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Rune Page 10

by Christopher Fowler


  Kirkpatrick alzò lo sguardo dal foglio e si tolse gli occhiali.

  — Puoi lasciarmelo? Dubito di riuscire a fare una traduzione che vada al di là del senso generale del discorso, del succo, del nocciolo, ma mi piacerebbe provare. Dove l'hai scoperto?

  — Sono più di uno. Addosso ad alcuni cadaveri.

  — Tutti uguali?

  — I caratteri sembrano più o meno gli stessi, ma la lunghezza dei messaggi varia — rispose Bryant, alzandosi dalla poltrona e spostando inavvertitamente una pila di brossurati. — Presumibilmente, sono minacce, e le loro vittime sono colte dal panico dopo averli ricevuti. Non sono identici, quindi devono avere un significato diverso per ogni destinatario... e i destinatari, tra pa­rentesi, non hanno nulla in comune.

  — Ne sei sicuro? — Kirkpatrick sembrava dubbioso. — Stra­no.

  — Strano davvero. Un ladro d'auto, un commerciante di vi­deocassette e un uomo d'affari, che non avevano nessun titolo di studio universitario, si uccidono dopo avere tradotto un fram­mento d'etrusco-gotico. Che fine hanno fatto i bei delitti di una volta, quelli così facili da risolvere?

  — Se non lo sai tu, Arthur... Ti chiamo non appena avrò qual­cosa. E fai un salto, ogni tanto. Tu e John non vi fate più vedere, ultimamente.

  — Sei tu che ormai non vedi più nessuno, vecchio eremita.

  Kirkpatrick si fermò in fondo alla scala angusta del seminter­rato e osservò l'anziano detective che saliva lentamente. Poi, co­me se quel breve sprazzo di luce diurna l'avesse già infastidito abbastanza, si affrettò a rifugiarsi nella penombra confortevole del suo studio.

  16

  Fanghiglia

  Eden era l'incarnazione dello stile fine anni Sessanta. Si presen­tava, camminava e parlava come una delle stelline technicolor che interpretavano commedie romantiche ambientate in riviera, con tema musicale di Matt Monroe. Il rossetto e le unghie erano corallo pallido, il seno esuberante sotto il bolero a pois. Eden perlustrava i negozi d'abbigliamento di periferia e quelli di roba usata in cerca di indumenti vecchi, riempiendo il suo guardaroba di frammenti feticistici del passato.

  Alla scrivania, sfoggiava fuseaux da torero e pantacollant cor­ti, maglieria elasticizzata trasparente e capi di rayon mozzafiato bloccatraffico. Batteva a macchina lentamente e non sapeva ste­nografare. Preparare il caffè non era il suo forte. Capelli biondo miele, come Jane Fonda in Barbarella. Aveva diciassette anni, e non era stupida come sembrava.

  Eden avrebbe voluto lavorare per una casa di mode, invece aveva trovato un altro impiego in cui l'aspetto contava più della capacità, ed era segretaria in un'agenzia pubblicitaria, dove dat­tilografava relazioni per Harry e gli altri. Molti dei pubblicitari che passavano davanti alla sua scrivania, uomini dal senso mora­le piuttosto elastico per deformazione professionale, erano con­vinti che lei fosse sessualmente disponibile. Eden era abbastanza furba da capire che, grazie a quella loro convinzione, era libera di fare quel che voleva. E in quel momento, aveva solo voglia di leggere la sua rivista.

  — Su, Edie, devi coprirmi. Dire bugie è un requisito fonda­mentale nel tuo lavoro. — Harry guardò l'orologio, poi controllò il corridoio per assicurarsi che non stesse arrivando Sharpe. Eden era stata a un concerto rock estremamente rumoroso la se­ra prima, e stentava parecchio a decifrare le parole di Harry, da­to che i suoi timpani non si erano ancora ripresi e ronzavano in continuazione. Harry sembrava disperato. Era un'espressione che lei vedeva regolarmente sulle facce degli uomini più anziani. Sapeva com'erano gli uomini più anziani. Ne frequentava uno in quel periodo. Uno di vent'anni.

  — Sarà qui da un momento all'altro. Ascoltami bene. Quando scoprirà che sono assente, Sharpe diventerà tutto rosso. Vorrà sapere dove sono. Digli che è stato il medico a ordinarmi di an­darmene.

  — Motivo?

  Harry rifletté un secondo. — Crampi allo stomaco.

  — Sharpe si metterà a gridare. Detesto quando grida, perché impreca a più non posso.

  — Ti ricompenserò, Edie. Ti porterò a cena.

  — Non mangio, Harry. La lìnea.

  Lui ebbe un'ispirazione improvvisa. — Ti regalerò un paio di scarpe. — Gli occhi della ragazza si illuminarono. Harry sapeva che una donna non poteva resistere a un paio di scarpe nuove.

  — Ho proprio visto un paio di babbucce di raso trapuntate che mi piacciono.

  — Benissimo. Allora apri quei dentini perfetti e di' una bugia per me.

  — Affare fatto.

  In taxi, Harry esaminò di nuovo le carte. Era sicuro che non avrebbero potuto procedere senza il suo voto, ma se gli ammini­stratori della Instant Image avevano indetto una riunione d'e­mergenza, significava che avevano un asso nella manica. Sfortu­natamente, la riunione coincideva con la presentazione della bi­bita di Sharpe.

  Più Harry pensava all'ultima frase di Grace, più era convinto che Willie avesse trovato un motivo per non cedere la propria quota. Una scoperta che aveva inciso sul suo comportamento e che alla fine gli era stata fatale. Era l'unica spiegazione possibile. In attesa che si presentasse qualche soluzione, Harry era deciso a opporsi alla vendita.

  Brian Lack era furioso. I suoi modi affabili erano diventati gla­ciali, ma dato che non conosceva nessun altro tipo di comporta­mento, Lack continuò a essere educato. Harry rifiutò l'unica se­dia libera nell'ufficio di Wardour Street, e spiegò il motivo per cui non intendeva votare a favore.

  — Non voglio rovinare il vostro affare, ma vorrei essere sicuro di realizzare i desideri di mio padre. È ovvio che sono ansioso di risolvere la situazione quanto prima.

  Per Brian Lack era senza dubbio pazzo. Quell'uomo non ave­va mai mostrato alcun interesse per gli affari del padre... perché cominciava proprio adesso? Probabilmente era influenzato da quella strana ragazza, decise.

  Sull'altro lato della stanza, Beth Cleveland li osservò impar­ziale e prese parecchi appunti su un'agenda.

  — Ritengo che la sua decisione sia alquanto prematura, signor Buckingham — si lamentò Brian. — Non è ancora al corrente dell'entità dell'offerta. Il rappresentante della parte interessata arriverà da un istante all'altro, e so che sarà contrariato quando lo informerò dell'intoppo. Ci ha fatto un'offerta molto generosa, e c'è un limite di tempo per concludere l'affare.

  — Quanto tempo vi hanno concesso?

  — Fino a domani notte — rispose una voce, dalla soglia del­l'ufficio. Harry si voltò e vide un uomo sulla cinquantina, rossic­cio, con pochi capelli. Anche gli occhi sembravano dello stesso colore, come se fossero stati spruzzati di pepe. Al fianco, porta­va una grossa borsa di cuoio nera per documenti.

  — Domani a mezzanotte ho l'ordine di ritirare l'offerta. E non verrà ripresentata, glielo posso assicurare. Il suo tono arrogante irritò Harry. — Lei chi è?

  — Questo è il signor Slattery — si affrettò a intervenire Brian. — È il legale che rappresenta la odel.

  — C'è la odel dietro quest'offerta? La società che opera nel settore delle comunicazioni? Dall'altra parte del tavolo, Beth Cleveland annuì.

  — Perché a una grande multinazionale come la odel dovreb­be interessare una piccola azienda come questa?

  Slattery entrò nella stanza e prese una sedia. Sembrava che avesse familiarità con quell'ambiente. Mentre si accomodava, si girò a esaminare attentamente Harry. Evidentemente, era la pri­ma volta che qualcuno metteva in discussione qualche aspetto dell'offerta. — E lei sarebbe? — chiese.

  — Harry Buckingham. Mio padre era uno dei soci della ditta.

  — Ah, già. — Dall'atteggiamento di Slattery si capiva che il legale aveva sentito parlare di Harry, e che il resoconto non era stato positivo. — Be', la Instant Image è un'azienda solida e red­ditizia con una lista clienti allettante. Se ci conosce almeno un po', dovrebbe sapere che questo è proprio il tipo di società che rileviamo volentieri.

  — Balle — replicò Harry. — Ho dato un'occhiata alle cifre. Senza offesa per i soci, è un'azienda modesta. Il volume d'affari è basso e la maggior parte delle attrezzature sono obsolete. — Era contento che la Cleveland gli aves
se consegnato le carte di suo padre. Almeno conosceva i dati di produzione della Instant Image. — C'è una dozzina di ditte come questa a Soho. Quanto offrite?

  Slattery rivolse a Brian Lack uno sguardo pacato mentre ri­spondeva. — Un milione e mezzo di sterline per assorbire l'a­zienda e trasformarla in una società per azioni quotabile in Bor­sa.

  Harry sghignazzò, incredulo. — È impazzito? Chi può averla autorizzata ad arrivare a una cifra simile?

  — L'amministratore delegato in persona — ribattè Slattery. — Daniel Carmody.

  Sempre più strana, la faccenda, rifletté Harry. La foto di Car­mody appariva in continuazione su Campaign, Broadcast e altre riviste economiche. Quell'uomo era un pezzo grosso, un capita­no d'industria che indossava abiti firmati e proseguiva sul suo cammino tra un'infinità di cause civili. Non era un tipo con cui li­tigare alla leggera. Harry aveva bisogno di tempo per pensare.

  — Mi dica, signor Slattery, è una procedura normale offrire somme così ingenti come incentivo alla vendita?

  — Non credo proprio che questo la riguardi — rispose l'av­vocato. — A quanto mi risulta, lei può votare perché ha eredita­to la sua quota di partecipazione. Non sa nulla di questa azienda. E non ha il diritto di privare gli altri soci della possibilità di rea­lizzare un guadagno ingente.

  — Ho il diritto di attenermi ai desideri di mio padre.

  — Allora spetta agli altri soci farle cambiare idea.

  — Secondo lei, cosa dovrebbero fare? Picchiarmi?

  Brian sembrava imbarazzatissimo. Chiaramente, la conversa­zione aveva superato quelli che lui considerava i limiti del buon gusto. — Sono certo che potremo persuadere il signor Buckin­gham in modo civile — disse, ma poco convinto.

  — Lo spero — disse l'avvocato, visibilmente agitato. — Il si­gnor Carmody è nel consiglio di amministrazione di oltre sessan­ta società e di quasi quaranta istituti di beneficenza. È un uomo molto occupato, ma si è interessato personalmente a questa ope­razione ed è ansioso di procedere con la massima rapidità.

  — Perché è disposto a offrirci una somma molto superiore al nostro prezzo di mercato? Cos'ha in mente? C'è qualche accordo sottobanco di cui io non so nulla?

  Gli occhi di Slattery divennero ancor più rossi, la sua compo­stezza s'incrinò.

  — L'integrità di Daniel Carmody come uomo d'affari è asso­luta. Non è abituato a sentire mettere in discussione la sua gene­rosità, e se necessario è pronto a tutelare la propria reputazione in tribunale. La odel è una società molto rispettata, che non si lascia trattare in modo sdegnoso e arrogante. Oggi sono venuto in buona fede a rappresentare gli interessi del signor Carmody nella riunione dei soci. Vi rimane ancora fino a domani notte per confermare la vostra decisione.

  — Le dirò una cosa, signor Slattery. Comincio a capire le ri­serve di mio padre sul suo cliente. Immagino si renda conto che ci occorre più tempo per giungere a una decisione unanime. De­sidero che chieda una proroga della scadenza.

  Dopo la riunione, Brian Lack si rifiutò di parlargli, e la signora Cleveland rimase nella sala a prendere appunti.

  Harry si rendeva conto di essere un ostacolo imprevisto e inde­siderato ma non si sentiva per niente tranquillo. Sperava di riu­scire a spiegare le proprie obiezioni agli altri... difficile, però, a giudicare dalla luce avida che brillava negli occhi di Brian Lack ogni volta che si parlava di soldi.

  Decise di limitare i danni e di tornare a casa piuttosto che av­venturarsi in ufficio dopo il termine della presentazione e affron­tare conseguenze spiacevoli. Telefonò a Eden dall'atrio.

  — Sharpe è fuori di sé — lo avvertì la ragazza. — Ha dovuto fare la presentazione da solo, ed è andata molto male. E poi ha visto alla tivù cos'è rimasto dell'auto che ti aveva assegnato la compagnia. Gli ho detto che stavi male.

  — Come l'ha presa?

  — Sta parlando di sostituirti nel progetto.

  — Forse dovrei chiamarlo e cercare di spiegarmi. Dov'è ora?

  — Chiuso nel suo ufficio con una bottiglia di scotch, sta ascol­tando vecchie cassette di Neil Diamond.

  — Brutta situazione, sembra.

  — Pare che gli piaccia quella musica.

  — Fantastico. Fa così solo quando sta per licenziare qualcu­no. Sono in debito con te, Edie. Ricordati di dirmi il tuo numero di piede.

  Harry riattaccò; stava per lasciare l'edificio quando lo chiama­rono.

  — Sono contenta di averla raggiunta — disse Beth Cleveland. La sua voce aveva una cadenza sorprendentemente dolce. — Brian è molto turbato per questo sviluppo inatteso, come avrà capito. Comunque, penso proprio che lei abbia fatto bene a chie­dere altro tempo.

  Harry sorrise e le tese la mano. — Forse dovremmo conoscerei meglio — disse. Sarebbe stato utile avere un alleato all'interno dell'azienda. — Le offro da bere, se ha tempo.

  Sorpresa e lieta, Beth Cleveland accettò.

  Raggiunsero un piccolo e confortevole club situato in un vico­lo dietro il Coliseum di St.Martin's Lane.

  Beth andò alla toilette e tornò alcuni minuti dopo coi capelli sciolti dalla abituale crocchia. Quel cambiamento le addolciva i lineamenti del viso e la umanizzava. Forse il contegno arcigno che adottava nelle occasioni ufficiali era una mimetizzazione protettiva. Quando i drink arrivarono, andarono a sedersi su un paio di poltrone in pelle accanto al caminetto.

  — Suo padre non era un uomo facile. Non c'è bisogno che. glielo dica, immagino. — Beth osservò le fiamme che guizzava­no nella grata. — Però era buono con me. E io sono rimasta al suo fianco. Mi ha fatto entrare nei suoi affari. Nessun uomo me l'aveva mai permesso, prima. Ha visto che la cosa mi pia­ceva e ha voluto accontentarmi. Quando mi ha offerto la cari­ca di consigliere d'amministrazione part-time, ho accettato su­bito.

  — Come si è messa in contatto con voi la prima volta la odel?

  — Brian Lack aveva fatto qualche affare con loro in passato.

  — Che genere di affare?

  — Non ne sono sicura. Brian è restio a parlarmene. Ho la sen­sazione che possa essersi trattato di qualcosa di vagamente ille­gale.

  — Quindi, secondo lei, forse Brian sta ricambiando il favore schierandosi con la odel nell'assorbimento?

  Beth si strinse nelle spalle e sorseggiò il suo whisky. — È un'occasione fantastica. Brian sarebbe pazzo a non farlo.

  — Allora, come mai lei ha delle riserve?

  La faccia di Beth si animò di colpo. — Tutta questa faccenda non mi piace neanche un po', Harry. Brian ha fatto qualche affa­re con quei tipi ed è rimasto scottato. Willie lo sapeva, ma non mi ha detto tutto. La odel si è servita di Brian per presentarci la proposta. Sembrava la grande occasione che capita una volta so­la nella vita. Slattery ci ha illustrato l'operazione a turno, singolarmente.

  — In che modo?

  — Ha esaminato dati e cifre, ci ha promesso il mondo se aves­simo accettato di collaborare. Sembrava quasi un fanatico reli­gioso, un membro di una di quelle sette così diffuse oggi. Ci ha fatto vedere un orrendo filmato intitolato odel - La Via del Fu­turo. So che sembrerà assurdo, ma mi ha fatto venire i brividi. Willie non ha abboccato, e neppure io. Allora, Slattery ha rad­doppiato l'offerta.

  — Vediamo se ho capito bene. Avete riflettuto sull'affare, avete rifiutato, e loro si sono rifatti vivi?

  — No. Hanno raddoppiato la cifra solo perché avevamo esita­to un istante. E sa una cosa? Ho avuto la sensazione che l'avreb­bero raddoppiata ancora se gliel'avessimo chiesto.

  Harry osservò il luccichio della fiamma nel proprio bicchiere.

  — Forse non dovremmo guardare in bocca a cavai donato.

  — Suo padre ci ha guardato. — Beth fissò il fuoco. — Era or­goglioso di lei, a modo suo. Parlava spesso di lei. Credo di co­minciare a capire perché. — Indicò le mani di Harry. — Quel vi­zio di tirare il cinturino dell'orologio, ce l'aveva anche Willie. Lei mi ricorda molto suo padre.

  Harry si guardò le mani. — Devo averlo preso da lui.

  Rimasero alcuni istanti in silenzio, contemplando il f
uoco.

  — Credo che abbiano ucciso Willie — disse Beth sottovoce.

  — Non capisco come, ma l'hanno ucciso. Voglio che la gente lo sappia. Rivoglio Willie.

  — Nessuno può restituirglielo — rispose Harry. — Però pos­siamo impedire che la odel ottenga quel che vuole. — La fissò negli occhi. — Vuole dare un significato alla sua morte?

  — Mi dica cosa devo fare — disse Beth.

  Si salutarono sulla soglia del club mentre una pioggia lieve co­minciava a scurire il lato dell'edificio. Beth aveva accettato di frugare nella scrivania di Brian Lack in cerca di documenti riser­vati relativi all'offerta della odel. Forse avrebbero trovato qual­cosa di incriminante da mostrare alle autorità.

  — C'è una cosa di cui mi rammarico — disse Harry prima che si separassero. — Non averla conosciuta prima.

  — Almeno possiamo essere amici, adesso — disse Beth. — A Willie avrebbe fatto piacere. — Harry sorrise. Forse il vecchio avrebbe avuto altri motivi di soddisfazione al termine della loro indagine.

  Beth Cleveland si allontanò nella pioggerellina in direzione della stazione di Charing Cross. Dalla morte di Willie, nulla era più al posto giusto. Ma non c'era tempo per il sentimentalismo. Beth si rendeva conto che c'era del lavoro da svolgere. Era igna­ra del pericolo, però.

  17

  Male in arrivo

  — Deve averlo notato anche qualcun altro. — Dorothy studiò il grafico. Coi capelli grigi raccolti in una crocchia e il cardigan di lana sulle spalle strette, assomigliava più a una pensionata venu­ta a ritirare l'ultimo romanzo rosa di successo.

  Frank alzò la testa dai ritagli e si strofinò gli occhi. — Non so. Le probabilità sono incredibili. È proprio il genere di cosa che stavo cercando, eppure... — Lasciò la frase in sospeso, sconcer­tato dalla propria scoperta.

 

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