heads and tails hang down, and the driver sings his melancholy song to keep from dropping into a malarial slumber. If, in order to do so, you asked: “Who owns all this?,” you’d hear the answer: “Mazzarò.” And, passing by a farmhouse as large as a village, with storehouses that looked like churches, and flocks of chickens squatting in the shade of the well, and women putting their hands to their eyes to see who was going by: “And this?” “Mazzarò.” As your journey continued, while the bad air weighed down your eyes, and you were suddenly startled by the barking of a dog, while passing through an interminable vineyard that spread over hill and plain as motionless as if the dust were weighing it down, and the watchman, stretched out on his stomach over his gun, next to the ravine, raised his sleepy head and opened one eye to see who was there: “Mazzarò.” Next came an olive grove as dense as a forest, in which no grass ever grew and the harvesting lasted till March. They were Mazzarò’s olive trees. And toward evening, when the sun was setting as red as fire, and the countryside was being mantled in gloom, you would run across the long rows of Mazzarò’s plows returning slowly from the fallow field, and the oxen calmly wading through the ford, their muzzles in the dark water. And you’d see, in the distant pastures of Canziria, on the barren slope, the vast whitish spots that indicated Mazzarò’s flocks; and you could hear the shepherd’s pipe echoing in the gorges, and the flock bell ringing at intervals, and the lonely singing lost in the valley. “All possessions of Mazzarò.” Mazzarò seemed to own even the setting sun, and the buzzing cicadas, and the birds

  breve dietro le zolle, e il sibilo dell’assiolo nel bosco. Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si camminasse sulla pancia. – Invece egli era un omiciattolo, diceva il lettighiere, che non gli avreste dato un baiocco, a vederlo; e di grasso non aveva altro che la pancia, e non si sapeva come facesse a riempirla, perché non mangiava altro che due soldi di pane; e sì ch’era ricco come un maiale; ma aveva la testa ch’era un brillante, quell’uomo.

  Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba, dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; col sole, coll’acqua, col vento; senza scarpe ai piedi, e senza uno straccio di cappotto; che tutti si rammentavano di avergli dato dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell’eccellenza, e gli parlavano col berretto in mano. Né per questo egli era montato in superbia, adesso che tutte le eccellenze del paese erano suoi debitori; e diceva che eccellenza vuol dire povero diavolo e cattivo pagatore; ma egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, era la sua sola grandezza, e da ultimo era anche arrivato a mettere il cappello di feltro, perché costava meno del berretto di seta. Della roba ne possedeva fin dove arrivava la vista, ed egli aveva la vista lunga – dappertutto, a destra e a sinistra, davanti e di dietro, nel monte e nella pianura. Più di cinquemila bocche, senza contare gli uccelli del cielo e gli animali della terra, che mangiavano sulla sua terra, e senza contare la sua bocca la quale mangiava meno di tutte, e si contentava di due soldi di pane e un pezzo di formaggio, ingozzato in fretta e in furia, all’impiedi, in un cantuccio del magazzino grande come una chiesa, in mezzo alla polvere del grano, che non ci si vedeva, mentre i contadini scaricavano i sacchi, o a ridosso di un pagliaio, quando il vento spazzava la campagna gelata, al tempo del seminare, o colla testa dentro un corbello nelle calde giornate della messe. Egli non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, e sì che del tabacco ne producevano i suoi orti lungo il fiume, colle foglie larghe ed alte come un fanciullo, di quelle che si vendevano a 95 lire. Non aveva il vizio del giuoco, né quello delle donne. Di donne non aveva mai avuto sulle spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12 tarì, quando aveva dovuto farla portare al camposanto.

  Era che ci aveva pensato e ripensato tanto a quel che vuol dire la roba, quando andava senza scarpe a lavorare nella terra che adesso era sua, ed aveva provato quel c
he ci vuole a fare i tre tarì della giornata, nel mese di luglio, a star colla schiena curva 14 ore, col soprastante a cavallo dietro, che vi piglia a nerbate se fate di rizzarvi un momento.

  returning to their nests behind the sods in a brief flight, and the hooting of the scops owl in the woods. Mazzarò seemed to be spread out over the whole extent of the earth; it was as if you were traveling over his belly. But actually, the litter-driver would say, he was a tiny man that you wouldn’t give a penny for if you saw him; the only thing fat about him was his stomach, and no one knew how he managed to fill it, because he never ate more than two soldi’s worth of bread. Yes, he was as rich as a pig, but he had a head that was a diamond, that man.

  Indeed, with that head like a diamond he had amassed all those possessions, whereas in earlier days he had been out from morning to evening hoeing, pruning, reaping, in sun, rain, or wind, without shoes on his feet or a shred of overcoat. Everyone recalled giving him kicks in the behind, the same people who now called him “your excellence” and held their hats in their hands when they spoke to him. Nor had all this made him haughty, now that all the gentry in the vicinity were in debt to him; he used to say that an “excellence” was a poor devil who was slow to pay his debts. As for him, he still wore a cap, not a gentleman’s hat, but his cap was of black silk (that was his only form of ostentation). Lately he had come to wear a felt hat, but only because it cost less than a silk cap. His possessions stretched as far as the eye could see, and he had keen sight—everywhere, left and right, before and behind, on mountain and plain. More than five thousand mouths, not counting the birds in the sky or the beasts in the field, were fed on his property, and that didn’t include his own mouth, which ate less than any of the others and was satisfied with two soldi’s worth of bread and a piece of cheese, gulped down at top speed, while he was on his feet, in a corner of one of the church-sized storehouses, or amid the dust of the grain that hid everything from sight when the farmhands were unloading their sacks, or in the lee of a straw rick when the wind was sweeping the frozen countryside at sowing time, or with his head inside a basket for shade in the hot days of harvest time. He didn’t drink wine, he didn’t smoke, he didn’t take snuff, even though his riverside plots produced tobacco with leaves as broad and tall as a child, the sort that is sold for 95 lire. He wasn’t addicted to gambling or women. The only woman he ever had to take care of was his mother, and she had cost him 12 tarì when he had had to have her carried to the cemetery.

  You see, he had thought so very often about what it means to have possessions, in those days when he labored without shoes on the land that was now his; he had experienced what it means to earn three tarì a day in the month of July, bending your back for fourteen hours, with the overseer riding behind you, whipping you if you straightened up

  Per questo non aveva lasciato passare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato a fare della roba; e adesso i suoi aratri erano numerosi come le lunghe file dei corvi che arrivano in novembre; e altre file di muli, che non finivano più, portavano le sementi; le donne che stavano accoccolate nel fango, da ottobre a marzo, per raccogliere le sue olive, non si potevano contare, come non si possono contare le gazze che vengono a rubarle; e al tempo della vendemmia accorrevano dei villaggi interi alle sue vigne, e fin dove sentivasi cantare, nella campagna, era per la vendemmia di Mazzarò. Alla messe poi i mietitori di Mazzarò sembravano un esercito di soldati, che per mantenere tutta quella gente, col biscotto alla mattina e il pane e l’arancia amara a colazione, e la merenda, e le lasagne alla sera, ci volevano dei denari a manate, e le lasagne si scodellavano nelle madie larghe come tinozze. Perciò adesso, quando andava a cavallo dietro la fila dei suoi mietitori, col nerbo in mano, non ne perdeva d’occhio uno solo, e badava a ripetere: – Curviamoci, ragazzi! – Egli era tutto l’anno colle mani in tasca a spendere, e per la sola fondiaria il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta.

  Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi come chiese si riempivano di grano che bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d’argento, ché lui non ne voleva di carta sudicia per la sua roba, e andava a comprare la carta sudicia soltanto quando aveva da pagare il re, o gli altri; e alle fiere gli armenti di Mazzarò coprivano tutto il campo, e ingombravano le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il santo, colla banda, alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo.

  Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll’affaticarsi dall’alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule – egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch’era tutto quello ch’ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba.

  Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone di Mazzarò, e l’aveva raccolto per carità nudo e crudo ne’ suoi campi, ed era stato il padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli armenti, che quando veniva nelle sue terre a

  for a minute. That’s why he hadn’t let a moment of his life go by without using it to gain possessions. And now his plows were as numerous as the long strings of crows that arrive in November, while other, endless strings of mules carried the seed grain. The women who crouched in the mud from October to March gathering his olives couldn’t be counted, nor could the magpies that came to steal them. At grape harvest, entire villages showed up at his vineyards, and wherever you heard singing in the countryside, it was for Mazzarò’s vintaging. Then, at grain harvest, Mazzarò’s reapers were like an army of soldiers; to feed all those people—biscuits in the morning, bread and bitter oranges at lunch, and an afternoon snack, and lasagna in the evening—took heaps of money, and the lasagna was dished out into platters as big as troughs. And so now, when he rode his horse behind the line of his reapers, whip in hand, he kept his eye on every last one of them, and made sure to repeat: “Let’s bend our backs, men!” All year long his expenses made him dig into his pockets, and in land tax alone the king took so much that Mazzarò became feverish each time.

  But every year all those church-sized granaries were so full of grain that you’d almost have to remove their roofs to make it all fit; and every time Mazzarò sold wine, it took over a day to count the money, all in 12-tarì silver coins, because he wouldn’t accept any dirty paper in exchange for his possessions; he went and bought dirty paper only when he had to pay the king or someone else. At the animal fairs Mazzarò’s herds and flocks covered the whole grounds and blocked the roads; it took half a day to let them go by, and sometimes the saint’s procession and the musicians had to take a different path and yield their ground.

  He had amassed all those possessions with his own head and hands, not sleeping at night, becoming feverish with palpitations or from the bad air, tiring himself out from dawn to dusk, going around in sun and rain, wearing out his boots and his she-mules—only he himself didn’t wear out, as he thought about his possessions, which were all he had in the world; because he had neither sons, nor grandsons, nor relatives; he had nothing but his possessions. When a man is of that nature, it means that he is meant to own property.

  And, in turn, property was meant for him; he seemed to attract it with a magnet; because property tends to remain with a man who can retain it and doesn’t squander it like that baron who had once been Mazzarò’s master, and who had taken him in, as an absolute pauper, out of charity, to work in his fields. He had been the owner of all those meadows, and all those forests, and all those vineyards and all those herds; when he

  cavallo coi campieri dietro, pareva il re, e gli
preparavano anche l’alloggio e il pranzo, al minchione, sicché ognuno sapeva l’ora e il momento in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. – Costui vuol essere rubato per forza! diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani, borbottando: «Chi è minchione se ne stia a casa», – «la roba non è di chi l’ha, ma di chi la sa fare». Invece egli, dopo che ebbe fatta la sua roba, non mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la messe, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all’improvviso, a piedi o a cavallo alla mula, senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi covoni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe.

  In tal modo a poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui uscì prima dall’uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi dalle fattorie e infine dal suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate, e Mazzarò ci metteva sotto la sua brava croce. Al barone non rimase altro che lo scudo di pietra ch’era prima sul portone, ed era la sola cosa che non avesse voluto vendere, dicendo a Mazzarò: – Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te. – Ed era vero; Mazzarò non sapeva che farsene, e non l’avrebbe pagato due baiocchi. Il barone gli dava ancora del tu, ma non gli dava più calci nel di dietro.

 

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